Il nome del figlio - Film (2015)

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Il nome del figlio
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2015
Genere: commedia (colore)
Note: Tratto dalla pièce francese "Le prénom" da cui già venne ricavato "Cena tra amici".
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Dall'opera teatrale ("Le prénom") già alla base del notevole CENA TRA AMICI, una sorta di remake all'italiana che perde molto della feroce velenosità dell'omologo francese in favore di un'atmosfera meno opprimente, meno cinica che conseguentemente si perde per strada molta della sottigliezza ironica fonte dei migliori momenti del film francese. Si può inoltre tristemente annotare che le poche aggiunte della versione italiana (i flashback di gioventù, i due figli cresciuti presenti in casa, l'elicotterino con videocamera) rappresentano anche i maggiori punti di debolezza di un...Leggi tutto film altrimenti capace di valorizzare discretamente l'ottimo script originale. Gli attori in scena sono le due coppie composte da Golino/Lo Cascio (i padroni di casa) e da Gassmann/Ramazzotti (lei arriverà in ritardo di un'ora), alle quali si unisce un single loro amico (Papaleo). I cinque si ritrovano per una cena mentre le due donne sono entrambe in "dolce attesa". A monopolizzare l'attenzione è però il futuro figlio della coppia Gassmann/Ramazzotti, il cui nome (scontata rilocalizzazione di quello utilizzato per il modello francese) desta soprattutto nell'animo fortemente di sinistra di LoCascio non poche perplessità e anzi, forti moti di protesta. L'atmosfera si surriscalda, cominciano i primi screzi tra i due prossimi padri con Papaleo nel difficile ruolo di paciere, ma la questione si risolverà lasciando capire come il titolo sia in parte fuorviante. Perché l'attenzione si sposterà poi su altro, su una rivelazione in particolare che lascerà tutti di stucco, affrontata con dialoghi intrecciati meno bene rispetto all'originale ma comunque ben resi da un'ottima squadra di attori. Se la Ramazzotti nel ruolo della svampita con poco cervello è l'ideale, Gassmann in quello del borghese di successo lo è anche di più, con Papaleo appena in ombra e LoCascio efficace come intellettuale di sinistra (schiavo però di twitter e del telefonino, a cui risponde con insistenza assentandosi dalla conversazione). Meno caratterizzata la Golino, che comunque non demerita. La Archibugi dirige con eleganza, sa cogliere nei volti le espressioni che servono a dipingere il cambiamento dei diversi stati d'animo e l'unico vero problema è il doversi confrontare con un originale difficilmente eguagliabile, che limava ogni scena per raggiungere l'optimum (anche perché il modello coevo era l'impeccabile Polanski di CARNAGE). Il gioco può dirsi in definitiva riuscito e la quantità di citazioni (da Marx a Kant) sciorinate da LoCascio danno la misura dell'intelligenza di uno script che se non altro sa come mostrarsi più ricercato della media. Tipicamente italiana (e stiracchiata) l'interruzione delle ostilità in cui il gruppo torna per un attimo affiatato cantando e ballando sulle note della “Telefonami tra vent'anni” di Lucio Dalla. In definitiva sarebbe anche un buon film, se non fosse che tutto il meglio viene da una fonte già sfruttata (e con più grinta).

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/01/15 DAL DAVINOTTI
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Zaratozom 24/01/15 18:01 - 63 commenti

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Avrei scommesso sulla bravura di tutti tranne di quella di colei che non mi è mai piaciuta e che alla fine risulta l'asso di cuori. La Golino sottomessa per quattro quinti di film giustizia tutti con l'implacabilità di un killer. Il racconto è stranoto e la regia tiene bene. Unica pecca la frammentarietà che sopisce gli animi dei protagonisti in un "volemose bene" impossibile nella realtà. Il finale sembra più un obbligo di produzione che una scelta registica e gli fa perdere un po' di pallini.
MEMORABILE: La rivelazione del Prugna; La Golino che sbrana il suo mondo mentre è al telefono con la madre; Gassman che scherza pesante col nome da dare al bebè.

