Il soggetto è molto interessante, purtroppo non è stato sceneggiato troppo bene. Pozzetto non garantisce tassi di comicità alti come in altri suoi film: è bravo, sforna battute efficaci ma appare più impegnato, vuole dimostrare di essere in grado di affrontare la commedia intelligente. Purtroppo per lui con questo tipo di interpretazione crea ritmi e tempi abbastanza morti, solo poche volte efficaci e divertenti. Lla "lentezza" è proprio il difetto maggiore del film. La Muti invece è molto brava e il suo misterioso personaggio è ben interpretato.
Il titolo è un esplicito omaggio/citazione al finale del classicissimo A Qualcuno Piace Caldo, ma il film in fin dei conti non è granché. Prevedibile dal primo minuto, con personaggi stereotipati e una regia priva di mordente. Si tiene in piedi grazie alle buone prove del cast e in particolare dei bravi caratteristi Boldi, Volonghi e Andreasi. Così così.
Sebbene intrigante sulla carta e per l’epoca in anticipo sui tempi (il tema è quello dell’amore tra un eterosessuale vedovo e un transessuale, interpretato da un’Ornella Muti al massimi del suo fulgore), il film rappresenta un’occasione in parte mancata. La sceneggiatura è infatti priva di mordente sebbene vada dato atto agli autori di non avere approfittato del tema per introdurre nel film facili volgarità. Qualche occasione di divertimento è data dal cast buono e affiatato.
Gradevole commedia con qualche difficoltà a sintetizzare le scene più divertenti. il ritmo, d conseguenza, non è dei più travolgenti e l'eccesso di "momenti d'intimità" tra Pozzetto e la Muti non agevola in questo senso. Però il cast è ben scelto, Bergamo offre uno sfondo da perfetta vita provinciale del Nord (come fu per La poliziotta), caratteristi come Boldi e Andreasi funzionano e Lina Volonghi perfida suocera ha dei gran duetti col protagonista (che dopo aver bevuto due litri di grappa ci è finito pure a letto insieme). La Muti è in parte.
MEMORABILE: Te lo dico con le buone maniere: "Fuori dai coglioni!"
Commediola italica in cui si evidenziano le chiacchere della provincia nordista ed i malignamenti sulla presunta sessualità della moglie di un agiato abitante del luogo. Leggermente volgare, il film, mostra un Pozzetto poco brillante ed un'affascinante Muti.
Commedia garbata che Festa Campanile dirige senza mai scadere nella volgarità, nonostante il tema trattato di un amore "diverso" tra un uomo e una donna che si rivela essere un ex paracadutista che ha cambiato sesso. Ben altri livelli di volgarità raggiungerà lo stesso anno lo stesso Festa Campanile con Pozzetto e Mastelloni nell'episodio di Culo e camicia della coppia gay. Qui invece abbiamo un Pozzetto misurato e soprattutto una Muti al top della forma. Buono il cast di contorno su cui spiccano una allupata Lina Volonghi e un ciarliero Boldi.
MEMORABILE: "Senta, glielo dico gentilmente: si tolga dai coglioni..."
Una commedia garbata, piuttosto ben fatta, che tratta di un tema quantomai attuale, ossia l'amore tra etero e transessuale. Il film, pur mostrando limiti per quel che concerne la sceneggiatura (piuttosto ondivaga e che per questo rallenta parecchio il ritmo), ha però il merito di non scadere troppo nella volgarità, cosa molto importante quando si tratta di argomenti simili. Renato Pozzetto è più misurato del solito, mentre la Muti qui è davvero brava. Ottimi i comprimari, tra cui Boldi, Andreasi e la Volonghi.
Commedia sulla carta infida e piena di trappole, scorre via invece leggera ed efficace, manipolando un tema scottante (ancora adesso, figuriamoci allora...) senza eccedere in volgarità e mostrando un’apertura verso l’etica del sentimento quasi sorprendente. Pozzetto tende a non strafare, forse per non appesantire la materia delicata, ma sono comunque irresisistibili i duetti con Lina Volonghi. Bene anche Boldi e Andreasi. Piuttosto insistiti i siparietti pruriginosi con una Muti al top della forma (beato Renato)!
Uno dei film pozzettiani meno scatenati; colpa principalmente del ritmo stesso, perché il soggetto è divertente e offre al protagonista vari buoni momenti. Il difetto maggiore sta nella prima parte, che tarda a ingranare, mentre nella seconda ci si diverte molto, soprattutto quando il paese inizia a prendere in giro la coppia. Pozzetto è nei suoi anni migliori, la Muti qui funziona, il cast di comprimari è ben nutrito. Non male.
