Thriller classico dall'ottima confezione "televisiva", diretto saldamente da un ex direttore della fotografia che guarda più all'intreccio e alla psicologia dei personaggi che non alla violenza o all'azione e con un'atmosfera più vicina a certo cinema nero francese (non per nulla tratto da un romanzo di Georges Simenon) che nemmeno ai gialletti da discount americani.
Una collana preziossima da recuperare in una casa sperduta vicino ad un lago, un marito che vuol far fuori l'ingombrante (e ricca) mogliettina in combutta con l'amante, un viscido detective privato senza scrupoli, un ladro astuto ma di buon cuore, una propietaria di un B&B un pò impicciona e un meccanismo ben oliato di piani diabolici, doppie facce e tripli giochi, intrighi, trame delittuose e avidità.
Intelligentemente scritto, discretamente interpretato (Railsback gira per tutto il film con un aria malinconica da cane bastonato), dove la suspence e la costruzione dell'intricata faccenda aumenta di pari passo con le azioni (spiacevoli, squallide e criminose) dei protagonisti, in un gioco a cinque (a sei a dire il vero) che sfocerà nel sangue, nella resa dei conti finali, a suon di colpi di scena e di eliminazione diretta.
Atmosfere lacustri e boschive ben rese e suggestive, un delitto efferato previo strangolamento (con gli anelli delle tenda che si staccano come quelli della doccia di
Psycho), un tentato uxoricidio per mezzo della radio appoggiata ai bordi della vasca da bagno e uno scantinato che nasconde la fonte di tutte le magagne.
Gibbons fa tesoro della collaborazione con un maestro del thrilling da bancarella come Douglas Jackson, riesce a tenere saldo l'interesse e tiene lontana la noia, sottolineando la bramosia e la cupidigia degli spregevoli protagonisti (ottimo Bruce Dismore come marito perfido e spietato calcolatore, così come l'abbietto detective di Vlasta Vrana che si fa spazio, senza remore, a suon di pistolettate al silenziatore).
Peccato solo per la chiusa buonista da telefilm, francamente evitabile.
Un noir di buona caratura, che si segue piacevolmente dall'inizio alla fine, eppoi garantisce il nome di Pierre David.
Da antologia l'incipit con il furto (con scasso) dell'ambita collana , tra lotte furibonde con la propietaria (rientrara prima del previsto), ruzzoloni per le scale e colli spezzati, dai riverberi gustosamente foschi alla
Quella strana ragazza che abita in fondo al viale.
Dalle parti de
Nel segno del giallo di raiduesca memoria, ma con stile e solida professionalità.