Fiction sul noto investigatore privato americano qui in trasferta nella Roma anni '50. Bisogna subito dire che Pannofino non è il bravo Tino Buazzelli, protagonista sempre per la Rai delle sceneggiato fine anni '60, ma riesce con una buona capacità interpretativa a non sfigurare (anche con l'aiuto della sua fisicità) e riesce a dare all'investigatore la sua aria burbera. Il cast, oltre al protagonista, vede un Sermonti un po' "legnoso" nel ruolo del fido assistente. Le storie sono scritte abbastanza bene ma sono un po' troppo "macchinose".
MEMORABILE: La spasmodica passione per le orchidee di Nero Wolfe; Le liti con il cuoco sulla cucina.
Non male, con ambientazione romana che alla fin fine ci sta. Non si batte l'accoppiata Buazzelli-Ferrari, ma Pannofino regge e Sermonti è bravissimo. Resto del cast: la Bevilacqua (Petrini, che prende il posto di Cohen) è un disastro (anche per colpa del personaggio), Di Ginestra (Lanzetta/Panzer) non è male, piacevole Mazzarella (Graziani/Cramer), non vistoso Paganini (Bordon/Stebbins). Molto carenti (con eccezioni) i cast secondari dei vari episodi. Ci sono vari anacronismi, per il periodo in cui le storie sono ambientate.
Interessante riduzione televisiva dello storico personaggio letterario: può far storcere il naso ai puristi l'ambientazione romana che tutto sommato, al netto di qualche anacronismo, è plausibile. Bravi anche i protagonisti: Pannofino riesce a creare un bel personaggio, burbero e a volte anche malinconico e Sermonti è davvero bravo. Il vero problema è quello di quasi tutte le fiction italiane: il ritmo molto blando, i dialoghi improbabili, l'approssimazione nella sceneggiatura, gli attori principali spesso circondati da mediocri caratteristi.
MEMORABILE: Il bel rapporto cameratesco tra Wolfe e Goodwin: i battibecchi col cuoco.
Tra i progetti più strampalati della televisione italiana va inserita di diritto (e ai primi posti) questa trasposizione delle avventure del celebre investigatore americano. Improbabile in tutto, a cominciare dall'ambientazione: Wolfe è New York e chi ha letto i romanzi dedicati al personaggio lo sa benissimo: l'idea della trasferta romana è ridicola. Anche le sceneggiature sono mediocri, per non parlare dei dialoghi e dei personaggi di contorno, mentre funziona la coppia dei protagonisti.
Prendere una delle figure più caratterizzate in assoluto della letteratura gialla e trasportarla in Italia con gli attori di oggi sembrava fin dall'inizio un'assurdità e il risultato non ha smentito le aspettative. Non c'è nulla dell'originale Nero Wolfe in questa fiacca e sbagliata trasposizione, né dell'attrattiva delle storie di Stout: cast fuori parte, episodi insignificanti, leggerezze e rivisitazioni a profusione. Un progetto senza un perché.
Il noto investigatore americano Nero Wolfe si trasferisce a Roma in questa serie tv con protagonista Francesco Pannofino e Pietro Sermoni (rispettivamente Wolfe e il fido assistente). Non tutto funziona come dovrebbe (piuttosto scarsa la prova generale del comprimari), ma nel complesso si lascia guardare. Pannofino se la cava abbastanza bene, pur essendo lontano dagli interpreti storici. Per gli amanti del mistero...
Non bisognerebbe mai sfidare i mostri sacri (nel caso di specie la coppia Ferrari/Buazzelli) a meno di non avere alle spalle tanti di quegli elementi da rendere possibile porre i predecessori in secondo piano. Del tutto assente la magia e l'originalità che caratterizzava la precedente produzione, resta la curiosità di vedere un ottimo attore e doppiatore come Pannofino nei panni del vecchio Wolfe, ma non si va oltre e purtroppo (?) il ricordo di René Ferretti è ancora vivo. A che giova?
