(ULTRA BABY VINTAGE COLLECTION) Romero difficilmente fa film qualsiasi: possono non riuscire completamente, risultare insostenibili o comunque sbagliati, ma non sono mai prodotti commerciali senz'anima o banali. MONKEY SHINES non è un'eccezione: l'avesse girato qualcun altro sarebbe uscito un film inutile, datato e insulso. Romero gli dà invece vita con un'analisi psicologica dei personaggi (scimmietta compresa) molto profonda e, sebbene gli attori siano tutt'altro che impeccabili, sono diretti bene mantenendo una tensione costante che rende anche un'opera così apparentemente statica e pretenziosa un thriller avvincente. Forse il finale appare poco credibile,...Leggi tutto ma la sua totale mancanza di pietismo e il congenito cinismo ci fanno come sempre apprezzare un regista senza mezze misure, abile nel gestire la suspense e imprevedibile nei colpi di scena, capace di imbrogliare lo spettatore quando ad esempio ci fa credere che gli esperimenti del fratello verranno interrotti dal suo superiore senza scrupoli (il quale scomparirà presto di scena). Suggestive le soggettive della scimmietta.
Girato da Dio e ben interpretato, ma privo di vero pathos a causa di una lentezza narrativa che pecca di noia mortale. Che il film azzardi un analisi tutt'altro che banale tra la simbiosi umana e quella animale (in questo caso quello più simile all'uomo) è un pregio. Puntare tutta l'attenzione sui risvolti prettamente psicologici è un difetto... Aggiungiamo che la pellicola (ispirata a Link) ha il demerito di aver dato corso ad una serie di emulazioni davvero insopportabili, di cui la peggiore, a tutt'oggi, resta Shakma. Cita-zionista.
Uno dei migliori lavori di Romero fuori dal filone dei morti viventi. La trama non è delle più originali, ma il regista di Pittsburgh gira veramente bene e riesce a tramettere un'atmosfera carica di suspense, caratterizzata da un ritmo decisamente lento (ma non è un difetto). Buona l'introspezione psicologica dei personaggi, scimmietta compresa. Non eccellenti ma comunque funzionali al film gli attori. Consigliato a tutti gli estimatori del genere e, ovviamente, di Romero.
Non mi ha entusiasmato più di tanto e stento a capirne il vero motivo. L’idea di partenza è più che buona e il meccanismo di “solidarietà” viene condotto bene. Tutt’altro che trascurabile, inoltre la rappresentazione del risentimento verso gli altri, che nasce da accadimenti non banali. Eppure la somma degli addendi pare inferiore, alla fine dei conti, del loro valore potenziale. Forse gli avrebbe giovato una decina di minuti in meno. Siamo più nella fantascienza che nell’horror.
Raffinatissimo thriller, in cui Romero riflette su diverse tematiche interessanti e lo fa attraverso la storia di un paralitico e della sua scimmia, che diventerà la “mano” delle sue pulsioni violente e omicide. Davvero bellissimo e riuscito, grazie ad un ritmo che cresce gradualmente, fino ad avvolgere lo spettatore in un clima di tensione davvero notevole. Peccato per il finale posticcio, che fu imposto a Romero dalla produzione e che, nelle intenzioni del regista, avrebbe dovuto essere ben più pessimista ed efficace.
Discreto horror parascientifico sugli animali assassini. Lo gira certo un professionista in grado di costruire, seppur con eccessiva lentezza, un clima di claustrofobica tensione in crescendo, basandosi sulla tematica delle manipolazioni biologiche e della simbiosi uomo-scimmia. Molto buone le tecniche di ripresa. Inutile annotare che gran parte della storia fa venire in mente una delle scene finali di Phenomena, il cui titolo originario era appunto "La scimmia assassina"...
Soporifera vacanza romeriana dai prediletti famelici cadaveri ambulanti: ci tocca addentrarsi nel paranormale con edipi, che opprimono lo svantaggiato protagonista, assassino per interposta, orripilante scimmietta. La quale recita meglio degli umani. Pretenzioso e barbosissimo, ribadisce la clamorosa sopravvalutazione del regista di Pittsburgh, cui per fortuna non può rimproverarsi la prolificità...