Nel 1981 forse non era una "operazione" tanto frequente e nemmeno un tema così scontato e affrontato, questo. Festa Campanile però riesce nella missione possibile di elaborarlo con una discreta disinvoltura, grazie in larga parte all'irresistibile Pozzetto nella sua classica interpretazione (quella che ne ha fatto un mito). La Muti è al massimo del fervore estetico e recita pure benino, molto "al miele" quando non tira cazzotti. Belle anche le location e la musica di Riz Ortolani (adeguatissima), che ti entra in testa con notevole facilità.
Film "gemello" di La patata bollente, con cui condivide il tema dell'ambiguità sessuale e dei pregiudizi provinciali; tema evidentemente caro a Pozzetto, che lo riproporrà anche in Culo e camicia e (in parte) in Mani di fata. Il pregio del film è l'essere ancora attualissimo e di affrontare un argomento difficile senza troppe volgarità, nonchè di ritagliare momenti agrodolci squisiti; gran merito va al cast, con un Renato in forma, una Muti bella e brava e comprimari di livello. Azzeccate le musiche di Ortolani, per un film decisamente buono.
MEMORABILE: I litigi con la suocera; Le parti con Pozzetto ubriaco.
Originale commedia con il grande Renato Pozzetto e Ornella Muti. La storia è in anticipo sui tempi nonostante il tema portante sia molto semplificato. Si tratta comunque di un film ben costruito che però ha il suo difetto maggiore in una mancanza di ritmo, a tratti davvero evidente. Interessanti le location bergamasche.
Pozzetto si innamora della Muti, bellissima come sempre, ma non sa che in passato è stata un paracadutista ed è diventata donna in seguito a un'operazione! Un film diverso dal solito (nei primi anni 80 parlare di omosessualità e di operazioni ai genitali era un vero tabù), che colpisce e, in alcuni tratti, sa essere anche divertente. Nel cast un giovane Massimo Boldi.
Film a me completamente sconosciuto fino a pochi giorni fa, ha a mio avviso solo nei primi quaranta minuti la sua parte migliore; poi cala vistosamente di ritmo e la sua visione diventa un po'indigesta. Pozzetto fa sempre il suo dovere, ma le parti più vivaci le offre Lina Volonghi, qui nei panni di una suocera impicciona ma simpaticissima. Bella la colonna sonora.
MEMORABILE: Lingua profonda che parla di "Bergamo violenta" in merito alle mazzate prese dal commerciante Nanni.
Due anni dopo il film di Steno, riecco Renatone impegnato in un film che infrange quelli che all'epoca erano veri e propri tabù. In questo caso però la sua spalla è una splendida Ornella Muti, tanto bella quanto brava nel ruolo che le viene cucito addosso. Non si ride tanto, se non durante i battibecchi con la suocera borghese interpretata dalla Volonghi (gli unici momenti in cui Renato si lascia andare); per il resto la trama prende molto presto la strada del sentimentale. C'è pure un giovane Boldi antipatico e pettegolo. Nulla di memorabile.
Il titolo, chiusura d'un celebre film di Wilder, è un gigantesco spoiler sull'unico "colpo di scena" del film, che si regge quasi interamente sulle spalle di Pozzetto, fortunatamente in un periodo di grande forma. Il tema affrontato è interessante, così come lo era quello della Patata bollente, ma Festa Campanile non è Steno e il tutto risulta piuttosto annacquato, senza mordente. Per ridere, comunque, si ride abbastanza, specialmente nelle interazioni fra il protagonista e sua suocera (Lina Volonghi). Simpatico ma non imprescindibile.
Vedovo si innamorerà a prima vista di una indossatrice. Commedia sul pettegolezzo di provincia e sulla virilità (vera o presunta). Scarsa costruzione dell'antefatto per aprire a divertenti siparietti con la Volonghi e alla fase dell'innamoramento. Dopo la rivelazione il film diviene addirittura fin troppo serioso, per chiudere infine col tema dei figli. Pozzetto a corrente alternata, è più divertente quando è sboccato o prende la situazione di petto; Muti bellissima anche quando spacca la legna.
MEMORABILE: Pozzetto ubriaco in cantina; Le parolacce alla Volonghi; "Zac!"; La luce spenta col piede.