Prima di tutto ci viene chiesta una gigantesca sospensione dell'incredulità: Wolfe e Goodwin, profughi nel Bel Paese, parlano un italiano perfetto e senza accenti. Ingoiata quella, tocca sorbirsi un Pannofino che, tolto dal doppiaggio, mostra come attore molti limiti. Se resistiamo, arrivano i premi: Sermonti è convincente, la Bevilacqua bella e l'ambientazione suggestiva. Le trame le ha scritte Stout, quindi funzionano sempre. Altalenanti le prestazioni del cast di contorno, sonnolenta la regia. Si fa vedere, ma non entusiasma.
Riccardo Donna HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneZender • 26/05/12 08:46 Capo scrivano - 47782 interventi
B. Legnani ebbe a dire: Mclyntock ebbe a dire: La scelta di spostare l'ambientazione nella Roma anni '30 non mi piace per niente e la trovo ridicola. Per che mai Nero Wolfe dovrebbe stare a Roma? Pannofino è bravo, comunque.
In realtà è Roma fine Anni Cinquanta...
Inizalmente la cosa mi aveva lasciato perplesso, ma poi mi è parsa una trovata accettabile per allontarsi dal confronto con Buazzelli-Ferrari.
Sono asssolutamente daccordo con te Buono; A me l'idea di Wolfe a Roma, non e mai dispiaciuta, nella trama iniziale si dice che il motivo per cui Wolfe si è trasferito a Roma, e per alcuni contrasti con FBI.
Mi piace molto l'ambientazione anni '50, peccato non abbian fatto una seconda serie, lo meritava, Sermonti se le veramente cavata bene nei panni di Archie, e anche gli ascolti erano buoni.
Ruber ebbe a dire: B. Legnani ebbe a dire: Mclyntock ebbe a dire: La scelta di spostare l'ambientazione nella Roma anni '30 non mi piace per niente e la trovo ridicola. Per che mai Nero Wolfe dovrebbe stare a Roma? Pannofino è bravo, comunque.
In realtà è Roma fine Anni Cinquanta...
Inizalmente la cosa mi aveva lasciato perplesso, ma poi mi è parsa una trovata accettabile per allontarsi dal confronto con Buazzelli-Ferrari.
Sono asssolutamente daccordo con te Buono; A me l'idea di Wolfe a Roma, non e mai dispiaciuta, nella trama iniziale si dice che il motivo per cui Wolfe si è trasferito a Roma, e per alcuni contrasti con FBI.
Mi piace molto l'ambientazione anni '50, peccato non abbian fatto una seconda serie, lo meritava, Sermonti se le veramente cavata bene nei panni di Archie, e anche gli ascolti erano buoni.
Vero. Sermonti ottimo. Qualcun altro molto meno valido, ma valeva la pena fare una seconda serie.
L'ambientazione romana d'epoca (su cui torno tra un attimo) non mi dispiace, certo bisogna fare un grande sforzo per vincere l'incredulità nel sentire Wolfe e Goodwin (che ha visto la luce in una fattoria di Chillicothe, Ohio) parlare un italiano perfetto e senza accento...
La Roma dei primi anni '50 che ci viene proposta assomiglia proprio tanto, forse troppo, a quella degli anni '40. Mi viene da pensare che proprio quello fosse il periodo scelto, poi scartato perché impossibile da riprodurre senza accenni al fascismo o alla guerra, che avrebbero finito col portare il telefilm in direzioni troppo eccentriche.
DiscussioneZender • 6/04/19 08:38 Capo scrivano - 47782 interventi
Cos'è che in particolare ti fa pensare ai Quaranta invece che ai Cinquanta?
Soprattutto l'abbigliamento, in particolare quello delle donne.
I ragazzi indossano pantaloni alla zuava...
In ogni caso, ovviamente, non è che ci sia una cesura netta tra moda degli anni '40 e degli anni '50...
Aggiornamento: ho visto l'episodio "La scatola rossa", e in una scena si vede la Bevilacqua, nel ruolo di Rosa Petrini, che parla al telefono da un bar. Appeso alle sue spalle c'è il calendario di Frate Indovino, evidentemente dell'anno in corso, e l'anno in copertina è il 1959.
Quindi sono già arrivati in Italia i jeans, il rock, ecc ecc. Tutte cose che non si vedono nel telefilm, in particolare nell'abbigliamento.