Safari - Film (1940)

Avventuroso d'altri tempi che alle battute di caccia africane mescola ovvi risvolti sentimentali mantenendo comunque una sua dignità data dalla regia professionale di Edward H. Griffith, che sa come organizzare la storia e nella tradizionale durata contenutissima (da noi si supera di poco l'ora e dieci) offre quanto ci si possa ragionevolmente aspettare. Protagonista, almeno sulle prime, una ricca coppia di città che raggiunge l'Africa per dedicarsi ai safari. E' l'obiettivo soprattutto di lui (Carminati), visto che lei (Carroll), già scottata da un matrimonio finito a causa della morte in guerra del precedente marito, non pare affatto intenzionata a seguirlo nella giungla. Poi però, conosciuto...Leggi tutto la sera in un locale Jim Logan (Fairbanks jr.), un cacciatore molto charmant che dice di aver ormai chiuso col suo mestiere, vince con lui una scommessa ai dadi e lo fa ingaggiare dal marito barone per guidarli nel suo ultimo safari. Il gruppo parte così in battello e, dopo breve sosta in un villaggio indigeno, si stabilizza in un campo ben attrezzato. Logan sembra refrattario agli ordini e gli attriti col ricco barone ("Io pago, io pretendo"), per quanto non così forti cominciano presto a emergere; specialmente quando la bella Linda – in assenza del marito - decide di accompagnare il baldanzoso cacciatore in un viaggio sul piccolo aereo di questi per riprendere i paesaggi africani dall'alto con la sua piccola cinepresa; tra lui e lei nasce inevitabile un certo feeling, col marito fermo al campo a schiumare rabbia nel momento in cui capisce che i due dovran star fuori l'intera notte chissà dove causa maltempo. Non che succeda poi molto, nel film. La rivalità tra uomini per una donna dal carattere forte ma all'atto pratico spesso malinconica quando non in lacrime (il finale è un cumulo di singhiozzi) si dispiega senza gran fantasia, anche se va detto che il Jim Logan di Fairbanks è un bel personaggio, meno stereotipato di quanto si potrebbe immaginare, fiero e onesto, orgoglioso e nel contempo riservato. Più subdolo il barone di Carminati, che però ha il pregio di non essere dipinto con tratti esclusivamente negativi. Un po' di folklore locale col capo del villaggio nella giungla che accetta senza problemi di essere ripreso da Linda ma pretende in cambio i vestiti della donna (!), qualche tocco di vivace ironia nel personaggio di Jock McPhail (Overman), organizzatore e businessman del posto che traffica cogli indigeni (“E' molto facile comprare da loro perché non hanno l'idea chiara del danaro, ma è difficile vendergli la roba, perché non hanno bisogno di niente”) e gioca a fare l'amicone un po' con tutti. Ambientazione ben riprodotta, battelli fluviali, giraffe, zebre e pure un leone. L'Africa avventurosa del tempo (senza una più precisa collocazione geografica) si percepisce e in fondo è quello che a un film così si chiedeva, con una tensione latente a innervare il rapporto tra i tre protagonisti e una trama fin troppo elementare che lascia spazio a una sceneggiatura comunque ben calibrata. Si riflette succintamente anche sul valore della vita umana di chi per "contratto" difende il proprio padrone dagli attacchi delle fiere.

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