Mo' better blues - Film (1990)

Mo' better blues

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 19/05/07 DAL BENEMERITO IL GOBBO
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Il Gobbo 19/05/07 17:10 - 3015 commenti

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Occhiata di Lee agli ambienti jazz moderni, che sulla scia di Wynton Marsalis (il cui fratello firma la soundtrack) sono diventati altolocati e ricchi. Bleek è un trombettista perfettamente in tono con la nuova generazione, ma perso nel suo narcisismo, diviso fra due donne, turlupinato dal manager, finisce per perdere sia in campo musicale che sentimentale. Narcisista è anche Spike Lee, compiaciuto nel girare quanto il suo protagonista nel suonare e vivere. Bel cast, ma tutto un po' leccato, risaputo. Come appunto i dischi di Wynton Marsalis.

Galbo 21/01/08 15:35 - 12380 commenti

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Raffinato atto d'amore del regista Spike Lee al jazz degli afroamericani. Il film è forse troppo patinato (inquadrature molto ricercate, musica easy e personaggi quasi sempre gradevoli esteticamente) ma è frutto di una sceneggiatura ben scritta ed impreziosito da ottime interpretazioni e da una colonna sonora di stampo molto "classico" (di certo non jazz sperimentale) ma parecchio greadevole.

Enzus79 17/10/10 21:53 - 2874 commenti

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Mi trovo d'accordo con chi ha giudicato questo film come un lungo viedoclip. La storia però non fotografa solo il mondo del jazz ma anche il rapporto "tormentoso" che ha il protagonista con persone al di fuori della musica. Washington è meglio vederlo così che quando interpreta eroi muscolosi e vendicativi. Bravo anche Snipes.

Homesick 24/11/12 17:49 - 5737 commenti

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Sotto il vestito… poco. La fotografia chic sembra essere studiata a bella posta per mascherare la scarsa consistenza diegetica – il rimpallare assopito di Denzel Washington tra le sue due amanti e i problemi con il manager, risolto poi da un finale accelerato e obbrobrioso – con le esibizioni di jazz moderno come riempitivo. Molto meglio lo Spike Lee grezzo, pugnace e suburbano che affronta i conflitti etnico-sociali: per vederlo tornare basta attendere solo un anno, con il pronto riscatto di Jungle fever.
MEMORABILE: La tromba di Washington stecca.

Taglietti 15/08/14 21:04 - 51 commenti

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Tentativo di raccontare, da un originale punto di vista, il rapporto speciale tra la creatività del musicista nero e il suo strumento come fossero un prolungamento o un’affermazione della sua sessualità. Oltre alla solita bella regia e una trama scorrevole e divertente, la storia si perde in molte questioni e dichiarazioni da lenzuola. Proprio a causa di questa visione limitata non si centra lo scopo di illustrare e omaggiare tutta la complessità, variabilità e insondabilità dell’atto geniale, riducendolo a un'affermazione istintuale e razziale.
MEMORABILE: Bellissimo quando da solo si esercita e compone.

Kinodrop 24/11/14 17:23 - 2922 commenti

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Spike Lee descrive l'ascesa e la caduta del trombettista afroamericano Bleek e della sua jazz band tra composizioni, session e vicende sentimentali. Ne risulta un film zeppo di cliché sulla psicologia legata al mondo del jazz, tra ossessione per lo strumento e gli inevitabili contrasti tra i musicisti e tra questi e il manager sempre in bolletta. Credibile la parte di Washington come strumentista, ma l'insieme è affastellato e sovrabbondante, sfiorando il melenso nel finale. Fotografia e ambientazione jazz di alto livello. Colonna sonora accattivante.
MEMORABILE: Il live club Beneath the underdog.

