Molto attuale la storia di questo poco conosciuto erotico su due sorelle (una più remissiva, l’altra meno) che si relazionano con il mondo di chi conta con risultati diversi. La buona mano di Russo, le toccanti musiche di Berto Pisano e un cast in palla sono sicuramente i motivi per cui vale la pena di darci un occhiata. Non si scade infatti nel pecoreccio o nel volgare riuscendo anche a mostrare il clima di rampatismo, purtroppo presente anche oggi nei metodi con cui viene attuato, da certe persone. Bellissima la Tamburi.
MEMORABILE: Lo stupro da parte di un uomo molto più anziano.
Se si cerca un erotico anni settanta italiano sulla scia dei vari Peccati in famiglia non si rimane delusi, se si cerca credibilità nella vicenda molto meno. Ottimo il cast (che conta anche validissimi caratteristi), con la Czemeys che spadroneggia sul mediocre Macchia e la Tamburi conturbante nel solito ruolo della ninfetta (pur se legnosa nella recitazione). Buone le musiche di Pisano e la fotografia di Santi.
Luigi Russo ci racconta una storia interessante di sesso e inganni, ancora attuale. Il grande merito va sopratutto alla bravissima Eva Czemerys, che ci offre una splendida interpretazione. Jenny Tamburi bellissima, ma il suo personaggio non è nulla di nuovo (nel senso che somiglia molto a quello interpretato un anno prima in La seduzione di Di Leo). Gianni Macchia recita tutto il film con una sola espressione (probabilmente come da richiesta del regista). Ottimi anche Liberti, Capritti e Bufi Landi che nei loro ruoli lasciano il segno.
MEMORABILE: Eolo Capritti e Enzo Liberti che violentano ferocemente Jenny Tamburi.
Buon erotico a sfondo drammatico, che ha anche una sua morale. Ben diretto dal regista Luigi Russo e ben interpretato da un valido cast che vede insieme Aldo Bufi Landi, Enzo Liberti, Eolo Capritti e Fernando Cerulli. Per niente volgare, come tanti film degli anni 70 presenta ambientazioni lussuose in ottime ville, bei ristoranti, auto da corsa e bottiglie di JB in bella vista. Ottima fotografia e buone musiche. Da riscoprire.
Avvocati, assessori, medici, architetti; più che borghesi annoiati, borghesi arrapati, tanto da stuprare una minorenne in una delle scene più dure di questo dramma che stigmatizza gli abusi di potere e i giochi sporchi delle fasce privilegiate di certa società provinciale settantiana. L'atmosfera viziosa dei ricchi senza scrupoli è ben resa; l'ambigua ninfetta Tamburi è efficace nella parte, Bufi Landi e Capritti eclissano i protagonisti e le riprese cittadine d'epoca sono affascinanti come sempre. Erotismo più che altro suggerito e non particolarmente piacevole, visti i temi cupi.
Gianni Macchia ancora un un ruolo di giovane uomo vezzeggiato dalle donne, oggetto (più che soggetto) di svariate avventure sotto le lenzuola. Lui è un architetto mediocre senza ambizioni, lei una donna senza scrupoli che ama solo il potere. Il film descrive la corruzione di alcuni ambienti altolocati di provincia (Modena) in cui l'apparire prevale sempre sull'essere. Poteva dire di più, ma poteva anche dire di meno con volgarità e amenità varie. Invece, tutto sommato, centra il bersaglio.
MEMORABILE: La festosa riunione senza dialoghi, solo musica, in cui parlano gli sguardi.
Titolo (fortunatamente) ingannevole, giacché le vicende del film sono all’insegna dell’ambizione, dell’avidità e dell’arrivismo che caratterizzano un po’ tutti i personaggi di questo dramma che mostra l’amoralità di certi ambienti altolocati di provincia. L’erotismo è sobrio e più d’atmosfera che esplicito; a tener banco sono soprattutto gli intrecci tra politica e affari; non a caso le prove più rimarchevoli sono quelle del trio Capritti-Liberti-Bufi Landi, viscidi e spietati notabili locali dall’apparenza bonaria, quasi macchiettistica.
MEMORABILE: Il party muto; Lo stupro e le conclusioni che ne trae Giulia; I tre notabili sistemano i loro affari davanti a un piatto di zampone; Il finale.
Da uno spaccato di una delle città più ricche d'Italia, il regista coglie l'essenza meglio di chiunque altro su come funzioni questo stivale tricolore e su come quando si è ambiziosi (specie se spronati a sangue da altri) si possa poi venir sfruttati, masticati e sputati a tempo zero. Il bello è che basterebbe saper aspettare, ma con le solite nenie di denaro a palate e a qualunque costo, si finisce sì col sigaro in bocca, ma col morale sotto i tacchi. Il fatto che ci siano pezzi grossi così viziosi e depravati da sembrare maiali, anziché sdegnare alza ancora l'asticella.
MEMORABILE: La cucitura del chirurgo per simulare la verginità; Il modo di mangiare quando vengono prese decisioni capestro.
Luigi Russo HA DIRETTO ANCHE...
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