Note: Soggetto dal libro "The Execution of Charles Horman: an American Sacrifice", scritto nel 1978 da Thomas Hauser, poi ripubblicato nel 1982 con lo stesso titolo del film.
Straziante ripresa da parte di Costa-Gavras di uno dei tanti incresciosi episodi seguiti al colpo di stato dell'11 settembre 1973 in Cile, che vide Pinochet sostituire grazie all'appoggio delle forze armate il presidente Salvador Allende, eletto tre anni prima. La storia di Ed Horman (Lemmon), giunto da Washington per ritrovare il figlio (Shea) scomparso proprio in quei giorni a Viña (del Mar), viene riadattata alle esigenze di Costa-Gavras occultando il nome della nazione (per quanto si legga “Chile” più volte sugli sfondi e si citi apertamente Santiago benché le riprese siano state fatte in Messico) per proteggere – lo si specifica all'inizio - “alcune...Leggi tutto persone innocenti e il film stesso”. La moglie dello scomparso, Beth (Spacek), è scossa, ha già cercato in ogni modo di ritrovare il marito col quale sarebbe dovuta essere se non avesse perso la sera prima l'autobus per raggiungerlo. In avvio le cose che colpiscono (in tutti i sensi) sono gli spari che echeggiano di continuo dalle strade, il fondamentale rispetto del coprifuoco... Poi, dopo aver fatto la conoscenza di Charlie, sua moglie Beth e l'amica Terry (Mayron), seguiamo l'entrata in scena di papà Horman: sconvolto dall'idea di non poter riavere il suo unico figlio, per quanto ne disapprovi in toto le scelte di vita, non vede di buon occhio nemmeno Beth, con cui dovrà dividere la tremenda avventura. Le rimprovera un idealismo anarchico stupido, ma naturalmente col passare del tempo saranno molte le cose che scoprirà su di lei e suo figlio, che combatteva a suo modo scrivendo e disegnando, giornalista per una rivista rivoluzionaria. Non si può tuttavia non accorgersi di come un ruolo importantissimo per la sua funzione di denuncia il film lo assegni agli apparati diplomatici degli Stati Uniti, nazione non estranea al golpe che si trova in imbarazzo a dover gestire le continue richieste di chiarimenti di Horman, deciso a non andarsene finché non avrà ritrovato il figlio. Si fronteggiano apertamente due diverse visioni del mondo e Horman si accorgerà di come la vita tranquilla che conduceva negli Stati Uniti prevedesse implicitamente anche la non pubblicizzata conduzione delle crisi secondo metodologie non proprio limpide. Il viaggio tra le miserie di un Paese devastato dalla guerra civile è portato in scena da Costa-Gavras con grande realismo ed efficacia, evitando patetismi che esulino dalla normale commozione di un padre affranto, prostrato cui Jack Lemmon regala un'interpretazione memorabile, non a caso candidata all'Oscar così come quella della Spacek, altrettanto centrata. La statuetta la vinse però solo la sceneggiatura, ben scritta ma che forse non infila tutti i flashback al momento giusto rischiando di confondere un po' le acque. E' comunque indubbio che anche la regia di Costa-Gavras sappia trovare eccellenti momenti (si veda l'agghiacciante visita all'obitorio dei non-identificati) e che l'indimenticabile tema di Vangelis – pur non sempre sfruttato al meglio – arricchisca la qualità di un film importante e maturo, che nell'ultima parte sublima le emozioni chiudendo nel migliore dei modi.
Ed Horman, importante uomo d'affari americano, si reca nella città sudamericana dove il figlio pare scomparso nel nulla. Insieme alla nuora si mette quindi alla ricerca del ragazzo ma... Diretto da un Costa-Gravas in splendida forma, che firma
alcune sequenze di dolorosa bellezza, è un dramma lacerante, che fa riflettere. Ispirato al Cile di Pinochet. Grandissimo, memorabile Lemmon, giustamente premiato a Cannes. Brava la Spacek. Compare anche Jerry Harding, "Gola Profonda" di "X
Files". Memorabile colonna sonora di Vangelis.
MEMORABILE: La ricerca di Charles allo stadio Nacional; La drammatica telefonata finale.
Splendido film in cui ancora una volta Gavras riesce a coniugare in maniera eccellente impegno civile ed intrattenimento trattando il tema dei desaparecidos. Il risultato è un film teso, vibrante ed angosciante che tiene sulla corda lo spettatore dall’inizio alla fine senza risparmiargli alcune scene forti e sobrie allo stesso tempo. Splendide le prove degli attori. La colonna sonora di Vangelis è molto bella e si fonde perfettamente con le immagini.
