Perversioni femminili - Film (1996)

Pretenzioso, patetico, prolisso, patinato, ingenuo negli squarci onirici, artificioso nei dialoghi e nella fotografia: ecco concentrati in un solo film i peggiori difetti del cinema contemporaneo dalle pretese autoriali, qui in versione femminista. La sceneggiatura, poi, è rigonfia di irritanti luoghi comuni (la donna con la passione per il cioccolato…) e invenzioni da dementi (la ragazzina che, ad ogni sua mestruazione, celebra il funerale del bambino che avrebbe potuto nascere). Erotismo sottozero, a dispetto dei suggerimenti del titolo.

Deludente e noioso: la sceneggiatura appare molto sfilacciata e si fa fatica a seguire le contorsioni oniriche della protagonista, miscelate con le turbe psicologiche dei vari familiari a carico (della serie, ma che c'azzecca?). Inizialmente si fa leva sul lato erotico spingendo la Swinton in qualche interessante evoluzione, ma ben presto si smorza anche quel poco d'interesse che la situazione poteva suscitare. Finale terrificante.

Tolta la splendida Swinton, talmente camaleontica che dove la metti sta ma spicca sempre (persino in un guazzabuglio di siffatto genere), il film è quasi irritante. Nonsense e, se proprio qualcuno volesse lambiccarsi per trovarlo, non vale la lunghezza della pellicola. Tediosa, grottesca e di rara pochezza onirica. Ma il vezzo più imperdonabile è l’ambire al prodotto d’essai. Viene in mente solo l’iconico Totò: "ma mi faccia il favore!". Da salvare la Swinton, appunto.