Salto nel vuoto - Film (1980)

Una famiglia alto-borghese tarata e soffocante, un’attrazione morbosa tra due solitari fratelli, la morte incombente: torna la situazione de I pugni in tasca, ma senza – i tempi sono cambiati – la sua carica eversiva e iconoclasta e i personaggi schizzati. Piccoli ogni tanto dà fuori di matto, ma non è adatto come lo era Castel, mentre in certe pose dell’egra e attonita Aimée si intravede già la Detmers del Diavolo in corpo. Nel cast anche la moglie di Bellocchio (Burinato) e il figlio Pier Giorgio.

A distanza di quindici anni, Bellocchio torna ai temi trattati ne I pugni in tasca, senza bissarne minimamente i risultati. Non solo poiché i tempi sono cambiati (quindi la forza eversiva della pellicola in questione è quasi nulla rispetto alla precedente), quanto piuttosto poiché è il lato squisitamente filmico a deludere. In particolar modo la sceneggiatura delude, essendo infarcita dei difetti peggiori del regista bobbiese (in particolar modo il ritmo un po’ troppo lento). Bene invece gli attori (premiati a Cannes) e la riconoscibile colonna sonora di Piovani.

Un salto nel vuoto è quello che un maturo magistrato spera faccia la sorella con cui convive da molti anni, spinta da uno sfruttatore di donne al quale lui stesso l'ha fatta avvicinare... Come nel film d'esordio, ancora un rapporto familiare sull'orlo dell'incesto, segnato da una infanzia problematica e dalla malattia, manifesta o tenuta celata agli occhi del mondo. Chi dei due è più mentalmente disturbato fra Mauro e Marta? Film non interamente risolto, ma efficace nell'ambientazione claustrofobica e ben interpretato, soprattutto da Aimée, mentre Piccoli ha forse qualche isterismo di troppo.