Coerente con il suo lavoro, segnato da un forte impegno civile, il regista Costa Gavras realizza con Missing uno dei suoi film più convincenti. Dedicato alla situazione politica e sociale cilena nei primi anni '70, il film presenta una forte connotazione realista ed è molto efficace nel fare partecipare lo spettatore all'abisso di angoscia e disperazione di una nazione precipitata nell'incubo della dittatura e a quella di un padre (il grandissimo Lemmon) alla disperata ricerca del figlio scomparso.
Piacevole scoperta per il sottoscritto... Piacevole nonostante il tema sia tutt'altro che leggero. Lascia un vuoto incolmabile per una vicenda senza via di uscita affrontata da una eterogenea coppia: la moglie dello scomparso e il padre di lui, diversissimi ma accomunati dal coraggio e dalla determinazione. Jack Lemmon fornisce una prova che mi stupisce non sia stata premiata con l'Oscar (nonostante la nomination). Brava anche la Spacek. È un film che va al di là di ogni critica e che consiglio con il cuore.
MEMORABILE: Il finale accompagnato dal noto e efficace tema musicale.
Scrittore Usa scompare durante il golpe cileno del '73; il padre arriva da New York per cercarlo e scopre le connivenze del suo paese con i criminali al potere. L'ottimo Costa Gavras mette a segno un altro grande film di denuncia civile, raccontando il necessario svelamento della coscienza dei nordamericani e della Cia nei confronti dell'atroce golpe cileno. La scelta del racconto attraverso gli occhi del padre conservatore dello scomparso (un eccellente Lemmon) e di un coinvolgente ritmo da film d'azione è perfetta. Da vedere.
Il coinvolgimento della Cia nel golpe cileno del 1973 e il tradimento dei principi liberal-democratici proclamati dalla Costituzione USA sono filtrati da un film che possiede l’immediatezza e la fredda oggettività di un resoconto giornalistico, pur con qualche scontata annotazione sul “generation-gap” (padre conservatore contrapposto al figlio e alla nuora idealisti sinistroidi) e flashback sdolcinati e futili sulla vita di coppia. Squarci emozionali si aprono con Lemmon, impegnatissimo nell’evolvente ritratto chiaroscurale di Ed Hormon, e con il solenne commento sonoro di Vangelis.
Una delle migliori prove d'attore di Jack Lemmon, qui nei panni d'un padre che cerca di indagare sulle sorti del proprio figlio in terra cilena nel periodo dell'assurda dittatura sanguinaria di Pinochet. La pellicola è molto realistica nelle ambientazioni: lo spettatore vive le paure di quell'uomo e di quei luoghi, in cui si ha sempre il terrore di essere improvvisamente portati in un lager. Ottime le musiche di Vangelis che si contrappongono al clima di terrore rappresentato. Oscar mancato per Lemmon, fatto che, a ripensarci, fa rabbia.
Indubbiamente questo è il miglior film di Costa-Gravas (anche se prende il volo quando entra in scena Jack Lemmon, che qui è perfetto, nonostante il doppiaggio). Ci mette del suo anche Vangelis, che coinvolge molto con le sue musiche. Tematiche così devono essere affrontate in questo modo.
Costa-Gavras riesce a coinvolgere lo spettatore nel clima di terrore instaurato durante i giorni del golpe cileno del 1973. Attraverso le angoscie di una moglie e di un padre (interpretati da un'ottima Spacek e da un Lemmon in grande forma) che si trovano ad affrontare non un nemico ma due, visto che anche le autorità americane sono in odore di connivenza con i militari cileni. Gavras racconta e denuncia, con grande precisione e chiarezza, quanto poco possa valere una vita umana, anche se "protetta" dalla nazionalità USA, in certe circostanze.
Un esempio di cinema dal raro potere di coinvolgimento. Finiti gli anni settanta iniziano ad aprirsi i primi squarci di denuncia sulla complicità degli Usa nell'istaurazione delle dittature sudamericane. L'attesa è il fulcro centrale del film, l'orrore il suo contorno. Ma attraverso questa attesa il volto di Jack Lemmon costruisce un'interpretazione sublime. Una sceneggiatura livida, fatta di silenzi assordanti che alludono inquietantemente al prevedibile epilogo. Un capolavoro.
Dei legami tra gli Usa e le dittature sudamericane, Costa-Gavras si era già occupato in L'amerikano; stavolta opta per un approccio meno politicizzato, concentrandosi maggiormente sul conflitto generazionale che emerge dal rapporto tra il padre e la moglie del giovane scomparso e finendo con l'avvicinarsi più al melodramma che al cinema di denuncia tout court. Bravissima Sissy Spacek, ma il film inizia a ingranare con l'entrata in scena di un Jack Lemmon in una delle sue migliori interpretazioni. Indimenticabile il tema musicale di Vangelis.