Commedia curiosa, non riuscitissima, ma che fa riflettere, perché il personaggio principale è un miracolato non meno meschino della fauna umana che lo circonda e il finale assolutorio non riesce a far passare in secondo piano ciò che precede. Per il resto stiamo dalle parti della commedia sulla provincia del nord tutta veleno, con qualche rimando, nella parte iniziale, ai contenuti edipici degli esordi di Pozzetto. Amaro e irrisolto, a tratti divertente, senza gratuità o inutili sconfinamenti nel dramma. Ornella Muti sorprendente.
Un hotel di lusso a Milano, un'antica quanto affascinante villa a Bergamo e gli abiti firmati da Mila Schön danno, insieme alle suadenti musiche di Ortolani, la suggestione d'un prodotto se non altro curato nella forma. Nella sostanza, invece, non ci si discosta troppo dalla solita favola amorosa (con colpo di scena, peraltro perno del film!) che sfocia spesso in una dilettevole farsa sorretta perlopiù da un Pozzetto in forma, ma par giusto ricordare la Volonghi quasi nel ruolo della vita di suocera velenosa. La Muti è bella e questo ci basta. Boldi in un ruolo minore ma divertente.
MEMORABILE: Pozzetto dà del "rompicoglioni" a un bambino.
A ridosso della chiosa wilderiana e una falcata oltre il solito travestitismo avanspettacolare, la Muti come Eva Man e il sentimentale stallo alla messicana di un Pozzetto pinguino innamorato ma anche spiazzato nell'ortodossia di genere. Al leniniano "che fare?" Campanile dà in tutta enfatica risposta che l'amore non conosce passaggi di consegna sessuale, dimenticando però di dare il doveroso risalto alle potenzialità comiche del soggetto come del suo interprete. Come si dice in questi casi? Bellino, ma tanto valeva drammatizzare? Non tutto è perduto? Ritenta, sarai più fortunato?
Non male, ma il ritmo non è il vanto di questa commedia, che ha almeno 10 minuti di troppo, specie nella parte centrale. Lo spunto alla base del film, di per sé già piuttosto improbabile, sarebbe stato più credibile con una protagonista femminile dalla bellezza più mascolina (magari Janet Agren?), dato che la Muti è decisamente troppo eterea per lo scopo. In ogni caso qualche scena divertente non manca, Pozzetto è calmo e sempre stralunato e l'idea è comunque da premiare. Sottotraccia la morale di quanto il giudizio altrui ci possa condizionare. Bella ambientazione a Bergamo. Placido.
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HomevideoZender • 29/10/08 07:47 Capo scrivano - 48721 interventi
Già fuori nei negozi il dvd Filmauro di NESSUNO E’ PERFETTO (che mancava all'appello).
Audio: Ita.mono
Video: 16:9/Ws
arrivato il dvd, direi che mi sento di consigliarlo, poichè si vede e si sente molto bene.
Inutile il confronto con la marcia vhs de laurentiis che girava.
ho inserito il trailer.
HomevideoZender • 12/11/08 09:00 Capo scrivano - 48721 interventi
Grazie Markus. Devo dire che la Filmauro fa quasi sempre ottimi dvd ed è un peccato che molti di essi siano già fuori catalogo (me l'ha confermato anche Geppo).
Nei titoli di testa si dice chiaramente che "gli abiti del Sig. Renato Pozzetto sono della firma Mila Schon" (venne utilizzato anche l'atelier per riprese della sfilata - vedi nello SPECIALE LOCATION).
Ho notato invece io che Massimo Boldi è sempre vestito Conte of Florence. Ovviamente non è un caso...
HomevideoZender • 5/12/09 08:56 Capo scrivano - 48721 interventi
Confermo quanto detto da Markus: video notevolissimo e audio pure (pure in 5.1). Un dvd obbligatorio, per i fan del film.
DiscussioneDisorder • 20/12/10 11:48 Call center Davinotti - 380 interventi
Complimenti per lo speciale location,bello ed esaustivo.
Vi devo però segnalare un piccolo errore:il ponte del tentato suicidio si trova appunto a San Pellegrino Terme (Ponte Vecchio) ma è sul fiume Brembo,non sul Serio!
San Pellegrino si trova appunto in Val Brembana...
DiscussioneZender • 20/12/10 12:25 Capo scrivano - 48721 interventi
Grazie Disorder, sì, lì ci affidiamo alle mappe per i nomi e a volte si incorre in qualche errore o di scrittura o di lettura (soprattutto perché i fiumi non vengono segnati col nome a volte, su Google). Corretto, grazie.
Curioso notare che in una sequenza (minuto 01:32:43), mentre la Volonghi fa zapping, viene trasmesso in tv il film "Qua la mano", sempre di Pasquale Festa Campanile: