Il film rimesta nello squallore massimo dell'esistenza borderline di un cantante austriaco che, dopo aver assistito al funerale della madre in patria, torna a Rimini dove sopravvive esibendosi nei locali di fronte a una sparuta platea di anziani che ricordano i bei tempi. A fine show non disdegna di portarsi a letto le attempatissime fan di allora dietro compenso ritagliandosi un doppio lavoro come gigolo gerontofilo per poi sperperare i guadagni alle slot machine o bevendo.
La trama non aggiunge molto alla situazione di partenza concentrando tutta l'attenzione sul personaggio. Michael Thomas conferisce al suo Richie Bravo una statura quasi eroica; da eroe maledetto beninteso, che indossa...Leggi tutto sempre la stessa pelliccia in una Rimini invernale (e nevosa, perdipiù!) decisamente irriconoscibile, tutta vissuta al limitare della spiaggia (ma il mare non si vede quasi mai, con la nebbia costante a coprire l'orizzonte) popolata nei suoi scorci da torme di extracomunitari disseminati come mute statue quasi da arredamento scenografico. Una scelta singolare che contribuisce a caricare l'ambientazione di un'aura di disfacimento e di abbandono che fa il paio con la mestizia opprimente destinata a diventare la cifra primaria del film. L'insistenza con cui la regia mette in scena i rapporti sessuali, senza risparmiare particolari anatomici né posizioni audaci, è l'ulteriore conferma di quanto si ricerchi in ogni particolare uno squallore che coincida quanto più possibile con un realismo agghiacciante, senza trascurare di valutare l'aspetto grottesco che le situazioni comunicano.
L'enfasi interpretativa che porta Bravo a cantare i suoi brani "da balera" con un trasporto che talvolta sconfina nello sfogo personale, non può non far sorridere, per quanto non vi sia ombra di ironia vera in quanto accade in scena. Al contrario siamo tra le pieghe di un dramma profondo, accentuato dalla comparsa della figlia diciottenne (Gottlicher) la quale, dopo dodici anni di assenza, si fa risentire esigendo dal padre soldi che l'uomo non ha. Bravo si sente in colpa, subisce l'ira e le offese della ragazza ma cerca ugualmente di darle una mano. Sembra insomma che tutto ciò che possa accrescere le difficoltà del protagonista a raffrontarsi con un mondo che l'ha pressoché dimenticato non venga trascurato, lasciando che gli unici veri momenti in cui si trova realmente a suo agio siano quelli sul palco, anche quando è davanti a una platea minima: rivedere la commozione negli occhi degli anziani spettatori è forse l'unica cosa che può ancora inorgoglirlo facendogli tirare fuori il meglio, portandolo a sorridere, a sentirsi il centro dell'attenzione.
Il resto è un eterno vagare nel vuoto, in un sapore di desolazione e solitudine che non può che farsi metafora della misera condizione di Bravo. E non si può dire che Ulrich Seidl non sappia cogliere questo aspetto, nonostante un autocompiacimento autoriale che a tratti suona forse eccessivamente spinto. In perfetta simbiosi con il suo personaggio Michael Thomas domina ogni scena, con quelle di sesso che naturalmente più colpiscono per la loro crudezza ma anche per la dolcezza che a fine rapporto si contrappone allo scatenarsi della libidine (vero? simulato?). Un ritratto a tutto tondo (in ogni senso, la pancia dell'uomo è prominente) che a suo modo commuove.
Gli alberghi della riviera in cui si esibisce - semi-deserti in inverno - e i poster cinematografici nella stanza della sua adolescenza austriaca: Richie Bravo vive tra questi due poli grazie all'amore residuo delle sue anziane fan e ai ricordi di gloria. Per il resto c'è l'alcol, portatore di qualche improvviso lampo di effimera serenità. Seidl, col suo stile consueto, segue l'eccellente Thomas in questo scomodo itinerario nella solitudine e nei ricordi, che non tralascia del tutto la speranza di una risoluzione o, quantomeno, di un possibile cambiamento.
