La caccia spietata a un taccuino compromettente per personalità insospettabili e altolcate è disseminata di morti. Ambizioso e avvincente thriller politico, un po' demagogico ma con una discreta suspense. Piuttosto verboso, ma i dialoghi dell'abituale Audiard sono sempre garanzia di qualità. Un po' poca l'azione, anche se ben fatta. Delon e la Muti insieme èun grosso colpo, mentre Kinski è sprecato in un'inutile cammeo.
Giallo politico di fattura discreta: buone scene d'azione, qualche verbosità di troppo (anche se Audiard rimane una garanzia di qualità notevole) e un andamento non irresistibile. A sollevare la media è il personaggio di Delon, la cui tenacia nel perseguire la vendetta soffonde di romanticismo l'intero film; di rilievo anche il disincanto profuso a piene mani (soprattutto in un monologo di Kinski, di perfetto cinismo). Apprezzabili musiche di Sarde. Muti trascurabile.
Ottimo thriller di denuncia sulla corruzione politica che nel finale, quando la verità viene finalmente a galla, riserva anche un colpo di scena da giallo in piena regola. Forte di un intreccio avvincente e ben orchestrato (non per niente la sceneggiatura porta la firma di Michel Audiard), Lautner gestisce bene il ritmo dosando abilmente le sequenze d'azione (poche ma incalzanti). In gran forma il ricco e variegato cast: Delon in scioltezza, interessante la contrapposizione tra i due commissari Aumont e Buise. Buone musiche di Philippe Sarde.
One man show: Delon corre avanti e indietro, guida spericolatamente, salva la pulzella in pericolo, spara e moraleggia nel finale. Però il plot fa acqua da tutte le parti, la vicenda è sconclusionata e non sa dove andare a parare, il colpevole implausibile. Anche il commento musicale di Stan Getz non si integra con il contesto. C'è Maurice Ronet, ma esce di scena quasi subito; Kinski fa Kinski, Ornella Muti è un ornamento, Stephane Audran la solita signora strafatta. In sostanza, molte ambizioni ma realizzazione scarsa e pasticciata.
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