Ride - Film (2018)

Ride

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Se non fosse per l'abuso indiscriminato di effetti di ogni tipo che intervengono sull'immagine stravolgendola in ogni modo possibile, i primi minuti di RIDE sembrerebbero introdurre un film sì moderno ma anche intrigante, concepito con un uso funzionale delle possibilità offerte dalla computer graphic. I due amici che si filmano mentre si lanciano nelle scalate più azzardate su grattacieli ed altro o in evoluzioni ciclistiche danno bene la misura delle passioni che animano le nuove generazioni. Poi però arriva un messaggio misterioso sul telefonino, che offre ai due la possibilità di partecipare a un contest segretissimo, per pochi eletti. 24 ore per decidere e ragionare su quanto i 250.000 dollari...Leggi tutto in palio potrebbero cambiare le loro vite. Accettano. Verranno sequestrati d'improvviso per essere trasportati in stato d'incoscienza dal Kansas nel Trentino ("Queste dovrebbero essere le Alpi", annuncia uno dei due alla vista di una cima innevata, come se davvero un americano potesse riconoscere a prima vista qualcosa che riuscirebbe difficile individuare perfino a uno di Bolzano!). Forniti di biciclette e istruiti dalla proiezione di una guida (Rippy) che spiega loro un paio di nozioni elementari da conoscere prima d'intraprendere l'avventura, Kyle (Hughes) e Max (Richelmy) cominciano la discesa solitaria tra le montagne sapendo di essere ripresi dal solito Grande Fratello dietro al quale probabilmente li stanno seguendo i soliti ricconi che pagano per vedere dei disgraziati rischiare la vita in cambio del denaro. Scendendo a gran velocità in bici tra i boschi, dovranno raggiungere diversi checkpoint lungo il percorso e seguire poche semplici regole: non soccorrere nessuno (nello specifico gli altri misteriosi concorrenti), non parlare a nessuno del contest... Non sanno nemmeno loro cosa li aspetta, in poche parole, e sarà da capire cosa fa parte del gioco e cosa no. Un po' HUNGER GAMES, un po' L'IMPLACABILE ma con un'estetica da videogame talmente insistita da ricordare talvolta HARDCORE! Si fa di tutto (anche a livello di montaggio) per trasformare le immagini in una marmellata ipercinetica da mal di mare, con interventi grafici (e sul sonoro) che devono dare l'impressione della ripresa da videocamera “amatoriale”: una ricerca formale esasperata (quanto fastidiosa) che non ci abbandona per un secondo, tesa ad annacquare anche visivamente ciò che a livello logico si fa di minuto in minuto più incomprensibile, lasciando l'impressione dell'assenza di un'idea di fondo, dispersa in mille rivoli fatti di mezze frasi, suggestioni criptiche e filmati variamente interpretabli che si animano sugli schermi dei checkpoint, alti monoliti neri (2001?) da attivare mediante pressione del dito. Naturalmente i dialoghi si riducono perlopiù a imprecazioni, lamenti dissimulati, grida liberatorie, strazianti richieste d'aiuto di una una concorrente disperata... mentre le riprese alternano lunghe corse acrobatiche tra i boschi a incessanti domande senza risposta (e conseguenti ipotesi) che i due protagonisti si rivolgono a vicenda per capire dove siano capitati. Un tour de force anche per lo spettatore il quale, oltre a capire poco di un gioco di cui restan confuse le basi e il senso, viene immerso in una centrifuga visiva stordente accompagnato da musiche martellanti. Il finale scade sempre più nel delirante (con l'ingresso inatteso e fuori luogo pure di simil-zombi) e annichilisce ogni desiderio di sapere come il tutto finisca. Il migliore? Forse Matt Rippy, irridente e melliflua guida che spiega le regole del gioco in un ambiente futuristico racchiuso da schermi le cui immagini variano senza sosta.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 7/09/18 DAL BENEMERITO TOMASTICH POI DAVINOTTATO IL GIORNO 8/09/18
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Tomastich 7/09/18 18:39 - 1255 commenti

