Ragazzino rampollo di famiglia agiata finisce in mare durante una vacanza in vela e viene raccolto da immigranti clandestini alla volta dell’Italia. Film a sfondo sociale più che dichiarato, anzi decisamente troppo rigido nella rappresentazione delle dinamiche che coinvolgono i vari protagonisti. Tutto è esattamente come ci si immagina. Il titolo è bello, l’idea di fondo buona, ma poi tutto si incanala nel solito e il bisogno di costruire un film “d’impegno civile” mortifica qualsiasi volo cinematografico.
Deludentissimo. Da Giordana non mi sarei aspettato un tale pamphlet pro-immigrazione di siffatta natura. Il punto non è tanto il film d'impegno sociale, l'integrazione e il far apparire, a giusto titolo, gli immigrati non solo come dei rubalavoro o ladri, quanto come lo si fa. Semplicistico, qualunquistico e senza un pizzico di poesia. Banale. Evitare!
Attraverso gli occhi di un bambino di buona famiglia, Giordana cavalca l’onda del fenomeno immigrazione : la spietatezza degli scafisti, il miraggio di una vita migliore da parte degli stranieri disperati, il fratello rumeno che non esita a far prostituire la sorella e a rubare, i contrastanti sentimenti di generosità e diffidenza degli italiani. E c’è pure una frecciata politica (di parte) in un manifesto elettorale appeso ad un muro. Un talk-show della Rai o una fiction TV non avrebbero detto cose diverse. Trascurabile.
Approssimativo film sul tema dell'immigrazione e di quello che ne consegue, con un occhio di riguardo alle difficoltà affrontate dagli stranieri e una certa critica verso gli italiani, che naturalmente vengono fatti apparire come quelli che prima sono diffidenti e poi si redimono e compiono buone azioni. Boni se la cava bene nel ruolo del piccolo imprenditore del nord, tuttavia il film è un ricettacolo di luoghi comuni e ha un'impostazione para-televisiva. Scorre piacevolmente ma non colpisce. Tipico cinema italiano moderno semi-impegnato.
Tragicomico tentativo di realizzare un film drammatico sull'emarginazione e sull'immigrazione clandestina. Il risultato è un polpettone buonista, pregno di tutti i cliché del caso, recitato malino (anche se Alessio Boni non è male) e qualunquista fino alla nausea. Se a tutto questo aggiungiamo la totale assenza di qualsivoglia virtuosismo o stile cinematografico, ci troviamo di fronte a una realizzazione da fiction televisiva qualitativamente medio bassa. Quasi letale.
Al contrario di tanti, ho trovato palpitante e profondamente emozionante il film di Giordana, emotivamente coinvolgente quanto I cento passi, analiticamente aperto e preciso come era stato in Pasolini (i suoi due film migliori ad oggi). Al cospetto di una cornice così vibrante, trovo assolutamente perdonabili le pur evidenti sbavature "televisive"; quanto alle banalizzazioni sfido a non lambirle affrontando il tema. Il bildungsroman di un ragazzino del nord-est che si perde in acqua e non si ritrova più sulla terraferma è metafora da valutare meglio.
MEMORABILE: Le parti "avventurose": la scomparsa in mare di Sandro, la ricerca della ragazzina rumena; La madre interpretata da Michela Cescon.
Giordana realizza una storia con il suo solito stile ben definito in cui la vicenda appare egregiamente narrata. Il tema dell'immigrazione con le sue orride brutture viene visto con gli occhi di un adolescente di buona famiglia bresciana. La narrazione mostra il tatto e il mestiere del regista che si avvale di un Boni e una Cescon notevoli. Interessante e toccante.
L'opera può essere accostata a Fuocoammare come tematiche e storia, ma a differenza del film lirico e simbolico di Rosi, qui la struttura narrativa è tradizionale: contrastano le giovani generazioni moderne adagiate in un pigro e rassegnato occidente e l'adrenalina delle nuove generazioni extracomunitarie. Il film non parteggia né per le une né per le altre e i contrasti sopracitati cambieranno la vita al giovanissimo italiano, che dolorosamente affronterà gli espedienti drammatici ai quali i migranti sono costretti per sopravvivere.
MEMORABILE: La scoperta sconvolgente del protagonista riguardo al suo coetaneo extracomunitario.
Ragazzino finito in mare viene salvato da una nave di migranti. Il tema principale affronta con rigore morale l'emigrazione suggerendo che una mano si potrebbe dare. Purtroppo Giordana non ha il rimedio pratico a una situazione così complessa e il finale lo mostra nella sua evidenza. Meglio l'attenzione data alla maturazione sviluppata dal giovane protagonista. Male la caratterizzazione dei genitori bresciani, disegnati come pronti a risolvere ogni piccolo problema col denaro.
MEMORABILE: Il panico del ragazzino appena caduto in acqua; L'esultanza per il motore della barca ripartito; Le donne sull'autobus che parlano in dialetto.
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