Un padre ricompone i tasselli della figura del proprio figlio arrivando a "conoscerlo" solo nella sua scomparsa. Un modo originale per raccontare la presa di potere militare in Cile nei primi anni '70, così drammatica e politicamente ambigua. Costa-Gavras gira un film dettagliato nella espressività e con esito quasi documentaristico aiutato da un cast di professionisti. Eccellente Sissy Spacek, mente Jack Lemmon a volte sembra esagerare nella mimica facciale.
Film di rara intensità; molte sequenze lasciano veramente il segno (il riconoscimento dei cadaveri è agghiacciante) così come la prova di un grande Jack Lemmon, nei panni di un padre tremendamente credibile: ideologicamente distante dal figlio ma umanamente disperato, lacerato e tormentato da domande che si infrangono contro un muro di gomma. La forza del film è proprio quella di riuscire a trasmettere efficacemente la paura, la drammaticità di quei giorni, in cui non si poteva uscire di casa senza rischiare la vita. Davvero una grande opera.
Un giornalista scompare nel nulla all'alba del golpe cileno del 1973 (anche se non viene mai esplicitato). La moglie e il padre non si daranno per vinti pur di scoprire la verità. E' un film molto duro da digerire per la natura del tema trattato e per come emerge poi la verità. Sia Lemmon che la Spacek dimostrano di essere due mostri di bravura regalandoci un'interpretazione intensa e malinconica. Anche questo film può servire a non dimenticare l'orrore che si cela di fronte a ogni violazione dei più basilari diritti umani.
Film impegnato, che ricostruisce con accuratezza una triste vicenda reale senza ricorrere a eccessi melodrammatici ma anzi cercando di mantenersi su un realismo coinvolgente, che rasenta a tratti il thriller. Lemmon e la Spacek offrono due prove maiuscole, di grande spessore, aiutando lo spettatore a immedesimarsi nella loro determinazione (prima) e nel loro dolore (dopo). Ritmo altalenante, ma non è una pecca, perché la buona sceneggiatura fa sì che non si perda mai l'interesse. Ambientazione più che efficace.
Forse il miglior film d'inchiesta di tutti i tempi, incorona Costa-Gavras come maestro del genere. Realtà storica, tensione, riflessione sui fatti e sul pensiero dell'americano si mescolano per raccontare un fatto realmente accaduto. Regia superba, sceneggiatura che non perde un colpo e Jack Lemmon magnifico anche in questo ruolo drammatico, forse ancora più che nelle migliori commedie. Importante e commovente.
Primo film hollywoodiano di Costa-Gavras che non cambia di molto le sue coordinate stilistiche basate su un realismo di stampo giornalistico qui impegnato a denunciare il coinvolgimento della CIA nel golpe cileno del 1973. Un grande Lemmon ci regala un altro ritratto di borghese americano le cui certezze entrano in crisi di fronte alla realtà degli eventi. Brava anche la Spacek e tra i comprimari segnalo Bradford e la Rule, già coppia di subdoli amanti nel La caccia di Penn. Il miglior risultato di un regista spesso sopravvalutato.
MEMORABILE: Il falso riconoscimento all'interno dello stadio; Il ritrovamento del corpo dell'amico tra centinaia di cadaveri; L'arringa finale di Lemmon.
Scrittore americano sparirà nel golpe cileno. Cinema civile e di forte denuncia delle connivenze tra Usa e regime militare. Basato su una drammaticità non accentuata, viene accostato però a immagini di repressione esplicite e da depistaggi che fanno gridare allo scandalo. Lemmon è più indignato che turbato, nota positiva per la Spacek che gli tiene testa. Brevi intermezzi di Vangelis sempre azzeccati.
MEMORABILE: Il corpo nel fiume; La distesa di corpi morti; Il cavallo che corre per strada di notte coi militari che sparano in aria.
Pur col suo ritmo lento e compassato è una perla tra i film di denuncia ed è tra quelli che meglio ha descritto una delle pagine più indegne della storia dell'uomo, con freddezza e secchezza narrativa e una sceneggiatura ordinata. Poco spazio per il mero senso artistico, tranne per la colonna sonora di Vangelis, eccezionale come sempre. Gigantesco Jack Lemmon in un ruolo drammatico, non gli è da meno Sissy Spacek. Tratto da un storia vera. Per riflettere.