Romero fuori dal filone zombesco: un autore il più delle volte interessante anche senza i non morti. In questo caso c'è uno studio dell'animale che nella visceralità ricorda alcuni titoli argentiani, pur mantenendo una propria e spiccata originalità. Il film fluisce bene, è ricco di riferimenti sociali come è costume di Romero ed ha alcuni tocchi davvero ben riusciti, come le numerose soggettive. Ottimo.
Quando abbandona il fertile terreno dei morti viventi, Romero alterna ciofeche ad opere interessanti. Questo film appartiene alla seconda categoria, anche se non può dirsi del tutto riuscito, per la modestia del cast umano (ad eccezione di Pankow, nel ruolo febbrile dello scienziato) ed alcune banalità a livello di sceneggiatura. Ma la storia d'amore fra questo "all american boy" paralizzato e la sua scimmietta empatica, assassina per transfert, ha momenti suggestivi e sbocca in uno scontro finale "animalesco" raccapricciante.
Geniale l'idea di partenza della scimmia che agisce in simbiosi con l'uomo diventando un perfetto compendio criminale di questo. Da maestro del cinema qual'è, George Romero realizza un ottimo crescendo di tensione accelerando progressivamente il ritmo con un finale che non rende purtroppo giustizia all'opera e che infatti non fu voluto dal regista.
Romero ha un suo stile e come tale va rispettato. Una storia che lascia una buona morale, che si caratterizza per il lato psicologico dei personaggi e dello stesso animale che non fa altro che agire praticando i pensieri del suo padrone. Horror che comunque non annoia ed anzi rimette in carreggiata la vena creativa del regista "zombiano". Molto significativi gli stati d'ira del protagonista e della scimmia che lo imita.
George A. Romero non è riuscito del tutto a rendere interessante questa storia. Anche se vi sono momenti di pura suspence ed intrattenimento, ce ne sono altri del tutto noiosi (vedi la storia d'amore o con la badante). Il finale è tutto da vedere. Attori non impeccabili, al contrario del regista.
Il film è assai lento in certe scene e l'epilogo francamente non è alla Romero, però l'egregia sceneggiatura, la bravura del cast e il tema centrato tutto sull' "impulso-animale" è molto interessante. Romero è come sempre sopra le righe; probabilmente se lo avesse girato qualcun'altro il film non avrebbe ottenuto gli stessi risultati.
Interessante, ben diretto anche se la confezione denuncia qualche limite di attori e fotografia. La storia della scimmietta terribile che diventa tuttuno con la mente di un uomo cui la vita ha tolto tutto è resa bene e col giusto progredire dalle fasi di studio all'esplodere della rabbia assassina. Meritevole anche nel descrivere senza troppe remore i sentimenti di vendetta del paraplegico. Tre pallini.
In una pellicola come questa era molto facile scivolare nel ridicolo, ma Romero è riuscito, come un equilibrista, a rimanere in quello spazio ristretto che permette allo spettatore di apprezzare l'evolversi della situazione, senza storcere quasi mai il naso, se non nell'ultima parte, dove si scivola sempre più nell'horror paranormale, con collegamenti telepatici. Gli attori se la cavano bene, anche se la scena viene rubata dalla scimmietta, che quando entra in azione, nel bene o nel male, è un vero e proprio spasso visivo. Niente male il mordace finale. Merita la visione.
MEMORABILE: La già pesante situazione del protagonista resa ancora più insopportabile dal connubio madre-infermiera; Le ciniche ipotesi sulla morte del pappagallo
Soggetto di derivazione letteraria originale ma confusionario. Non tutti i personaggi sono resi in maniera soddisfacente (il rapporto madre-figlio è così poco credibile da risultare imbarazzante) e la seconda metà si rivela in parte pasticciata. Presenti aspetti comedy 80's che di sovente scadono nel patetismo.
Il sommo Romero delude alla grande: insieme alla Metà oscura il suo film peggiore. Ritmo e impianto puramente televisivi; violenza, cinismo e splatter incredibilmente sotto la media, piatto e senza nerbo, spesso sfiorando il ridicolo involontario con Romero che pare dirigere il tutto sotto anestesia. Noioso e con i pochi omicidi off screen, come nei peggiori tv movie. Come colpo di grazia un posticcio e insulso happy end (contro la volontà romeriana) che manco General Hospital. C'è ben poco da salvare e a questo punto è molto meglio Link.
MEMORABILE: La scimmiette che sbuca dalla schiena in stile Alien e Jason Beghe investito che manco nella Pallottola spuntata.
Un paraplegico instaura un legame profondo con una scimmia super intelligente grazie a un siero sperimentale, ma il rapporto degenera nella violenza. Romero abbandona il gore ma in compenso ci regala un thriller raffinato, hitchcockiano, con movimenti di macchina eleganti e ritmo e tensione sempre altissimi. Un horror che è soprattutto una forte e chiara critica agli esperimenti sugli animali e alla vivisezione. Sottovalutato.
Un'altra bella sorpresa da Romero; pur senza zombi o sottotesti sociali (se non forse quello ecologista), anche stavolta riesce a confezionare un prodotto davvero ben fatto. Prendendo forse spunto da Link, il regista affronta il rapporto tra scimmietta iper-intelligente ma gelosa e protagonista paralitico con la giusta profondità; tutti gli interpreti hanno un loro spazio e l'introspezione psicologica è ben studiata, così come il crescendo di eventi e tensione. Adatta anche la consueta location della sonnecchiosa provincia Usa, molto romeriana.
Non solo un film su una scimmia assassina, ma una violenta parabola sulle conseguenze delle manipolazioni scientifiche a carico degli animali. Romero convince appieno, regalando momenti di terrore puro amplificati dalla situazione "claustrofobica" del protagonista, principale oggetto identificativo. Ultimi 20' di sicuro effetto adrenalinico. Gran classe, non c'è che dire...
Discreta prova di Romero che, alle prese con uno spunto interessante ma teoricamente denso d’insidie, usa di fino il mestiere e genera un thriller corposo e lucido, eccedendo forse in lunghezza e indugiando troppo in un finale che gira troppo in tondo senza affondare il colpo. Molto bene gli attori, tra cui si segnalano John Pankow e il bravo Jason Beghe. Non è comunque invecchiato benissimo.
È incredibile come con una scimmia e un tetraplegico Romero sia riuscito a sfornare una più che godibile pellicola. Essenziale nella narrazione - mai sconvenienti e inutili le condizioni secondarie -, questo film riesce a campeggiare nel piatto sfondo del cinema anni Ottanta (al quale comunque appartiene a pieno titolo) grazie alla maestria di Romero nelle inquadrature, talvolta memorabili e nelle idee. Forse il cast non brilla e qualche passo risulta scontato ma, in generale, è un film che non può deludere.
MEMORABILE: La scena dell'incidente (già un colpo di scena) con i mattoni che volano in aria.
Sono molti gli elementi della sceneggiatura che rendono il film interessante, sopratutto quelli legati al rapporto fra Beghe e la piccola Ella. Una prima parte preparatoria ha il gran pregio di dipingere personaggi con spessore più elevato rispetto al genere, poi qualcosa nella seconda parte in termini di qualità si perde e si avverte una certa stanchezza verso il finale (venti minuti di meno avrebbero giovato alla grandissima). Romero, che non è un fenomeno nel girare, offre una prestazione appena sufficiente. Sembra quasi un film per la tv...
MEMORABILE: Il dottore interpretato da un Tucci alle prime armi; In negativo la scena di sesso; Le soggettive di Ella.
Romero abbandona gli effettacci e lo splatter e gira un film, sempre horror, quasi intimista e riflessivo. L'obiettivo è quello di evidenziare la nascosta animalità dell'essere umano e la sua capacità ferina di odiare e ancora una volta il grande George colpisce nel segno, mostrando la sua capacità di cambiare registro. Buon ritmo con un crescendo di tensione, effetti speciali contenuti (a parte la scimmietta, vero effetto speciale vivente). Buona la direzione degli attori, con menzione per Pankow e Beghe.
MEMORABILE: Lo scontro finale animalesco tra il protagonista e la scimmietta.
Notevole incursione di Romero al di fuori degli zombi in un territorio altrettanto classico per l'horror, quello che vede un animale compiere omicidi. L'abilità della sceneggiatura sta nell'aggiungere una simbiosi tra protagonista e scimmia in modo da aggiungere freschezza e originalità al tutto. Sangue ed effetti latitano, ma la tensione è forte e c'è un senso generale di morbosità che aumenta il terrore provocato dalle azioni di Ella. Qua e là qualche forzatura (il rapporto madre/figlio) ma nel complesso un film da vedere e rivedere.
