Tentativo di uscire dall'asfittico panorama del cinema italiano odierno (e che non sia il solito filmetto amatoriale fatto tra amici), parzialmente riuscito.
A Rondinelli va riconosciuto un certo talento (notevoli le parantesi da fantascienza dispotica con le spiegazioni del "gioco" e le sue regole tenute da una specie di Max Headrom, in stanze asettiche e futuristiche) riuscendo, in parte, ad amalgamare cinema sportivo, survivor movie, horror, riprese finto amatoriali e una certa crudeltà.
L'incipit fa temere il peggio del peggio della cafonata simil
Hardcore!, poi, fortunatamente la musica cambia, tra home invasion notturne e rapimenti misteriosi (suggestiva la meravigliosa apertura sulle Alpi innevate dove comincia "il gioco").
Unico punto a sfavore del film sono le epilettiche/frenetiche videoriprese da mal di testa, troppo insistite e snervanti, tra pixel e piroette che, alla lunga, danno un senso di fastidio (e di mal d'auto).
Ma il "gioco della morte" messo in piedi da Rondinelli (e dal duo Fabio & Fabio) ha parecchie frecce al suo arco: uno spietato motociclista in nero che sembra uscito da un post atomico madmaxiano e che respira come Darth Vader, rider divelti in due o decapitati, mai fidarsi della ragazza piagnucolosa che chiede disperatamente aiuto, gli inquietanti monoliti neri sparsi sul tragitto boschivo (zeppo di insidie) che dispensano premi e cotillon (un energy drink, una pallottola, un antidoto) e sanno tutto (ma proprio tutto) della vita dei due partecipanti, una stanza piena di manichini "stivalettiani", stati di allucinazione a base di api, una teca contenente varie armi da taglio modello
La bestia uccide a sangue freddo, un'avvelenamento (e conseguente antidoto) stile Jena Plissken, fino ad un'inaspettata svolta in territori oscuri e pagani, che sposta l'asse dal tipico survivor movie al più tenebroso folk horror , con reminiscenze da
The wicker man, per passare alle sette esclusive e elitarie di
Il profumo della signora in nero e
Martyrs, fino alla chiusa (nella lussuosa villa) che ricorda il duello (e il passaggio di consegne) di
Kill list.
Quindi, a suo modo, sorprendente, e non mero sparatutto videoludico come sembrava di primo acchito, anche se un pò troppo affastelato di loghi, pixel, ologrammi, mappe virtuali e diavolerie tecnologiche.
Nonostante un mirato marketing (fumetto che racconta lo sviluppo e la genesi del personaggio di Clara, romanzo che svela i retroscena del guardiano oscuro in motocicletta) e alla voglia di fare (nel nostro paese) qualcosa di diverso e dal respiro internazionale,
Ride è stato (forse ingiustamente) snobbato dai più.
Occhio alla scena post titoli di coda, rivela più di qualsiasi spiegone.
Mozzafiato le location montanare trentine, regolarmente sponsorizzate all'interno della Green room (con un poster che reca la scritta pubblicitaria TRENTINO), parte intergrante di questo godibile e imperfetto
In corsa con il diavolo 2.0