Un maestro del cinema inchiesta-verità come Gavras non poteva esimersi dal delineare le atrocità compiute dal regime di Pinochet e dallo svelare sordide comunelle a stelle e strisce. Seppure con un ritmo non troppo trascinante, l'affannosa ricerca del figlio da parte di Lemmon (coadiuvato da una brava Spacek) coinvolge, fa stringere i pugni, lascia a tratti basiti e distrugge ogni residua speranza sulla moralità della politica statunitense in America Latina. Insomma, ci si emoziona nonostante gli anni passati e i libri letti sul golpe cileno. Dolente.
Un giovane americano che vive in un paese dell'America latina scompare nel nulla mentre il paese precipita del caos a seguito di un colpo di Stato militare. La moglie cerca di rintracciarlo insieme al padre di lui, ma l'ambasciata USA non collabora... Film di denuncia civile tra i migliori film del regista che racconta quanto avvenuto nel 1973 in Cile in una maniera resa ancora più coinvolgente dal doppio sguardo con cui vengono osservati i fatti, date le differenze caratteriali e d'orientamento politico tra i due protagonisti, interpretati magnificamente da Lemmon e Spacey.
Solido, efficace, giusto thriller politico dello "specialista" Costa-Gavras, il quale trova il punto di equilibrio tra denuncia etica "antisistema" e resa convenzionalmente cinematografica. E in effetti proprio in questa sintesi, in questa confezione "programmatica" sta tutta la forza (incisiva in verità) e la debolezza (di una labilità che non può nascondere una latenza) dell'opera. Lemmon ha modo di spendersi in sfumature di consumata (ma ancora fresca) bravura, trovando negli scatti nervosi della Spacek un'alchimia concitata più longeva della calcolata progressione drammatica.
Mirabile esempio del cinema di denuncia civile del regista greco. Ambientato in Cile ai tempi del colpo di stato del 1973, agevolato dal governo statunitense, narra la disperata ricerca del giornalista scomparso Charles Horman da parte di padre e moglie. Lemmon e Spacek sono ottimi nei ruoli dei due personaggi protagonisti, divisi da una visione del mondo opposta ma uniti dal dramma e destinati a scontrarsi contro un muro di omertà difficile da scalfire. Cinema di spessore capace di fare venire al pettine tutti i nodi, ricco di immagini difficili da dimenticare. Necessario.
MEMORABILE: La scena allo stadio; Beth riconosce Teruggi tra montagne di cadaveri accatastati.
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MusicheMagnetti • 17/06/10 12:56 Call center Davinotti - 210 interventi
Questo tema fu utilizzato anche dalla Gialappa's Band, con la loro tipica ironia, a sottolineare i momenti "tristi" del calcio (esoneri allenatori specializzati in strafalcioni etc).
MusicheZender • 17/06/10 14:37 Capo scrivano - 47802 interventi
Ahah, è vero Magnetti, è proprio così, infatti a me vengono in mente subito immagini di allenatori cacciati, calciatori che tornano a casa con le valigie, aerei che partono malinconicamente...
HomevideoRocchiola • 26/01/18 14:47 Call center Davinotti - 1255 interventi
A quanto pare è uscito in Bluray solo in Italia in controtendenza con il trend imperante che ci vuole agli ultimi posti della produzione home video.
Sulla provenienza del master utilizzato per questa edizione curata dalla Cult Media, nulla ci è dato sapere.
In ogni caso sembra di guardare un buon DVD, privo di difetti, ma poco definito e dai colori un po' slavati.
Attenzione all'audio perché la versione italiana 5.1 è stata ridoppiata con perdite (la voce di Lemmon è monotona e mono-espressiva), pertanto andate sul sicuro con il doppiaggio originale 2.0.
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (venerdì 7 febbraio 1986) di Missing - Scomparso:
CuriositàFauno • 3/10/19 23:14 Contratto a progetto - 2743 interventi
Dalla collezione cartacea Fauno, un flano del film:
CuriositàDaniela • 8/05/21 22:09 Gran Burattinaio - 5928 interventi
Soggetto dal libro The Execution of Charles Horman: an American Sacrifice, scritto nel 1978 da Thomas Hauser, poi ripubblicato nel 1982 con lo stesso titolo del film. Il libro narra la vicenda del giornalista statunitense Charles Horman, scomparso in Cile nel settembre 1973 durante il golpe guidato dal generale Pinochet. Al momento della scomparsa Horman aveva 31 anni e le circostanze della sua morte non sono mai state chiarite. Il libro ipotizza che avesse scoperto prove che dimostravano il coinvolgimento degli USA nel colpo di Stato e per questo sia stato arrestato e successivamente ucciso. Notizie estese qui (lingua inglese).