Discreto documentario su uno dei migliori registi italiani quale è Pier Paolo Pasolini, diretto da Laura Betti, attrice che ha lavorato molto con Pasolini. Immagini su immagini, con in sottofondo la voce del regista bolognese che parla di vari temi: sviluppo e progresso, suicidio, i suoi genitori. Si poteva fare di più...
Di gusto discutibile - per la manipolazione digitale delle immagini (il sorgere del sole e la sequenza del papavero danzante sono ridicole), per le ingenuità da principiante (perché i ralenti? perché i finti graffi sulle immagini da repertorio?) - e con un uso arbitrario delle didascalie che lasciano nell'anonimato molti interventi e spezzoni, un'opera "dè core" che ha l'ambire di sintetizzare l'uomo Pasolini nei suoi molteplici e contradditori aspetti. L'accumulo però è solo frastornante e davanti alle parole del poeta che ancora infiammano e scuotono, il film rivela la sua inadeguatezza.
MEMORABILE: "Perché realizzare un'opera quando è così bello sognarla soltanto?"...
Un omaggio personalissimo, quasi intimo, di Laura Betti a Pasolini, costruito come un montaggio delle straordinarie parole del poeta, e immagini di repertorio e dei film messe a confronto con altre visioni (e, ahimè, qualche rielaborazione digitale). Proprio in questi rimandi (talvolta sorprendenti e illuminanti) sta l’aspetto positivo, ma anche negativo (le divagazioni a tratti compiaciute o artificiose). Stona che ci sia un unico intervistato (Paolo Volponi). Uno spunto in più per amare Pasolini, un’occasione persa per capirlo meglio.
Un omaggio fraterno da parte della Betti nei suoi limiti per voler dimostrare curando poco il lato tecnico. Contributi ricavati negli anni per descrivere i totem del suo pensiero e l'ascolto di varie liriche. Risultato confusionario ma comunque denso di illuminazioni di cultura e costume che meritano attenzione. Qualche intervento esterno in più e meno effetti avrebbero giovato.
Più che un documentario è soprattutto un discorso che Laura Betti fa su Pier Paolo Pasolini, con il quale aveva un rapporto umano e artistico molto intenso. L'attrice sembra giocare sugli eccessi e alterna così scene quasi fastidiose ad altre nelle quali traspare il suo grande attaccamento per l'artista. Bella la testimonianza di Mario Martone, abbastanza inutile - soprendentemente - quella di Siciliano.
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a me a tratti commosse anche in cartoni animati e nel minestrone, sebbene ormai mutato in fac-simile pasoliniano e ricalcante sempre lo stesso ruolo. ma era un ruolo a lui congeniale, un po' per la sua vis dura e tenera a un tempo, un po' perché bene o male rispecchiava anche la sua biografia. mi interesserebbe vederlo in kafka la colonia penale di betti e recuperare tutto sogni e bisogni.