Note: Presentato alla 72ma mostra del cinema di Venezia, sezione Orizzonti. Il titolo si riferisce a dei cartelloni anagrammati nelle scene allo stadio.
D’accordo, è uno dei tanti (troppi?) mockumentary nati in questi anni sui personaggi più disparati, che usano una formula ormai abusata per stupire con storie inventate che appaiano più vere del vero grazie a una serie di interviste incrociate e testimonianze visive che vanno dalla vecchia fotografia appositamente ingiallita al filmato in super8 fino al film (nel film) sulla vita del protagonista; questi rivive quindi attraverso le voci di chi lo conosceva e lo frequentava, i documenti video e le interviste (che come di norma prevedono guest star divertite nel prestare la loro immagine all’operazione). Al centro della storia tale Leonardo Zuliani, che all’indomani...Leggi tutto della sua scomparsa (luglio 2006) scopriamo essere celebrato da tutte le televisioni del globo. Per farci capire di chi si tratti parte quindi un documentario che ne ricostruisce la vita fin dai primi giorni, introducendoci lentamente al disturbo della personalità che solo dopo un po’ capiamo davvero cosa riguardi: Leonardo è incrollabilmente, disperatamente, quasi "geneticamente" antisemita. Non si pensi però a una sorta di AMERICAN HISTORY X rivisto in chiave ZELIG, perché ciò che più colpisce non è in Leonardo ma nel mondo che lo circonda. Che è il nostro ma insieme non lo è; è un mondo che del tutto sorprendentemente tende a giustificare l’antisemitismo al punto da coniare il termine di antisemifobia per indicare la “patologia” di chi non accetta l’odio razziale nei confronti degli ebrei. Perché, come dice uno degli intervistati, se è incivile sopprimere un sentimento come l’amore lo è anche impedire di odiare. E’ in questo bizzarro ragionamento che si stabilisce l’originalità dell’operazione, la quale semplicemente sceglie la formula del mockumentary perché la migliore e più “creativa” per raccontare la graduale inversione di tendenza nel pensiero dominante, un’inversione inizialmente appena accennata poi sempre più feroce, teleguidata dai media e dagli opinion leader (qui impersonati da Freccero, Cazzullo, Mentana, Sgarbi...). L’intero film è quindi strutturato per divertire portando a riflettere attraverso il paradosso e utilizzando gag a loro modo anche geniali (si vedano gli striscioni da stadio anagrammati) all’interno di un mockumentary indubbiamente assemblato con la dovuta cura. Certo, è inevitabile che si avverta una forte ripetitività dal momento che ogni trovata ruota attorno al medesimo concetto e al medesimo messaggio, però va apprezzato lo sforzo nell’escogitare sempre nuovi tramiti per esplicitarlo, fino alla creazione del kit “Burning love” (bandiera, benzina e accendino). Acute le citazioni al VIOLINISTA SUL TETTO, ben studiata la messa in scena di alcune gag (si veda la versione riveduta e corretta – col bianchetto – della Bibbia, da cui viene eliminato ogni riferimento all’ebraismo, con tanto di “benedizione” di Corrado Augias). Non scorre tutto liscio, le scelte nel casting non son sempre felici (protagonista compreso), però l’apporto di tanti volti noti della nostra televisione conferisce verismo e tra le pieghe della vicenda, in mezzo a qualche cartuccia a salve di troppo, si individuano anche battute seminascoste azzeccate (l’andamento di certi grafici...). Un film che vive di momenti, per le singole invenzioni valorizzate dall’efficacia della realizzazione tecnica. Imperfetto, zoppicante, lento ad ingranare ma anche spiazzante nell’idea su cui si basa e originale, almeno in un Paese dove ci si muove sempre coi piedi di piombo e chi azzarda in direzione di un umorismo meno "facile", così slegato dalla nostra tradizione, diventa spesso bersaglio immediato della critica. Non potrà mai essere il nostro FORGOTTEN SILVER ma come oggetto curioso e bizzarro non è da sottovalutare.
Irritante e buonista mockumentary su un ragazzo antisemita scomparso. Il film vorrebbe essere una comica accusa all'antisemitismo rovesciando la realtà in un'Italia che trova discriminante discriminare un antisemita. Ma i debiti verso l'Allen di Zelig e Prendi i soldi e scappa sono enormi e malfatti. Inoltre, come in molti di questi film si respira un'aria di perbenismo e di humour finto intelligente che fan innervosire. Pessima la scelta del protagonista che, anche in immagini fisse, appare del tutto inespressivo. Ma è tutto il cast a irritare.
L'assunto che sta alla base del film non cambia mai, la sua carica dissacratoria o allegorica non trovano alcun vero sbocco e allora di cosa dovremmo ridere o riflettere? Del conformismo dei media, della vaghezza di certe letture sociologiche? Non mi pare e al di là di qualche battutina o sfumatura Caviglia non riesce ad andare. Curiosa ma anche eccessiva la galleria di personaggi e opinion maker raccolti nella sua operazione, ma alla fine ti accorgi che ciò va semplicemente a coprire il vuoto di idee e l'incapacità di spiazzare chi guarda.
E’ il classico vorrei, ma arrivo fino a un certo punto. Lo si può apprezzare per il coraggio, visto l’argomento (ironia e sarcasmo nel descrivere un qualcosa che in passato ha portato all’Inferno in terra). Ma si ha anche la sensazione che sia tutto imbastito solo per arrivare alla facile battuta e alla gag da strappasorriso. Alla fine, è più una mitragliatrice che spara molti proiettili ad acqua; ti colpiscono anche, ma son pur sempre ironia diluita dalla bassa quantità di contenuto. Comunque, un’occhiata…
MEMORABILE: Il circolo "Fasci e bulloni"; Il "Barba Giudeo"; Il fumetto di successo; "Basta carciofi, vi prego"; La nuova guida turistica della Terra Santa.
Finto documentario su un certo Leonardo Zuliani, giovane "attivista dei diritti civili", appena scomparso e del quale una folla di persone si ritrova ad acclamare il nome. L'esordiente Caviglia realizza un'opera espressione di un forte coraggio e di una grande ironia, non solo nei confronti dell'odio più grande che l'uomo abbia mai potuto sperimentare nel corso dei secoli (l'antisemitismo), ma anche e soprattutto nei confronti dei moralisti di turno; questi sono pronti a lucrare su ogni gesto compiuto dal giovane. Non il massimo, ma un buon inizio.
Finto documentario con protagonista un certo Leonardo Zuliani, attivista antisemita che lotta per il diritto di discriminare. Il film è una critica alle discriminazioni contro le minoranze e lo fa rovesciando la realtà e cioè ambientando la storia in un'Italia in cui si protesta per difendere il diritto di odiare e non i diritti degli odiati. La trama è abbastanza demenziale e riserva qualche gag davvero simpatica. Un film interessante che purtroppo non sfrutta appieno le sue potenzialità. Comunque non male.
Se si è vissuti almeno un poco a Roma (pur non essendo realmente romani, ma quanti lo sono più) lo si può apprezzare con più gusto. Originale o meno, elucubrazioni letterarie e forbite a parte, è delizioso e divertente. La sola scena del Kebab ("ma-o-metto er checiappe?") vale già una visione: genialità spicciola e immediata da romanesca ironia di strada e di quartiere. Tra le tante pellicole sprecate in Italia, qualcuna vale la visione.
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Hi! Hi! Ozpetek in persona si è fatto in quattro per pubblicizzare il film definendolo geniale.
A detta sua assolutamente imperdibile...
Come sarei curioso di leggere ulteriori commenti...