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Jacopo Rondinelli - con l'ausilio efficace di Fabio & Fabio in sede di sceneggiatura, produzione e art designer - mette a punto un survival-movie incentrato sul mondo delle due ruote. Furioso e allucinato sono due aggettivi che possono andar bene per questo lungometraggio, tuttavia per certi palati può risultare ostico l'utilizzo continuo delle tecnologie "portatili" di ripresa per l'intera durata dell'opera. Bellissima la fotografia soprattutto nelle - poche - scene girate con la MDP. speriamo che il prossimo lavoro del team sia più "classico"!

Markus 8/09/18 09:05 - 3687 commenti

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Due youtuber e rider acrobatici americani, per diverse ragioni vitali si ritrovano a partecipare a una pseudo gara di downhill sulle Alpi. Coraggioso viaggio nel "film-videogioco", che insegue i dettami dell'horror claustrofobico e l'action giovanilistico. Il limite del "già visto" fa capolino di continuo; con un'aria da B-movie che cerca goffamente di imitare il ricco cinema yankee, senza però avere lo stesso budget e una buona scrittura. L'intreccio degli avvenimenti e un finale davvero pacchiano lasciano in definitiva l'amaro in bocca.

Blutarsky 11/09/18 18:32 - 360 commenti

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Nei filmati iniziali simil youtube mi aspettavo la comparsa di un banner del Travelgum, indispensabile per resistere a questo festival del montaggio frenetico e delle camere traballanti, in cui i personaggi brancolano nel dubbio e il pubblico scivola nell'incredulità con lo scorrere di questa storia dalle tinte videoludiche. Le evoluzioni da urlo regalano un po' d'intrattenimento, ma Rondinelli troppo vuole e nulla stringe, indeciso tra un Redacted su due ruote e un film d'azione ambizioso senza (la giusta) ironia. Tu vuo' fa' ll'americano...
MEMORABILE: Il finale tra Eyes wide shut e Cinico Tv; "Quelle devono essere le Alpi!"

Digital 20/09/18 09:55 - 1257 commenti

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Quando il cinema italiano prova a imitare quello a stelle e strisce non sempre si ha modo di esultare: con Ride sì. Merito di una regia adrenalinica, ipercinetica, capace di imprimere un ritmo vorticoso al girato, con sequenze action mirabilmente orchestrate. Girato quasi interamente con riprese fintamente amatoriali, tiene costantemente sulla corda lo spettatore, facendolo immedesimare con gli sventurati protagonisti. Nel cast a primeggiare è Lorenzo Richelmy (curiosamente doppiato da Andrea Mete), mentre la Gomez meritava ben più spazio.

Buiomega71 30/09/23 00:49 - 2910 commenti

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Incipit che faceva presagire una cafonata, poi la musica cambia. Survivor movie adrenalinico, come unica location un bosco pieno di insidie, tra rider divelti in due e decapitati e un misterioso motociclista in nero che sembra uscito da un post atomico madmaxiano. In mezzo a monoliti neri che dispensano energy drink e sanno tutto della vita dei due protagonisti, arriva un pre finale spiazzante dagli acri e rituali sapori folk horror, con chiusa "settaria" che ricorda quella di Kill list. Peccato per la scelta narrativa POV e per alcune riprese epilettico/frenetiche da mal di testa.
MEMORABILE: La stanza dei manichini "stivalettiani"; L'allucinazione a base di api; Il sacrificio rituale finale; L'avvelenamento e l'antidoto carpenteriano.

