Realizzato in occasione del decimo anniversario dalla fine della guerra, "Notte e nebbia" non è solo un documentario sulla Shoah. Con un espediente registico molto semplice (l'uso di poche immagini a colori appositamente girate ad Auschwitz, montate insieme a filmati di repertorio e di un commento letto con partecipazione da Bouquet) Resnais riesce a creare un effetto, se possibile, ancor più straniante e lacerante rispetto al crudo uso delle immagini realizzate dagli operatori militari al momento della liberazione. Che dire, Menschen seid wachsam.
Documentario che lascia letteralmente senza fiato. Immagini agghiaccianti ci ricordano quello che succedeva nei campi di sterminio tedeschi, accompagnate da un commento semplice ma efficace. Opera che, nel 1955, si proponeva di non lasciar passare nel dimenticatoio certi fatti storici risulta estremamente attuale e necessaria anche al giorno d'oggi. Da vedere assolutamente.
Monumentale e indimenticabile documento meditativo, un poema requiem che Resnais decise di esporre al mondo proprio nel decennale della liberazione. Dopo più di mezzo secolo e alcune grandiose opere “per non dimenticare”, Notte e nebbia con la sua levità, il rigore pacato e solenne nonché l’ipnotico sussurrare, rimane tra la pagine più toccanti e sconvolgenti della storia del cinema. Mezz’ora di incredibile crudeltà mostrata con crudezza per raccontare il male con mirabile realismo, senza filtri o distorsioni. Un capolavoro assoluto.
Il titolo apparentemente romantico in realtà riprende il nome, Nacht und Nebel, con cui venne indicato il processo di annientamento e sterminio delle persone invise al regime nazista, individui e popoli. Un documentario che analizza la cruda realtà e verità di luoghi e persone senza mai abbandonarsi ad alcun sentimentalismo, pericolo sempre in agguato in film del genere. Foto e filmati rigorosamente d'epoca, se si eccettuano le riprese a colori dei luoghi di sterminio.
Il vuoto per evocare il pieno, la scorza per farci addentare la polpa, lo scheletro per dirci delle carni, la punta per restituire il circolo-cappio; Resnais moltiplica meno per meno e il più si fa crocefisso per la storia che ai cieli fa ascendere solo le proprie ceneri, annuvolandoli di umana fuliggine. Compassionevole griglia di tutto l'inumano, le immagini di spazi colpi volti atti orrori, ventriloque, parlano dal proprio interno al nostro, sguinzagliano il tra le righe dell'Ade, madreperlizzano il silenzio di Dio. Rubricarlo in ogni programma scolastico sarebbe più che doveroso.
A dieci anni di distanza dalla loro chiusura, l'orrore dei campi di concentramento e la politica di sterminio di massa nazista vengono rappresentati da Alain Resnais con immagini di una crudezza indicibile. Non ci sono molte parole per poter descrivere ciò che si vede e si inorridisce di fronte a un capitolo così tragico di un passato poi non così lontano. Mirabile la scelta di non risparmiare nulla allo spettatore, che rimane per forza sgomento di fronte alla potenza di un male che ha devastato ogni coscienza. Questo di Resnais è un documento unico e imprescindibile.
MEMORABILE: Tutte le immagini di repertorio che testimoniano uno dei capitoli più agghiaccianti dell'intera umanità.
Frammenti di archivi assemblati intorno a un testo che cuce dall'interno questo assordante passaggio all'inferno. La compostezza di Resnais aggiunge ulteriore valore filmico a un documento che riesce ad attraversare e ricostruire tali orrori in pochi minuti. Testimonianza futura, oltre che lucida commemorazione, perché questo scempio non va dimenticato, per dovere storico.
MEMORABILE: Il testo del poeta Jean Cayrol, deportato a Mauthausen-Gusen.
Un film che da solo basterebbe per dimostrare come il male assoluto (il nazismo) debba essere combattuto sempre, e mostrare i luoghi nei quali si è esplicitato aiuta molto alla comprensione del fenomeno. Resnais parla dei campi di concentramento mostrandoli, mette insieme foto e repertorio in modo mirabile, si affida a un commento secco e senza fronzoli. Tanti anni dopo, resta un documento imprescindibile.
Una voce suadente e di gran lessico accompagna il racconto dell’Olocausto. In tre tappe viene mostrata la macchina di morte per milioni di inconsapevoli ebrei. Le immagini parlano da sole e, nella conclusione, riescono a essere disturbanti per quanto oltre ogni immaginazione. Impressionanti le immagini dei campi dall’alto, come gli esperimenti sui corpi e le fosse comuni. La breve durata accorcia una sofferenza visiva che si traduce in indignazione.
MEMORABILE: Gli stili delle torrette; La contabilità; Il soffitto delle docce; Il bulldozer che sposta i corpi.
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