Note: Quarto film della saga poliziesca tratta dai romanzi dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen dopo "Carl Morck - 87 minuti per non morire" (2013), "The absent one – Battuta di caccia" (2014) e "Il messaggio nella bottiglia" (2016).
Quarto film dedicato al personaggio dell'investigatore danese Carl Mørck, non è facilmente attaccabile, nel suo complesso. La storia comincia a disvelare le sue tracce quando dietro al muro di un appartamento vengono ritrovati i cadaveri mummificati di tre persone sedute a tavola (chiuse lì da dodici anni, di fronte a parti del loro corpo sezionate e infilate in vasetti). Si apre un'indagine che fin da subito (sulla scena del delitto vengono ritrovati i documenti delle vittime) indica i responsabili in un gruppo di strani personaggi che gestivano un ospedale dismesso sulla minuscola isola di Sprogø, posta al centro di un lungo ponte che unisce due coste della Danimarca....Leggi tutto Un ospedale singolare, in cui venivano confinate le ragazze con problemi legati alla loro natura “ribelle”. Tra di esse anche una giovane (Bornedal) rimasta incinta dopo un rapporto col cugino e il cui percorso fin lì seguiamo in un flashback (frammentato in più parti) risalente al 1961, quando la struttura era ancora in piena attività e retta dall'ambiguo dottor Curt Wad (Crosset Hove), le cui singolari idee impareremo a conoscere nel corso del film. Un soggetto intrigante, che però tende a farsi talvolta fumoso in alcune sue divagazioni e che non si giova troppo dell'alternanza nella conduzione che segue, mescolandole, la storia recente e quella del 1961 (con quella attuale che manteiene comunque una netta prevalenza). Anche perché la vicenda d'epoca non sembra poter dire molto e si dilunga in goffi accenni erotici (e saffici) che non aggiungono nulla. In parte e ormai affiatata la coppia di poliziotti composta da Mørck (Kaas) e Assad (Fares), con quest'ultimo a un passo dal trasferimento ma naturalmente molto interessato alla vicenda anche per ragioni legate alla propria etnia (il sottotesto antirazzista è un punto forte del film). Gli scambi tra i due sono spesso venati da una piacevole vena ironica a testimonianza di una sceneggiatura attenta, che però pecca un po' nel disvelamento della soluzione. Ma è forse la regia di Christoffer Boe il maggior punto debole: per quanto professionale e abile nello sfruttare le qualità di fototografia e recitazione, difetta nella capacità di coinvolgere risultando piatta, più legata al mondo televisivo che cinematografico; attenta a seguire gi schemi del genere con scrupolo ma fredda, lontana dai migliori esempi del campo. Per questo e probabilmente quasi solo per questo il film non convince fino in fondo: l'attenzione scema in più punti, il desiderio di proseguire fino a conoscere la soluzione è relativo e forse, al di là della buona idea di inserire nella vicenda l'ospedale “maledetto”, troppe cose appaiono forzate, prive di un movente credibile che ne giustifichi la bizzarria (a cominciare dalla trovata, più scenografica che altro, delle tre mummie nella stanza murata). Lo si segue a tratti con gusto, non se ne resta troppo delusi ma nemmeno entusiasti...
Dentro una stanza murata vengono rinvenuti tre cadaveri mummificati attorno ad una tavola imbandita con pezzi di corpi... E' l'inizio ad effetto della quarta indagine della Sezione Q che schiera la stessa squadra di interpreti immersi nelle gelide atmosfere danesi. Questa volta il plot trae spunto da una vergogna perpetrata nel passato per allagarsi a crimini silenziosi protetti in alto loco. Thriller magari troppo squadrato e con troppe forzature per rinforzare la suspense, ma solido, avvincente, ben interpretato da un cast rodato.
