L'Asensio di Ana per blatte e aracnidi, così si potrebbe liquidare questo curioso e originale neo thriller femmineo urbano.
Parte come un dramma sociale in puro stile Sundance, con reminiscenze al cinema di John Cassavetes (parecchia camera a mano, scorci di una New York poco ospitale, alienata e cupa, ininterrotti vagabondaggi per strade e quartieri, parchi e stazioni ferroviarie) dove la Asensio sottolinea il disagio esistenziale (senza un soldo, nemmeno per pagare i gelati o permettersi un taxi) di una donna ispanica immigrata irregolare nella Grande Mela, costretta a fare i lavori più umilianti (travestita da pollo a sculettare per la strada facendo volantinaggio o occuparsi di due mostri travestiti da bimbetti).
Poi qualcosa muta, l'atmosfera di realismo quotidiano lascia il posto all'inquietudine (le prime avvisaglie disturbanti sono un nugolo di schifosissimi bagarozzi creepshowsi , che sbucano a frotte dalla parete del bagno rattoppata alla bell'e meglio, per andare a affogarsi nella vasca dove la Asensio si stà rilassando), per poi addentrarsi sempre di più in derive parapolanskiane settarie, in un misterioso party che si tiene in un non luogo, nelle notti segrete e estreme di New York, dove l'elite decide le sorti di alcune ragazze (parecchie immigrate) a suon di dollaroni, unico obbligo vestirsi sexy e indossare i tacconi, stare alle regole e non fiatare.
Sorprende questa svolta nerissima, e la Asensio si fa corpo, scrutando i volti terrorizzati delle altre ragazze, scoprendo che l'amicizia è solo un paravento che nasconde una doppia faccia e la sostituzione all'invito è solo una trappola, dove una elegante e raffinata cerimoniera sceglie le ragazze destinate ad entrare da quella porta occulta, dove la gente newyorkese che conta (con bicchiere di champagne alla mano) si godrà il brivido della sfida, versione orrifica e agghiacciante di
Ciao Darwin.
Sgradevoli primi piani di insettacci vari, repentini cambi di scarpette (da quelle da ginnastica a quelle con il tacco nello zainetto), una borsetta chiusa da un lucchetto dal contenuto misterioso (un pò come la scatoletta di
Bella di giorno), le tentate fughe nell'angustio bagnetto stile
Il maratoneta, due letali ragnetti (il ragno violino e il suo compare brasiliano, che si sfidano ad una gara da sudori freddi zampettando sulla pelle nuda, Josè Mojica Marins si sarà beato da lassù), la rigidità della Asensio che si fa ghiaccio e non traspare emozioni, un Larry Fessenden (anche co produttore del film) che assomiglia sempre di più ad una caricatura di Jack Nicholson, una bara in plexiglass, una diversa rappresentazione del cosidetto torture porn, ma senza eccessi o carni martoriate.
Qualcosa del genere lo aveva fatto anche Amos Kollek (l'intro spiazzante e feroce di
Bridget), ma la Asensio affronta il tema alla
Mondo New York e dei suoi bizzarri rivolti notturni, con sensibilità e un'ottica tutta al femminile, dirigendo, scrivendo, producendo e mettendoci la faccia in prima persona, aprendo il film con toni documentaristici (occhio alle ragazze che appaiono in giro per la Grande Mela, in diverse zone della città, perchè torneranno tutte insieme) per svoltare in lidi ombrosi e sempre più opprimenti.
Va dato atto alla novella regista spagnola di aver realizzato qualcosa di personale e a suo modo originale, anche se la chiusa finale (il gelato gustato come una liberazione) è una sonora delusione, quasi monco, come se la pellicola fosse improvvisamente terminata, proprio dove cominciava il più bello, lasciando parecchio amaro in bocca, per qualcosa di incompleto e lasciato a metà. Così come il solito divario dei luoghi comuni tra poveracci (in questo caso poveracce) immigrati irregolari vittime rassegnate e ricconi sadici che predispongono delle loro vite a piacimento, ma nell'ottica del film ci può anche stare senza fare troppe critiche.
L'esigua durata pare valore aggiunto, qualche brivido lungo la schiena è assicurato, si astenga chi soffre di aracnofobia e la cappa di angoscia avvolge piano piano, complice anche la martellante e ossessiva OST (cosa c'è in dietro quella porta? Perchè le ragazze "invitate" alla misteriosa festa notturna sono così spaventate? Perchè una se ne esce con il suo bel gruzzoletto e quella dopo grida e scompare nel nulla? Che ruolo ha la russa Olga in tutto questo? La ricca elite newyorkese alla
Eyes wide shut di quali brividi ha bisogno per alimentare la propria adrenalina?)
Non c'è catarsi e nemmeno la legge dell'occhio per occhio e il merito del film, forse, stà proprio in questo, discostandosi dalle solite tematiche vendicative, lasciando un retrogusto amaragnolo e alquanto realistico (brutto finale escluso).
Dopo una fugace uscita agostana nei nostri cinema, il film è approdato su Rai 4, ma , per il momento, assente nel mercato italico dell'home video.
Avendo preso il dvd spagnolo della
Karma (audio inglese/spagnolo, sub spagnoli), è curioso come (anche se i dialoghi sono ridotti all'osso, e i più comprensibilissimi) tutti i personaggi abbiano l'accento del loro paese parlando inglese (la Asensio quello spagnolo, Olga quello russo, i china quello cinese, il tassista indiano quello indiano, dell'India, appunto) sicuramente andato perso nel doppiaggio italiano.