Rotting in the sun - Film (2023)

Ancora una “nana”, una donna delle pulizie psichicamente instabile (stessa notevole interprete), qui impegnata a nascondere la morte accidentale del padrone, regista (reale, in sottile proiezione pseudo-autobiografica) che deve lavorare con un estroso influencer. All’inizio si segue una storia, e improvvisamente ci si trova altrove: film di piani intrecciati attorno a un gioco vorticoso di realtà e finzione, amplificata da riprese da cinema-verità sperimentale, con abbondante contorno di sesso gay spinto. Inquietante sotto una scorza leggera.

Curioso vedere come regista e co-protagonista accettino di schernire sé stessi mostrandosi in queste vesti di dubbia digeribilità (uno è un inerte tossicomane, l'altro un perdigiorno discutibilmente famoso). Attenzione, però: la vera protagonista sarà un'altra. Se il dramma di costei risulta verosimile, complice la sua buona interpretazione e il suo viso caratteristico, ciò che la circonda risulta però troppo tirato per le lunghe (l'intera prima parte serve a poco) e di elefantiaca pesantezza. E' vero che traspare un certo senso di grottesco, ma per lo più la noia lo seppellisce.

Le nuove tecnologie e i social media hanno reso tutto accessibile: sesso, fama, amicizia, sballo; anche la morte. Tranne una cosa: la verità. I personaggi di Rotting in the sun sono più veri del reale - Silva e Firstman interpretano se stessi - ma l'ansia da prestazione li sospende sulla superficie di un abisso di cui non riescono a cogliere la profondità. Spietato, esilarante, caustico spaccato della società moderna, condotto senza compromessi, ci fa sentire meno soli nella nostra bolla sociopatica. Lo switch disorientante, al quarantesimo minuto, non può non ricordare Psyco.