Dietro a un muro viene ritrovata una stanza con una tavola apparecchiata per quattro, con una sedia vuota e le altre tre occupate da altrettanti cadaveri mummificati: è l'inizio di una lunga indagine che porterà alla luce orribili segreti. Ottimo thriller danese dalla trama solida e convincente che si basa su fatti vergognosi realmente accaduti nella Danimarca degli anni 50. Film di indagine che alterna, senza creare confusione, presente e flashback. Ottimi cast e regia. Da vedere!
Il quarto caso della sezione Q, guidata da Carl Morck è un thriller ben strutturato e ambientato in una plumbea e quasi funerea Danimarca, dalle gelide atmosfere, fisiche e umane. Molto efficaci i flashback che chiariscono il passato dei personaggi e che conducono in una grande atmosfera di tensione verso un finale assai emozionante. Ottima la prova degli interpreti, tra i quali spicca il bravo Fares Fares. Buon film.
Buone le intenzioni: si parte dai giorni nostri per raccontare il torbido passato di un ospedale, poi il film prosegue fino alla fine su due linee temporali diverse indebolendo a tratti il crescere della tensione. Apprezzabile la voglia di scandagliare argomenti come l'aborto, la sterilizzazione, e non ultimo il razzismo serpeggiante nella società danese. A metà strada fra il noir e il thriller è un film interessante ma non imperdibile.
Il casuale rinvenimento di uno scenario atroce all'interno di una stanza murata mette in moto le indagini affidate a una squadra alquanto disunita, ma che arriverà a capo di tragici fatti e ripugnanti intenzioni (xenofobe e misogine). Un thriller danese che riporta alla luce un pezzo di storia misconosciuto e rimosso, che alterna con scioltezza due piani temporali, risvolti politici e di casta ed action tout court in un'ambientazione gelida quanto alcune figure senza alcuna umanità. Purtroppo il finale, nello sforzo di riannodare tutte le fila, non è all'altezza delle aspettative.
Due facce giuste, due poliziotti complementari in terra danese, indagano su un caso misterioso: tre persone mummificate e murate dietro alla parete di un appartamento qualunque. Il caso si sviluppa come un poliziesco TV, ma alcuni elementi di fondo, come la pulizia etnica e le problematiche di integrazione razziale, lo elevano a qualche cosa di più. Inoltre, l'approfondimento psicologico dei due protagonisti, proprio perché abbozzato, riesce a raccontare tanto di più grazie soprattutto alla bravura di Nikolaj Lie Kaas e Fares Fares.
Squadra vincente non si cambia. Ed effettivamente non delude nemmeno questa volta. Inizio avvincente e insolito (tre mummie murate in una stanza, un'isola, troppi abusi), da cui si dipana una sceneggiatura ben concertata in grado di coinvolgere. Interpreti all'altezza e ritmo trascinante rendono gustosa la visione di questa pellicola, in cui sono realizzati con maestria gli intrecci tra passato e presente. Molto apprezzabile anche lo stile asciutto del film, tipicamente danese. Una storia che sa raccontarne molte altre senza annoiare.
Mentre Assad si prepara a lasciare la Sezione Q e Mørck maschera di cinismo il proprio disappunto, il ritrovamento di tre corpi li riporta in azione. L'ultimo capitolo della saga con Kaas e Fares è anche il migliore: dal setup orrorifico, quasi argentiano (i cadaveri murati à la Profondo rosso, la suspiriosa clinica per ragazze), va propagandosi un intricato disegno criminoso che si allaccia a fatti realmente accaduti (come opportunamente segnalato nelle didascalie finali). Tensione crescente, buoni climax adrenalinici e convincenti tratteggi caratteriali dei protagonisti. Notevole.
MEMORABILE: Gli organi genitali in barattolo; Il tentato stupro della paziente e la sua reazione mordace; Rose attaccata dal sicario; L'auto infuocata; Il finale.
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CuriositàDaniela • 27/03/24 19:16 Gran Burattinaio - 5936 interventi
Dalla saga di romanzi gialli dello scrittore danese Jussi Adler-Olsen dedicati ad una squadra di poliziotti che si occupa di casi irrisolti archiviati nella cosiddetta Sezione Q, sono stati tratti i seguenti film: