La bellezza desolante del deserto del Nevada, incorniciato dall'ammaliante fotografia di Seo Mutarevic, in questa divertente e strampalata commedia bislacca ancora pregna degli umori tarantiniani (di Tarantino prende le storie che si incrociano, alcuni dialoghi sopra le righe e il poliziotto legato e imbavagliato nel portabagagli della Lincoln nera e la coppia amorosa alla
Una vita al massimo), ma che ha un suo mood eccentrico, tra situazioni assurde e surreali e personaggi strampalati e grotteschi.
In mezzo al polveroso e assolato nulla desertico si muove una fauna umana allo sbando, che pare uscita dalle derive psicotiche dei fratelli Coen : un rappresentante di aspirapolveri dominato dalla serialità nell'uccidere (con la frase tormentone quando viene a sapere che le sue vittime non hanno nessuno al mondo "
Ah, così stanno le cose"), con pistolettina estraibile dalla manica in stile Travis Bickle (un John Savage in uno dei suoi ruoli migliori della decadenza), una coppia alla
Cuore selvaggio che si perde in discorsi tra musica, CD, musicassette e maternità (Plank e un'irriconoscibile Melora Walters in abiti da sexy pupattola bionda, con un paio di sandali rossi con tacconi, nella gustosa scena fetish del suo ganzo che le vuole "mangiare il piedino"), due sicari in macchina nera che trasportano uno sbirro nel baule e si fermano a mangiare in un dinner perso in mezzo al niente (Viterelli e James Russo "incerottato" come il Jack Nicholson di
Chinatown), una famigliola rimasta senza soldi con le crisi isteriche e bambinesche del capo famiglia (un grande Eric Roberts e la bravissima Toni Kalem nel ruolo della moglie esaurita), una coppia di neri di cui uno filosofeggia in discorsi razziali e su Ray Charles, mentre l'altro se ne sbatte e usa un linguaggio da strada (
Ho la bocca asciutta come la fica di una vecchia signora), e un giovane disadattato dalla vita squallida e grama, che vive in un tugurio olezzoso e tenta in tutti i modi di ammazzarsi (l'impiccagione non andata a buon fine con la bava alla bocca), sofferente della sindrome del masochismo e talmente apatico da farsi umiliare in tutte le maniere (si fa pestare come un pungiball, le pisciano in faccia e non dice mezza parola, si fa calpestare e tratare come un pupazzo), passando il tempo a bere alcolici con aggiunta di vermetti (tipo l'acquavite di
Poltergeist 2), a vomitare e defecare su una tazza lercia, assoldanto addirittura "lo sterminatore" (il belluino ex
Flash Gordon di Sam Jones vestito di bianco) perchè lo riempia di botte e lo uccida una volta per tutte, in un contesto quasi disturbante e sudiciamente omoerotico, con Luke Perry "morto vivente" in una delle sue più intense performance e nel segmento più duro e degradante.
Di contorno (come se non bastasse) un riparatore di bambole (o che fa a pezzi, a seconda dei casi) che vive in una lercia oasi che manco
Non aprite quella porta (Brion James e le sue solite espressioni ebeti), una "nonnetta" diffidente e sospettosa che non lesina a imbracciare il fucile (come la vecchina di
Interceptor), una bellissima e seducente ragazza sola in una grande casa (ma che bella che è Jennifer Tilly, con quelle ciabattine nere con le piumette) con la passione di collezionare aspirapolveri e commessi viaggiatori (sarà la sopresa che attende il serial killer solitario di John Savage) e un nugolo di poliziotti tanto imbecilli quanto impulsivi.
I loro destini (ma non tutti) si incontreranno al dinner di Carol Kane, dove una sparatoria talmente irreale da risultare onirica segnerà le loro balorde esistenze, mentre, per qualcun'altro, la vita "sorriderà" a modo suo.
Covert si diverte a fare questa sottotarantinata con gusto e con qualche tocco visionario e non tralasciando una feroce critica sull'american life, buttandola giù come una commedia grottesca pulpesca, dove le esce una favoletta paralynchiana virata in acido.
Con omaggi a
Novecento (il tentato suicidio-quì indotto-sulle rotaie del treno) e a
Velluto blu (il brutale pestaggio a Luke Perry legato, con la ragazza che balla sensualmente su di un tavolo, indossando le scarpette rosse di
Tenebre), lampi di squisita irrazionalità quasi demenziale (Savage che passa l'aspirapolvere nel deserto su chi ha appena sepolto o che seppelisce la macchina della polizia ma deve togliere il lampeggiante che sbuca dal terreno) e momenti di ferina violenza (la misoginia stupratoria di Sam Jones ai danni della ragazza misteriosa che si aggrega al terzetto), Covert (di qui il talento sarebbe da verificare) si trastulla tra follia, solitudine, emarginazione e il sogno americano che, pian piano, diventa un incubo (come il ragnaccio appollaiato fuori dal dinner), dando al suo allucinato viaggio on the road la dimensione di una fiaba alcolica e altamente stravagante.
Tra i produttori esce fuori il nome dell'innefabile Frank Agrama.
Bellissima la canzone sui titoli di coda (con sciocchina scenetta alla fine dei titoli).
Tra le sottotarantinate esplose dopo il successo travolgente di
Pulp Fiction e l'inarrestabile tarantinomania è sicuramente la più divertente, lunatica, balzana e gustosamente eccentrica.