My friend Rachid - Corto (1998)

Quasi un La teta y la luna in versione gay, col piccolo Eric ossessionato dal membro dell'amico adolescente Rachid. Storia di amicizia e prurigini preadolescenziali condotta con tocchi garbati, una buona tecnica (qualche velleità artistica, ma perdonabile) e due efficaci protagonisti, ma non senza qualche stereotipo sulla comunità "arabe" in Francia e rispettivi razzismi e una parte finale che si arrampica un po' sugli specchi.

Il bambino è attratto dal pisello del compagno un po’ più grande, che, da buon arabo, ce l’ha grosso come tutti gli arabi, e che vuol farsi pagare per farglielo vedere e toccare. Delizioso corto che, dato l’argomento, poteva scadere e invece si mantiene su una piacevole leggerezza, con cui riesce a interpretare bene quei sentimenti incerti e indefinibili che attraversano l’infanzia a proposito del sesso e dei rapporti amicali. Qualche eccesso verso artifici visivi volutamente teatrali e camp non inficiano il progetto e il risultato.

Il Lacrimosa mozartiano alternato a melodie nordafricane: due tonalità musicali, due livelli linguistici; una realtà oscura sovrastata da elementi lievi, agili, ironici, multicromatici, con voli quasi impercettibili del montaggio. Si salta da sequenze foto-plastiche alla Pierre Gilles ad allestimenti teatrali alla Méliès, a un'istantanea quasi scura. Più che politicamente scorretto c'è l'idea dello "sfruttato" nordafricano che usa l'arma dell'omofobia (qui leggera e ironica) per illudere e ferire. Visioni sintetiche e incisive, incastrate ad arte.