Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

François Legrand (più noto come Franz Antel) è il regista de I DOLCI VIZI DELLA CASTA SUSANNA e LE DOLCEZZE DEL PECCATO, prodotti erotici tedeschi dai quali il nostro prende la bionda Terry Torday e cerca di inserirla in una commedia co-prodotta da Italia e Germania che vede in Lando Buzzanca un ferroviere che divide la sua esistenza settimanale tra Roma e Monaco. Sposato in entrambe le città (a Monaco con la Torday, a Roma con - udite udite - Raffaella Carrà) vive senza troppi problemi per un paio d'anni. Così comincia il film, in gran parte ambientato a Monaco, dove tutti si sforzano di parlare un italiano con forte...Leggi tutto accento tedesco che quasi subito infastidisce rendendo ardua la visione. Ma è un po' tutto il film a giocare con accenti e dialetti (bolognese e veneto soprattutto), manifestando una provincialità che ben si sposa al profilo basso dell'operazione. Privo però di caratteristi degni di nota, PROFESSIONE BIGAMO poggia interamente sulle spalle di Buzzanca (la Carrà si vede molto meno della Torday ed è presenza anonima), il quale inizialmente deve lasciare spazio ad altri personaggi e storie marginali, superflue, recitate oltretutto male con intenti comici deprecabili; quando finalmente si prende la scena (cioè quando le due realtà inevitabilmente si incrociano costringendolo agli straordinari) la qualità del film migliora e ci si comincia a divertire (pur seguendo un canovaccio vecchio e stravecchio): Buzzanca molla una, torna dall'altra, si assenta, ritorna in un valzer d’equivoci e sotterfugi degno della miglior tradizione comica; tiene la scena con grande professionalità e nonostante intermezzi deprimenti la commedia funziona.

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B. Legnani 19/02/07 00:42 - 5519 commenti

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Ovvio il richiamo al celebre Signori, in carrozza!, donde viene l'idea principale. Film lento e macchinoso nella prima parte, che si fa discreto solo quando la situazione del bigamo comincia a precipitare. Il film su questo ferroviere, insomma, parte con un'ora di ritardo. Prima dominano un greve umorismo germanico, una fastidiosa parlata con accento tedesco ed un micidiale festival di dialetti, che spuntano anche nel finale. Tolto Buzzanca, mediocri gli altri. Nei ruoli minori c'è pure Rendine (il Panunzio di Indagine su un cittadino...). 

Undying 28/01/08 22:06 - 3807 commenti

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Soggetto fallocratico e maschilista, in controtendenza con il momento d'emancipazione femminile. Il Vittorio Coppa interpretato da un Buzzanca che si "sdoppia" in veste di marito, agevolato dal lavoro in ferrovia, ha qualcosa di triste, più che di ironico. Come sono tristi i nudi forzati (limitati a qualche chiappetta e qualche capezzolo esposto) delle crucche che - con la loro parlata spalmata sui 90 minuti - hanno effetto cento volte superiore ad una copiosa dose di bromuro. Sufficienza solo per il bravo Buzzanca, ma "due palle" sono troppe.

Homesick 25/01/08 18:36 - 5737 commenti

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Le commedie di Antel sono grevi, lente, ripetitive, e anche questa non fa eccezione, nel suo riciclaggio di situazioni d'allegro adulterio e di irritanti stereotipi di dialetti italiani ed accenti stranieri. Soltanto verso la fine, quando a Buzzanca non è più possibile distinguere Roma da Monaco, il film esce per un attimo dalla piattezza assoluta. Cult la presenza della Carrà come moglie italiana di Buzzanca.

Caesars 26/01/09 09:25 - 3773 commenti

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Vedibile più per la curiosa partecipazione di Raffaella Carrà nel ruolo della moglie italiana di Buzzanca, che per meriti cinematografici. La storiellina è vista e risaputa nonchè girata in modo assai anonimo, in aggiunta possiamo contare sulle dita di una mano le situazioni che ci regalano un timido sorriso (il che per una commedia umoristica non è che sia proprio il massimo). Rimane una parte finale leggermente migliore del resto e un Buzzanca che ci regala una discreta interpretazione. Un pallino e mezzo, non di più.

Il Gobbo 12/05/12 10:16 - 3015 commenti

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La pochade tedesca, un po' come dire il fisco equo o il milanista sportivo. Il grande Buzzanca fa anche più di quel che deve, ma non gli si possono chiedere i miracoli. I curatori dell'edizione italiana poi (non osiamo immaginare l'originale) si sbizzarriscono con le cadenze dialettali affondando definitivamente la pericolante zattera. Tedescone polpose ma dalla sensualità di un Rummenigge. Quasi disastro.

Saintgifts 22/05/14 01:17 - 4098 commenti

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Buzzanca bigamo che si considera più onesto di coloro che, sposati, hanno l'amante. Eh sì, perché lui quando ama deve sposare la donna, o le donne, dei suoi sogni. Moglie tedesca a Monaco e moglie italiana a Roma, le due città capolinea dei treni su cui lui lavora. Film che si appoggia interamente sulle spalle del Lando nazionale e sulla fugace visione di qualche nudo; forse nell'idea di usare la brutta imitazione di dialetti e l'altrettanto brutto accento tedesco in bocca alle gentili frau c'era l'intenzione di dare un tocco di originalità.

Herrkinski 31/07/20 15:41 - 8052 commenti

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Commedia degli equivoci italo/tedesca che presenta un cast misto tra le due nazionalità, in cui si segnala la presenza di una Carrà quasi irriconoscibile. Buzzanca a suo agio nel ruolo del bigamo ma la vicenda stenta a decollare e sembra che il regista trovi riempitivi per fare minutaggio nella prima parte, lasciando la maggior parte delle gag nel finale, di discreta fattura. Il doppiaggio italiano cerca di rendere più brillante il film aggiungendo diversi accenti ai protagonisti ma il risultato è più che altro irritante, specialmente per il cast tedesco; guardabile ma un po' noioso.

Motorship 24/07/21 17:29 - 585 commenti

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Commedia brillante italo/tedesca che pur partendo da un'idea buona sciupa tutto o quasi a causa di una sceneggiatura a dir poco lacunosa che fa sì che per la maggior parte della durata non vi siano gag interessanti (recupera giusto negli ultimi minuti). Anche il ritmo è latitante, con varie fasi di stanca. Buzzanca è in forma e fa quel che può, la Carrà invece, pur impegnandosi, viene relegata in un ruolo quasi marginale. Le tedesche, pur belle, sono invece inespressive.

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