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  • Discussione Digital • 20/09/18 09:57
    Portaborse - 3997 interventi
    Ovviamente è Andrea Mete e non Mate. Correggere, grazie.
  • Discussione Zender • 20/09/18 14:20
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Come sempre da ricordare DOPO che è comparsa la data di pubblcazione, prima non posso correggere nulla.
  • Discussione Caesars • 20/09/18 14:29
    Scrivano - 16811 interventi
    Vedo che Blutarsky è tornato a commentare un film a distanza di più di due anni dall'ultima volta. Bentornato Bluto (sperando che tu possa tornare attivo come una volta).
  • Discussione Zender • 20/09/18 14:32
    Capo scrivano - 47787 interventi
    Caesars ebbe a dire:
    Vedo che Blutarsky è tornato a commentare un film a distanza di più di due anni dall'ultima volta. Bentornato Bluto (sperando che tu possa tornare attivo come una volta).
    Sì, credo tornerà attivo il prossimo anno per un paio di commenti.
  • Discussione Buiomega71 • 30/09/23 10:32
    Consigliere - 25999 interventi
    Tentativo di uscire dall'asfittico panorama del cinema italiano odierno (e che non sia il solito filmetto amatoriale fatto tra amici), parzialmente riuscito.

    A Rondinelli va riconosciuto un certo talento (notevoli le parantesi da fantascienza dispotica con le spiegazioni del "gioco" e le sue regole tenute da una specie di Max Headrom, in stanze asettiche e futuristiche) riuscendo, in parte, ad amalgamare cinema sportivo, survivor movie, horror, riprese finto amatoriali e una certa crudeltà.

    L'incipit fa temere il peggio del peggio della cafonata simil Hardcore!, poi, fortunatamente la musica cambia, tra home invasion notturne e rapimenti misteriosi (suggestiva la meravigliosa apertura sulle Alpi innevate dove comincia "il gioco").

    Unico punto a sfavore del film sono le epilettiche/frenetiche videoriprese da mal di testa, troppo insistite e snervanti, tra pixel e piroette che, alla lunga, danno un senso di fastidio (e di mal d'auto).

    Ma il "gioco della morte" messo in piedi da Rondinelli (e dal duo Fabio & Fabio) ha parecchie frecce al suo arco: uno spietato motociclista in nero che sembra uscito da un post atomico madmaxiano e che respira come Darth Vader, rider divelti in due o decapitati, mai fidarsi della ragazza piagnucolosa che chiede disperatamente aiuto, gli inquietanti monoliti neri sparsi sul tragitto boschivo (zeppo di insidie) che dispensano premi e cotillon (un energy drink, una pallottola, un antidoto) e sanno tutto (ma proprio tutto) della vita dei due partecipanti, una stanza piena di manichini "stivalettiani", stati di allucinazione a base di api, una teca contenente varie armi da taglio modello La bestia uccide a sangue freddo, un'avvelenamento (e conseguente antidoto) stile Jena Plissken, fino ad un'inaspettata svolta in territori oscuri e pagani, che sposta l'asse dal tipico survivor movie al più tenebroso folk horror , con reminiscenze da The wicker man, per passare alle sette esclusive e elitarie di Il profumo della signora in nero e Martyrs, fino alla chiusa (nella lussuosa villa) che ricorda il duello (e il passaggio di consegne) di Kill list.

    Quindi, a suo modo, sorprendente, e non mero sparatutto videoludico come sembrava di primo acchito, anche se un pò troppo affastelato di loghi, pixel, ologrammi, mappe virtuali e diavolerie tecnologiche.

    Nonostante un mirato marketing (fumetto che racconta lo sviluppo e la genesi del personaggio di Clara, romanzo che svela i retroscena del guardiano oscuro in motocicletta) e alla voglia di fare (nel nostro paese) qualcosa di diverso e dal respiro internazionale, Ride è stato (forse ingiustamente) snobbato dai più.

    Occhio alla scena post titoli di coda, rivela più di qualsiasi spiegone.

    Mozzafiato le location montanare trentine, regolarmente sponsorizzate all'interno della Green room (con un poster che reca la scritta pubblicitaria TRENTINO), parte intergrante di questo godibile e imperfetto In corsa con il diavolo 2.0
    Ultima modifica: 30/09/23 14:45 da Buiomega71