Pastori di Orgosolo - Documentario (1958)

Dopo la Sicilia, De Seta vira l'asciutto sguardo del suo obiettivo documentaristico sull'altra grande isola italiana. Asperrimo e tagliente, il famigerato Supramonte ci viene restituito privo di orpelli e mitologie (banditesche o eroiche che siano), luogo fuori dal tempo e dalla storia. E arcaici appaiono i suoi abitanti, i cui modi spicci, le cui secche movenze son ulteriore esempio della capacità di De Seta di fondere uomini e l'humus che abitano e che li condiziona. La stessa lingua dei pastori possiede un vibrato spigoloso, che conquista e allontana.

La dura vita dei pastori del Supramonte di Orgosolo in un breve documentario che ci mostra i paesaggi brulli, le greggi di capre, la mungitura, la lavorazione del formaggio, l’arrivo del maltempo e della neve. Al posto dei mitici banditi, ecco uomini che lavorano in condizioni precarie, come provenienti da un tempo arcaico di cui rinnovano gesti e vasti silenzi. Ancora una volta è l’assenza di discorsi (a parte qualche indecifrabile suono gutturale) a creare un effetto di forte vicinanza – e disagio – alla realtà raccontata.

Mentre le donne di Orgosolo crescono i figli e si occupano di tutte le faccende domestiche, gli uomini guidano il gregge al pascolo su territori impervi. La vita in questi posti è dura per tutti, uomini e donne. La fatica emerge solo al calare della notte e si manifesta nel sonno profondo. De Seta filma un giorno come tanti altri che si susseguono nella vita di queste persone, consegnandoci un importantissimo documento che trasuda di vita agreste e che sa tanto di libertà.

Il Supramonte di Orgosolo, terra ancor oggi difficilmente esplorabile da chi non lo conosce, ospita i poche pastori che allevano capre. Domina la montagna, in questo corto di De Seta degli Anni Cinquanta, ma ad un certo punto anche le intemperie irrompono, persino con una fitta nevicata. Traspaiono la fierezza dei pastori, la docilità delle greggi e, specialmente, la durezza del lavoro. Interessante, ben fatto.