Horror dall'interessante base fanta-scientifica, con qualche buono spunto moralmente stuzzicante ma penalizzato da un andamento un po' claudicante. Cast così così ed effettivamente scadente il famigerato finale imposto dalla produzione (che, oltre all'eccessivo ottimismo, lascia in sospeso almeno un punto fondamentale), ma la regia funziona meglio che altrove, con dei bei momenti ansiogeni (ben gestiti a livello di montaggio) in corrispondenza dei concitati raptus scimmieschi, pur evitando eccessi violenti.
Un thriller discreto che punta più sulla tensione e il senso di apprensione che riesce a instillare. Il fulcro della storia, infatti, sembra quasi assumere un ruolo secondario, non ponendo particolare enfasi agli snodi cardine. Soffusa e nemmeno troppo percettibile la vena caustica tipica del regista che non sembra calcare la mano contro niente e nessuno in particolare, almeno questa volta. In compenso ogni personaggio, scimmia compresa, risulta ben tratteggiato, arricchendo il film di molteplici sfumature.
Buon horror psicologico con una scimmietta alquanto intelligente ed empatica. Romero è ancora ispirato e tira fuori qualche ottima sequenza. La prima parte, in cui si va a costruire la tensione e a delineare il rapporto malato fra il protagonista e la piccola Ella, è molto valida. Un po' meno la seconda metà, che viene tirata talvolta per le lunghe (piuttosto inutile il subplot del contrasto fra scienziati) e in cui la fatale simbiosi uomo-animale non appare sempre convincente. Molto forzato il finale positivo. Comunque resta un film gradevole.
MEMORABILE: La sorprendentemente espressiva scimmietta Ella, davvero ben addestrata; Le soggettive di Ella condivise da Allan; Lo jumpscare onirico à la Carrie.
Horror discreto diretto da George A. Romero, caratterizzato da una trama essenziale e da una regia che fa il suo senza mai dare l'impressione di voler strafare. Il film, infatti, non offre quasi mai spunti interessanti e anche l'unico elemento horror, ossia la simbiosi mentale tra il protagonista e la scimmietta, non viene presentato nel migliore dei modi. Comunque piacevole.
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Forse non tutti sanno che Romero aveva previsto
per questa pellicola un finale molto pessimista
che la produzione gli impose di cambiare in quello che si vede nel film: in realtà Ella avrebbe douto essere solo una scimmia-prototipo
di un vero e proprio esercito.
Cotola ebbe a dire: Forse non tutti sanno che Romero aveva previsto
per questa pellicola un finale molto pessimista
che la produzione gli impose di cambiare in quello che si vede nel film: in realtà Ella avrebbe douto essere solo una scimmia-prototipo
di un vero e proprio esercito.
La produzione impose un drastico cambio di rotta perché - a seguito delle discutibili "preview" - il riscontro di un pubblico campione diede come risultato un elevata insoddisfazione.
Ciò nonostante, ovvero dopo avere imposto un finale diverso, il film si è rivelato ugualmente un enorme insuccesso commerciale.
Facile capire perché lo stesso George A. Romero detesta Monkey Shines...
"Alla preview di Monkey Shines il pubblico, rispondendo a due domande del questionario - Che cosa vi è piaciuto di più del film?, Che cosa vi è piaciuto di meno? - indicò il finale.
Così la cosa che era piaciuta di più e quelle che era piaciuta di meno fu il finale.
Ma gli studios non leggono che raramente i commenti, è troppo difficile trasformarli in semplici statistiche.
Loro vogliono semplici statistiche.
Quante persone si sono lamentate del finale? Centoventicinque. Allora dovremo girare il nuovo finale. Non importa che ad altrettante persone fosse piaciuto".
Fonte: Quel finale non è mio! / Giacomo Caruso / Segnocinema n. 56
Comico involontario e volontario in situazioni tragiche:
Involontario La scena dell'incidente, con il protagonista che decolla in verticale, al rallentatore, ricorda la classica dinamica degli incidenti nei film comico-demenziali.
Volontario Il chirurgo, dopo aver fatto mettere a pancia in giù il protagonista sedato, per poterlo operare alla schiena fratturata, limitando i gravi danni, commenta: "Oh cavolo! L'avevate mai visto un sedere così peloso?".
Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (venerdi 8 maggio 1992) di Monkey shines - Esperimento nel terrore: