Parolaio - Corto (1978)

Benigni seduto in cima alla fontana d'una piazza di Roma scruta l'orizzonte, finché squilla il telefono del radiotaxi lì vicino; lui risponde, pur non essendo un tassista. Il tassista vero arriva di lì a poco ed è l'inseparabile - al tempo - Carlo Monni, che con Benigni avvia una serie di caratteristici dialoghi non-sense dopo che i due sono saliti insieme sul taxi (Monni alla guida, inizialmente, ma i ruoli poi si invertiranno). Il parolaio del titolo è naturalmente lui, Benigni. Monni ogni tanto interviene, quasi sempre a sproposito perché l'impressione è quella di una semplice improvvisazione a due, con il comico toscano che sembra dire le prime cose che gli passano per la testa e l'altro...Leggi tutto che (a quanto pare pagato per ascoltare) finisce col leggere il giornale preferendolo al fiume di parole che gli viene rovesciato addosso. Quindici minuti di anarchia totale, che il regista Marco Melani organizza per modo di dire limitandosi a variare gli scenari, da Piazza dei Cavalieri di Malta fino a un grande parco. Esilarante Monni quando scatena la sua assordante risata e spiega che lo pagano per andare a ridere nelle case altrui, mentre Benigni difficilmente riesce a divertire come saprà fare in seguito. E' comunque un corto che testimonia dell'originalità del personaggio e della sua parlantina inarrestabile, evidenziandone quella tipica inclinazione al surreale a cui Benigni mai rinuncerà. C'è anche un piccolo colpo di scena nel finale, che fornisce la spiegazione della follia generale in cui è immerso il corto. Inevitabilmente ripetitivo, è dedicato soprattutto agli affezionati del comico toscano.

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