Sanctuary - Lui fa il gioco. Lei fa le regole. - Film (2022)

Sanctuary - Lui fa il gioco. Lei fa le regole.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Gli occhi, gli sguardi obliqui, i sorrisi furbi, la gamma espressiva di Margaret Qualley, i cui primi piani riempiono la scena, fanno già metà del lavoro. E oltre. Senza di loro sarebbe un altro film. Più povero, meno seducente e magnetico. Zachary Wigon in regia lo sa e si compiace della scelta, accompagnando il tutto con un'elegante fotografia dalle tonalità verdastre che dà profondità all'unico interno in cui ci si muove. Nella camera d'albergo di Hal Porterfield (Abbott), ricchissimo rampollo di un imprenditore di successo, entra lei, Rebecca, e gli si siede davanti, mostrando le carte di uno studio legale: domande apparentemente di routine per...Leggi tutto un foglio da compilare con le risposte. Formalità, si direbbero, ma poi si scende nell'intimo, e la cosa insospettisce: l'età del mio primo rapporto sessuale? A chi mai interessa? Ma Rebecca non si smuove, comincia a esibire il piglio della dominatrice che ne svela la vera natura.

Quelle domande fanno parte di un copione scritto da Hal stesso, che ha assunto la giovane per farle recitare una parte, per giocare con lei in uno scambio erotico di ruoli e farsi maltrattare come il suo ruolo di sottomesso volontario esige. Lei si spinge al di là del concordato, forse, ma non sappiamo quanto e quanto non sia invece tutto parte di un puzzle già studiato nei particolari e da ricostruire passo dopo passo. In aggiunta all'onorario pattuito Hal le regala un Audemars Piguet, orologio di lusso da 35.000 dollari. Un regalo d'addio, e scusa se è poco. Poco, appunto. Per uno che guadagna 6000 milioni al mese come lui, almeno. Infatti lei vuole di più, tanto di più.

E il gioco fa uno step in avanti assumendo contorni minacciosi, una sfida psicologica che sconfina nel ricatto e che costringe Hal a difendersi goffamente, a rilanciare. Ma chi guida è Rebecca, che si toglie la parrucca bionda e mostra il suo vero volto. In un film in cui i dialoghi ricoprono per ovvie ragioni un ruolo fondamentale ogni parola è soppesata e, almeno nella prima parte, la macchinazione a doppia faccia intriga. Qualche frase cade nel vuoto, qualche pausa eccessiva rallenta il ritmo, ma l'incontro/scontro procede. Subentrano la musica, un ballo scatenato, la lucida follia e tutto sembra girare a dovere. Fino a quando ci si accorge che gli spunti buoni sono pochi, che la ripetitività comincia farsi sentire, che le trovate escogitate da Rebecca finiscono con lo sconfinare talvolta nel ridicolo involontario, che l'esasperazione di certi atteggiamenti non paga, che l'arrendevolezza furba di Hal non è più una qualità e che il film perde progressivamente colpi, arenandosi ben prima di un finale anonimo che giunge quando ormai si è sconfinato nella maniera.

Ci si rende allora conto di non avere granché in mano, che certe sfumature grigie non sono poi così lontane e che a tirarla in lungo con carte basse in mano finisce che il bluff non basta... e son dolori. Bravo Wigon a mascherare l'unicità di luogo senza perdere in dinamicità, il clima di perversione è piuttosto centrato, i due attori in scena hanno le facce giuste, ma il presuntuoso, vacuo velleitarismo della seconda parte (il sesso, l'ovulazione...) scopre troppo presto i limiti dell'operazione. Ci volevano fantasia e varietà maggiori per reggere fino alla conclusione mantenendo lo stesso livello della prima parte...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/05/23 DAL DAVINOTTI
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Markus 28/05/23 10:24 - 3687 commenti

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Un gioco erotico trasformato in ricatto non è certo cosa nuova, persino le cronache nostrane ci hanno raccontato casi più o meno simili a quest'opera dall'aria teatrale (unica location e conversazione a due). Purtroppo il buon inizio si tramuta in una tediosa e prevedibile escalation di fatti già visti e il duo Abbott/Qualley è fuori ruolo e poco credibile, nonostante la buona resa attoriale. Nel complesso si tratta di un film poco convincente ma dotato di buona fotografia e registicamente ineccepibile.

Herrkinski 22/06/23 16:40 - 8111 commenti

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Curioso dramma da camera che mette in scena il confronto tra un imprenditore milionario col vizio dell'essere sottomesso sessualmente e la sua "dominatrix" arrivista e mentalmente instabile. Ne esce un'escalation di accuse, ricatti, momenti di passione morbosa, confronti esistenziali che si evolvono in un rapporto d'amore/odio sempre più ambiguo, fino a un finale bizzarro ma a suo modo meno negativo del previsto. Svettano le prove dei protagonisti, con Abbott che come sempre brilla in ruoli impopolari e "al limite"; il messaggio di fondo - se esiste - non è però del tutto chiaro.

Magerehein 6/03/24 09:06 - 1001 commenti

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Date un bravo psicologo (o il cubo di Lemarchand) a quest'uomo! Molto difficile poter credere a una storia così (sebbene persone simili, specialmente lei, esisteranno sicuramente nella realtà), ma bisogna anche ammettere che è proprio la stupidità di questo maschio a costituire uno dei principali motivi di visione (l'altro è la morbosa avvenenza di una Qualley eccellente nel rendere il proprio personaggio), in quanto viene spontanea la curiosità di scoprire se rimarrà un citrullo patologico fino alla fine oppure no. Un film intrinsecamente sciocco ma allo stesso tempo coinvolgente.
MEMORABILE: Le occhiate della Qualley; Eiaculazione a comando; In negativo, lui che scempia la stanza mentre lei balla ("sistemare" lei era così difficile?).

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