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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Melodramma decisamente anonimo che poggia sul nulla di una storia ampiamente prevedibile in ogni sua parte; la storia del solito amore impossibile tra il ricco rampollo (Borelli) di una nobile famiglia e la figlia (Lisi) del fattore della grande tenuta di campagna di cui il giovane sarà un giorno proprietario e dove questi si rifugia assieme alla madre (Lattanzi) per riposarsi dalle fatiche del lavoro. Lui, Giorgio, è ovviamente già promesso sposo a una del suo rango (Rory); lei, Maria, è ancora scossa dalla morte della madre e trova in quello che è di fatto il suo “padrone” l'amore che aveva sempre sognato. Durante la vacanza le cose vanno al meglio e la “piccola santa”, come lui la chiama,...Leggi tutto si rivela meno santa del previsto. Tanto è vero che si comincia coi baci appassionati e poi... Di ritorno in città, a Napoli, Giorgio vorrebbe continuare a vederla, ma la perfida madre – assieme alla futura sposa di Giorgio – li vede mentre amoreggiano in giardino e chiama Maria a sé, spiegandole che suo figlio la sta vergognosamente “usando” e che è il momento di aprire gli occhi. Cominciano i pianti e i rimpianti, la Lisi (davvero splendida) non sa più dove sbattere la testa e il dramma si fa pesante, come sempre in questi casi. Il titolo del film prende spunto da una celebre canzone che verrà eseguita durante la festa di fidanzamento tra Giorgio e la figlia dei duchi d'Albore, ma altri brani vengono infilati qua e là a riempire una pellicola che, senza di essi, faticherebbe a raggiungere il minutaggio minimo. La parti comiche (si fa per dire) sono appannaggio di Virgilio Riento, che abusa del suo famoso dialetto “finto abruzzese” per animare siparietti del tutto avulsi dal contesto secondo uno schema ai tempi ben noto. Se si possono apprezzare i bei paesaggi di campagna, dominati da una chiesetta abbandonata nel verde, non altrettanto si può fare nei confronti di una vicenda che davvero non offre nulla di originale nemmeno nelle interpretazioni, assolutamente convenzionali, dei protagonisti: Tina Lattanzi nel ruolo della Duchessa è volutamente spregevole fino all'esagerazione, Virna Lisi mette in campo la sua non comune avvenenza ma passa dai baci ai pianti a dirotto con enfasi teatrale a tratti ridicola, Rosario Borelli sta lì in mezzo e fa il bello giudizioso che ha scelto la professione medica perché ama il prossimo (non ha nessun difetto in pratica, se si eccettua l'infingardaggine con la quale tradisce la sua sposa appena gli capita sotto gli occhi la “piccola santa”). Insomma, l'ennesima love story tormentata tra il ricco e la poverella, con finale in ospedale e un neonato che spunta a sorpresa (fulminanti le ellissi che portano dal concepimento alla nascita). Trascurabile, pure per la Lisi che tra il 1954 e il 1955 interpretò nel pieno dei suoi diciottanni ben quindici film!

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 13/04/16 DAL DAVINOTTI
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