Lincipit è fulminante (daino investito sulla strada e fatto a brandelli, famiglia in panne, il cane che si trascina sulla sabbia del deserto con le parti inferiori amputate, il marito con la faccia mezza devastata), per uno slasher sui generis piuttosto curioso, che vive di oscure suggestioni (notevole lo spettrale motel in mezzo al nulla) e di una situazione surreal/mortifera che solletica l'interesse per la bizzarra narrazione.
Non pochi i rimandi a
Identità (intrappolati nel motel in una dimensione sospesa e incubotica), scampoli da post apocalittico, il tristo mietitore dalle influenze
argentiane, che si adopera di trapani
coscarelliani, ben assestati picchi gore (bocche fatte a brani, uomini divelti a metà che escono dai cassonetti e strisciano via nella notte come la creatura paralovecraftiana di
Poltergeist 2, braccia strappate, ragazze che sboccano sangue inghiottite da luridi vespasiani) e un geniale twist finale che riporta il tutto ad un livello dolorosamente reale (come in una famosa serie televisiva che sarebbe meglio non citare per non scoperchiare dannati spoiler, così come i titoli di altri film con la stessa trovata a sorpresa) larvatamente intuito ma comunque inaspettato.
Il tanfo della decomposizione che tutto avvolge, tra carcasse di animali e desolati luoghi abbandonati, in un sussegguirsi di strambi personaggi (Michael Ironside in camper) e stati di allucinazione, con il progredire della perdita del contatto con la realtà, un pò come succedeva sulla spiaggia di
Lost things.
Non proprio riuscitissime le apparizioni del "reeker" (soprattutto le sue movenze innaturali) in una CG farlocca e la chiusa un pò inutile e francamente evitabile.
Ma l'insieme regge, dispensa, suspence, riverberi necrofori e curiosità, col valore aggiunto del marcescente make up prostetico di Ron Karkoska.