Cantante melodico austriaco di una certa età si guadagna da vivere tra esibizioni in alberghi per turisti anziani, servizi "extra" alle signore e vari espedienti. A metà tra Bobby Solo, l'ultimo Elvis e il Rourke di The wrestler, il personaggio reso dall'eccellente (e coraggioso) Thomas è un perdente alcolizzato che si muove in una tetra Rimini invernale che regala scorci affascinanti, cornice perfetta per una storia realistica di degrado in cui si scorgono barlumi di luce tra una situazione deprimente e l'altra. Seidl non arretra davanti a nulla e colpisce per la brutale onestà.
Neomelodico austriaco sbarca il lunario cantando per gruppi di anziani. Il mare d’inverno. Viene illustrato il declino di un uomo con la dignità di un personaggio di Kaurismäki. L’interpretazione di Thomas incarna nella sua sfrontata onestà i pregi e i difetti di chi non ha niente da perdere e cerca di sopravvivere, anche se le luci della ribalta son quelle delle pensioni alberghiere. Semplice l’accostamento con la piovosa Rimini e con la dolce vita che fu. L’entrata in scena della figlia fa entrare in una dimensione intima che non avvince.
MEMORABILE: La foto messa nel décolleté; Gli amplessi con le signore; Il ricatto del video; La consegna dei soldi.
Opera austriaca che con maestria disegna lo squallore più puro, la degradazione umana in tutta la sua più plastica realtà. Si tratta di una non-storia: lo spettatore viene catapultato nella miserabile vita d'un ormai anziano cantante, eterno Peter Pan e gigolò per necessità, in una Rimini invernale e malmessa... come quelle persone che la abitano in quei mesi (il regista la immagina con soli immigrati che dormono per terra dovunque!). Naturalmente un film paradossale e a tratti farsesco, perlopiù avvalorato dall'ottima interpretazione di Michael Thomas.
MEMORABILE: Richie Bravo (Thomas) che canta con enfasi teatrale il suo maggior successo, "Emilia", a una signora con lo straziante urlo finale "Emiliaaa!".
La fisicità del personaggio, la sua struggente malinconia e l'interpretazione di Thomas richiamano subito alla mente The wrestler. L'ambientazione in una Rimini invernale e lo stile di Seidl perseguono invece altri obiettivi, antieroici, antiestetici e si può affermare che il regista austriaco non si ponga limiti. E la figlia con tribù al seguito riesce ad essere abbastanza antipatica, aggiungendo squallore a squallore. Quasi buono.
Ambientata nella Rimini senza trucco dei mesi invernali, addirittura sommersa da una coltre di neve, la via dolorosa del cantante/gigolo Richie Bravo ha tutti i crismi per risultare magnetica: lo sconfitto, i tragici rapporti interpersonali, il sesso tra il malconcio e il robotico, l'atmosfera ancorata all'immagine anni '70 di Bella Italia. Inoltre, Thomas ha presenza scenica notevole. Convincono meno l'intromissione di una dimensione familiare che lascia il tempo che trova e un certo (autoriale) compiacimento nella gestione della tragedia, che sottrae rudezza e sincerità.
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Schramm, questo te lo consiglio vivamente. Non ero familiare col regista ma il film mi ha colpito parecchio; mal che vada, anche solo visivamente e per la prova di Thomas vale la pena vederlo.
ce l'avevo da un pezzo sul mirino (ma non riuscivo a stanarlo: l'ho trovato giusto ieri) perché dove mi giravo era un coro di hip hip urrà e non sapevo più come prendere e gestire la cosa, sia perché a esaltarlo erano anche i suoi più accaniti detrattori di un tempo, sia perché me lo vedevo esaltato da persone che come me non hanno mai avuto in simpatia il regista, non ultimo perché il ricordo di quel poco che ho visto di suo (canicola, import/export, forse un altro titolo che mi sfugge) mi è tutt'altro che felice. e se siamo da quelle identiche parti, mi sa tanto che per quanto elevatissima la curiosità, passo o rimando.