Markus 26/01/15 09:40 - 3680 commenti

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La graziosa regista che esordì con il culto personale Mignon è partita, in mancanza d’idee replica in salsa italica il francese Cena tra amici. Se da una parte il ritmo è sostenuto da un cast appropriato e dalla vicenda che fornisce all'estro degli attori l’humus necessario per dar loro il meglio di sé, dall'altra tutto quel poco che è stato aggiunto dalla regista alla vicenda (i ricordi di gioventù, una canzone di Dalla cantata dai protagonisti) non serve e, di fatto, toglie dinamicità. Insomma, meglio gli attori che chi li dirige.

Homesick 11/06/15 17:17 - 5737 commenti

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Non possedendo la cattiveria di Polanski o Fassbinder, la Archibugi sdrucciola sui flashbacks, le parentesi con i bambini e un finale alquanto patetico, ma il suo gioco al massacro è ben condotto e calibrato, sapendo trarre profitto dalla dialettica tra i personaggi - e rispettive doppiezze - e l'unità di luogo e azione che costituiscono la base del Kammerspiel. Lusinghieri gli interpreti, con Rocco Papaleo a definire il carattere più complesso e interessante dei cinque.
MEMORABILE: Il nome del nascituro, da cui scaturisce l'intero dramma.

Galbo 8/06/15 15:37 - 12372 commenti

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Sia pure con qualche limite, si può dire riuscita la trasposizione italiana di una commedia francese di grande successo. La Archibugi lavora bene sugli attori, che convincono, specie Alessandro Gassman sempre più maturo e la sorprendente Micaela Ramazzotti e sulla sceneggiatura che rispetto all'originale fa della questione del nome un'elemento alla fine marginale. La parte più debole è costituita dai flashback sulle vite giovanili dei protagonisti, che fanno inutilmente cadere la tensione drammatica.

Gabrius79 20/06/15 00:38 - 1420 commenti

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Francesca Archibugi riunisce un bel cast per questa commedia in parte riuscita grazie soprattutto alla bravura di Alessandro Gassmann e di Rocco Papaleo, che sono decisamente in forma. Sorprende la Ramazzotti mentre appaiono un po' sottotono la Golino e Lo Cascio. Ottimi i dialoghi, ma i flashback e le scene con le riprese dall'aeroplanino risultano noiose e quasi inutili.

Parsifal68 11/09/15 08:50 - 607 commenti

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Difficilmente un remake riesce a superare l'opera originale e "Il nome del figlio" non smentisce tale regola. Nonostante un cast di ottimi attori, tra cui spiccano Papaleo e la Golino, il film appare noioso e sfilacciato, con gli inutili flashback che appesantiscono la storia. Nella Cena tra amici francese ci sono un'ironia pungente e un'amara cattiveria che nel film della Archibugi sono appena accennate. Peccato... Tanta carne a cuocere per servire un piatto sterile.

Lou 30/09/15 22:37 - 1119 commenti

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Pur essendo un remake, il film dell'Archibugi riesce a differenziarsi dal francese Cena tra amici grazie a una buona prova di personalità e a una squadra di attori ben collaudata. Gli amici che si ritrovano a cena sulla terrazza romana sono ruspanti rappresentanti di varia italianità, fortemente condizionati dal proprio passato. Gli atteggiamenti contrapposti di Gasmann e LoCascio ricordano quelli dei due fratelli interpretati nel film I nostri ragazzi. Lungo i titoli di coda il parto - vero - della figlia della Ramazzotti (e di Virzì).

Rambo90 30/10/15 17:28 - 7659 commenti

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Questo remake di Cena tra amici non funziona molto. Innanzitutto la regia non riesce, pur con una durata inferiore all'originale, a vivacizzare la vicenda, con alcuni momenti che risultano noiosi. Poi appaiono inutili gli inserimenti ex novo (i flashback fastidiosi, i bambini che poco aggiungono alla vicenda), mentre i botta e risposta che davvero funzionano rimangono quelli già sentiti nella versione francese. Il cast però se la cava, con un Gassman perfetto, Lo Cascio e Ramazzotti efficaci, una Golino in parte e il solo Papaleo a stonare.

Piero68 7/01/16 15:50 - 2955 commenti

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Ancora una volta il cinema italiano pesca in quello francese riproponendo una commedia di successo di pochi anni fa. Ne viene fuori un pastrocchio che non si avvicina nemmeno lontanamente al suo originale; sia per carenze registiche che per carenze di script, visto che i dialoghi, che dovevano essere il pezzo forte, sono a tratti davvero imbarazzanti. Malissimo le performance attoriali di tutto il pacchetto. Alla fine la migliore risulterà addirittura la Ramazzotti, unica che a metterci un po' di cuore. Finale ruffiano che peggiora il quadro.

Nando 22/12/15 14:16 - 3806 commenti

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Remake di una fortunata commedia francese, il film prende spunto dalla scelta del nome di un futuro nascituro per scatenare ripicche, gelosia e sconvolgenti verità all'interno di una famiglia borghese con tracce marcate di radicalismo chic. Validi i dialoghi e il cast pare appropriato con Lo Cascio oramai intellettuale sinistroide di ottima fattura, Gassman solito arrivista romano, la Ramazzotti efficace neo scrittrice e Papaleo musicista all'apparenza single; forse è la Golino l'unica a rimanere nell'ombra in un ruolo da donna frustrata.

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Daniela 5/12/16 12:42 - 12606 commenti

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Ancora un altro poco felice remake made in Italy di una commedia francese di successo, di cui sembra la versione becera. Funziona quando resta sul terreno dell'originale, cede o diventa fastidioso quando se ne discosta, come accade con i ripetuti flashback che interrompono la narrazione a danno del ritmo, oltretutto appesantiti da un soverchiante sottofondo musicale, o con le riprese in bn con l'elicotterino, superflue. La colpa non è degli attori, anche se tutti hanno dato il meglio di sé in altre occasioni, ma della regia e della sceneggiatura: se si vuol copiare, almeno bisogna farlo bene.

Ira72 15/11/16 12:41 - 1305 commenti

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Premesso che non ho mai visto la versione francese, ho trovato questo film un po' troppo buonista, a tratti ruffiano e stereotipato nell'evidenziare il lato radical chic di Lo Cascio. Avrei anche evitato gli eccessivi flashback che oltre a non svelare granché spezzano la fluidità del racconto. Il finale "american style" che deve forzatamente strappare una lacrima poteva essere evitato. Detto questo, però, il film mi ha divertito e Gassman si conferma un ottimo interprete che non sembra recitare: spontaneo, divertente, carismatico e anche un po' canaglia.
MEMORABILE: “Ha mai provato la sindrome di Stendhal?” “No, però di Stendhal ho letto Il rosso e il nero, il più famoso”.

Modo 18/03/17 23:56 - 948 commenti

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Se non si fosse visto il film francese potrebbe essere considerato simpatico e originale. Dovendolo però per forza confrontare, il remake ne esce con le ossa rotte. Finché si mantiene la traccia dei cugini transalpini il lungometraggio regge bene, per merito dei comunque bravi attori. Ma poi ahimè c'è "l'italianizzazione" che rovina e appesantisce il tutto togliendo ritmo (punto forte del film). Non è così male ma appare come un'inutile scopiazzatura.

Reeves 4/05/21 12:30 - 2152 commenti

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Nel trasportare in Italia una pochade generazionale francese ambiziosa e destinata al pubblico "alto", Francesca Archibugi carica la situazione sottolineando aspetti politici e contrapposizioni ideologiche che invece sono tipicamente italiane. L'operazione è fredda e molto studiata a tavolino e il risultato risente fortemente in modo negativo di questo condizionamento. Attori bravi, ma da soli non ce la fanno.

Michdasv 15/08/21 21:01 - 117 commenti

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Straordinario. Inizia male, e ciascun attore sembra sbagliato per la parte, poi a poco a poco ingrana e si rovesciano gli equilibri: Golino e Ramazzotti che sembravano comparse si rivelano le vere protagoniste,  Lo Cascio impersona perfettamente l'intellettuale rifugiatosi nei social (e quanti ne esistono!), Gassmann è perfetto e Papaleo meglio ancora. La casa, il quartiere, l'Intervista, la musica, la luce... tutto perfetto. Soprattutto il flashback, e "Telefonami tra vent'anni" (meglio della cucina del Grande freddo). Solo una goccia di buonismo di troppo...
MEMORABILE: I nomi già dati ai figli; Papaleo al telefono.

Victorvega 17/01/22 17:17 - 501 commenti

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Commedia di chiarissima ispirazione teatrale, per la rappresentazione pressoché in un'unica location e affidata molto al dialogo tra i personaggi. I punti deboli sono rappresentati dai flashback, che allentano tensione e disperdono il filo conduttore. I primi due terzi del film hanno un'impostazione molto intellettuale, molto giocata su dialoghi descrittivi di un certo mondo, di una certa categoria sociale; l''ultimo terzo è quello più riuscito, nel quale, causa una rivelazione, l'azione appare più dinamica e diretta. Nel complesso, un film discreto.

Paulaster 28/06/22 09:51 - 4373 commenti

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Ad una cena tra amici viene rivelato il nome del prossimo nascituro. Eliminato abbastanza presto il pretesto per un classico scontro di vedute, il resto della sceneggiatura vive di momenti isolati (anche se eclatanti come intensità). La Archibugi cerca di variare i toni inserendo flashback che nulla aggiungono, momenti coi figli per far vedere il lato infantile e la canzone cantata di Dalla che suona artificiosa. Gassmann dà un minimo di costruzione al personaggio, Lo Cascio è puntuale nei dialoghi, Ramazzotti/Golino hanno un piccolo spazio nel finale, Papaleo fa numero.
MEMORABILE: Il nome preso dal libro; Il furto della morte del cane; Prugna; Il chirurgo che chiede per la fattura.

Occhiandre 15/09/22 20:15 - 153 commenti

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Commedia postdatata e immobiliaristica su vezzi francesoidi e radical chic di maturi romani che lasciano il ruolo di lingue biforcute ai figli bambini (fustigatori di costumi alimentari olezzanti) passando così davvero, dapprima, per persone davvero mature anche di testa. Gassman invece pare investito del ruolo di pecora nera: ostenta ricchezza, dà mance sostanziose ai nipotini e spiritosamente sbruffoneggia. Il contrario del fratello sottotono ma con attico alla moda e una cattedra da insegnante (un pelino narciso) di qualche oscura disciplina sforna-disoccupati. Però quel nome...
MEMORABILE: La minestra (di broccoli) che puzza (di cosa lo scopriranno gli spettatori); Il fantomatico Califfo versione jazz; La figlia, già vista in Incompresa.

Capannelle 4/12/22 23:34 - 4394 commenti

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Alti e bassi in un film che tiene un discretto ritmo salvo poi vederlo crollare ogniqualvolta introduce fastidiosi e incommentabili flashback che nulla dicono. Finché lo scherzo di Gassman regge il film procede in maniera anche intrigante, dopo il racconto vegeta per un po' per poi rianimarsi con la rivelazione legata al supposto Prugna. In generale gli attori sono bravi, non si pestano i piedi e rendono apprezzabili anche le gag più prevedibili. Gassman e Lo Cascio di nuovo fratelli come un anno prima.
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  • Discussione Raremirko • 8/02/19 22:40
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Buono e divertente, può contare su attori molto bravi (ho rivalutato in generale gli attori italiani) e i colpi di scena non sono male.

    Mi manca l'originale francese, ma so che questo se ne discosta abbastanza, che male non è; ancora una volta, in modo vero, viene a galla la mentalità italiana, non proprio encomiabile e più che altro incentrata sullo scaricabarile.

    Gassman una spanna sopra gli altri, sempre sexyssima la Ramazzotti; produce Virzì.