E anche la psichiatria, per essere da meno, rigioca la carta suicida dell’horror crestomante; a fare gli orrori di casa di cura è McDowell, di nuovo psichiatra per visite guidate tra bamboline animantesi e boogeyman stalker: per una mancanza di originalità del cosa e annesse dinamiche, si ha un proporzionale sfiato del come. Ciò per 2/3 buoni del film, ché a sorpresa –e vivaddio- è salvato per i capelli sull’orlo del crepaccio da un episodio finale che nell’interporre fobie apocalittiche a orrori ordinari almeno qualche sporadica impennata di interesse la offre, sebbene a frittata ormai fatta.
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dallo schrammfest con furore, un'altra scampata dritta, o dritta al rovescio: credo che anche i più affezionati a La morte dietro il cancello faranno fatica a fare la ola davanti a questa sua sorta di reboot (di nuovo la formula horror + manicomio + antologia, con un imbolsito mcdowell a far da primario/caronte). colonnina dell'originalità tracollante (sia per modi che per contenuti) per un buon 80% di traversata. lo riscatta, quasi, un episodio finale niente male che prende un po' le distanze dai soliti orrori ordinari per concentrarsi sulla fobica ossessione dell'apocalisse. ma è ormai tardi. non sembra ancora averlo capito nessuno: per fare horror antologici o ci si chiama romero o si è dei geniacci come piquer.