Mozart è un assassino - Film (1999)

Sergio Martino fa di necessità virtù: l'unico sistema per lavorare è realizzare annacquati film destinati al passaggio televisivo. Comincia con Cornetti al miele (1999), sorta di remake addolcito di Cornetti alla crema (1981) e poi dirige questo contorto thriller, frenato dalle maglie della censura mediatica e dotato di una serie di prolissi e tediosi dialoghi (con attori peraltro auto-doppiatisi da cani). Enzo De Caro nel ruolo di Commissario è l'unico che merita un riconoscimento, per il resto regna il caos ed il vuoto assoluto.

Sergio Martino, un tempo valido autore di tanti bei film, conclude la sua carriera con robaccia come questa. Solo il titolo suscita una risata strozzata; gli attori, il doppiaggio e sopratutto la sceneggiatura televisiva suscitano disprezzo e grosse risate di scherno. Duole parlare così di un film di un valido regista, ma purtroppo il cinema italiano muore negli 80.

Ho sempre apprezzato Sergio Martino (in tutto il suo caledoscopio di generi) e pure Enzo De Caro. C'è da dire che se fosse stato fatto 15-20 anni prima, il film poteva funzionare in virtù di una storia non banale e contorta. Purtroppo gli attori da "Centrovetrine" e "Un posto al sole" rovinano tutto quello che c'è di buono a disposizione. Un peccato, anche perché dopo questo fallimento, il buon Sergio non si è più affacciato al mondo del thriller.

Giallo paratelevisivo scialbo ed alleggerito da qualunque scena truculenta che potrebbe fare contento il cultore del genere, piatto nella recitazione con interpreti mediamente inadeguati ed una trama che pesca a piene mani nel trauma di matrice argentiana. Laddove ci si poteva concedere qualche vezzo fotografico e/o sonoro si rimane in una poco accattivante normalità.

Uno degli ultimi lavori realizzati dal bravo Martino, che purtroppo deve sottostare alle dure regole della televisione e finisce quindi per dar vita a un giallo anemico, privo di scene esplicitamente violente e anzi molto vicino al tipico clima da fiction italiana, anche a causa della fotografia. Pure gli interpreti provengono per la maggior parte dalla TV e si vede, a causa di recitazione e doppiaggio a dir poco pessimi. La storia è discreta e si fa seguire, ma proprio nell'ultima mezz'ora la tensione scema e si arriva alla fine annoiati.

Ecco ciò che rende un thriller indigesto: recitazione in stile soap opera; tensione inesistente; un assassino credibile come una moneta da tre euro; noia che regna sovrana. Ebbene, Sergio Martino (in altre occasioni resosi responsabile di gialli da antologia) non tralascia nemmeno una delle cose di cui sopra e il risultato finale non può che essere deludente. E dire che il primo, doppio, brutale omicidio, faceva ben sperare... *!