Paulaster 28/03/15 13:00 - 4391 commenti

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Se lo si vuole considerare come un omaggio al jazz alla Coltrane il tappeto musicale si fa apprezzare senza apparire pesante. Anche una fotografia dai toni caldi accompagna le esecuzioni e rende piacevole l’ascolto. Per la storia in sé i dialoghi non incidono, i sentimentalismi sono stucchevoli e Lee ci mette del suo disegnando personaggi poco definiti o sopra le righe (vedi Turturro). Versione patinata con una Brooklyn spolverata bene e club che sembrano più in stile Manhattan. Durata eccessiva con accelerata finale frettolosa a chiudere.

Almicione 24/08/16 02:03 - 764 commenti

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Lee lontano dal tema di emancipazione afroamericana – anche se in effetti l'argomento viene qualche volta sfiorato con autoironia. La sequenza iniziale, estatica, è un gioco di colori (notevole fotografia) che accoglie lo spettatore nel fantastico mondo del jazz, dei quartetti/quintetti che suonavano nei locali, di una vita dedicata alla musica. La regia soddisfa e la sceneggiatura, anche se non regala niente di stupefacente, coinvolge. Sicuramente un buon film, con quella venatura jazz che ne colora le tinte.
MEMORABILE: La scena nel camerino quando Left arriva in ritardo: "Mi sono fatto quattro risate insieme a loro"; La sequenza dello scambio di nomi delle donne.

Maxx g 4/09/22 17:18 - 632 commenti

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Tratto dall'autiobiografia di Charles Mingus (ma Lee ha dato un'occhiata anche a quella di Miles Davis), è un film piacevole con Denzel Washington che letteralmente ruba la scena. Attenzione però, non bisogna sottovalutare il resto del cast; a partire proprio dal regista Spike Lee, proseguendo con Wesley Snipes (per certi versi una sorta di antagonista del nostro, che mal sopporta il suo ruolo principale nel gruppo), e chiudendo con la sorpresa Joie Lee. Nel cast anche Giancarlo Esposito, John Turturro e Samuel L.Jackson. Incantevole Cynda Williams. Notevoli le musiche.
MEMORABILE: Gli esercizi con la tromba.

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  • Discussione Taglietti • 19/08/14 20:13
    Galoppino - 2 interventi
    Salve a tutti,nel recensire questi film ho letto quello che hanno scritto gli altri utenti,per farmi un'idea e per non ripetermi.
    Alcune considerazioni a mio parere non sono corrette o nel caso vorrei comprenderle:
    Galbo scrive:“Biografia romanzata e non dichiarata del trombettista di colore John Coltrane”.
    Coltrane era un sassofonista e non suonava la tromba,come i protagonista del film.
    Coltrane è spesso citato ed omaggiato all'interno della storia,sia visivamente con la sua immagine attaccata ad una parete,sia attraverso un ritornello di sottofondo che recita "A love supreme",titolo di un suo famoso album:
    La storia non ha nulla a che veder con quella di Coltrane,quindi mi domando da dove trarre questa informazione.
    Il Gobbo scrive:“Occhiata di Lee agli ambienti jazz moderni, che sulla scia di Wynton Marsalis (il cui fratello firma la soundtrack) sono diventati altolocati e ricchi. Bleek è un trombettista perfettamente in tono con la nuova generazione”.
    Il film è chiaramente ambientato attorno agli anni 60(A love supreme è del 64),comunque prima dei settanta,ed il musicista Wynton Marsalis nasce nel 1961,quindi lui e la nuova generazione al massimo potevano andare all'asilo all'epoca.

    Grazie per l'attenzione.
    Ultima modifica: 19/08/14 20:14 da Taglietti
  • Discussione Galbo • 19/08/14 21:20
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Il mio commento risale al 2008, non ricordo molto, probabilmente il riferimento è alle citazioni su Coltrane che compaiono nel film.
  • Discussione Zender • 20/08/14 08:13
    Capo scrivano - 47727 interventi
    Ok Galbo, però una cosa son le citazioni a Coltrane sparse per il film, altro il dire che il film sia un biografia di John Coltrane, direi. Se non è così, meglio cambiare. Ho tolto la cosa dal commento. Sull'altra questione aspettiamo la risposta del Gobbo.
  • Discussione Galbo • 20/08/14 08:41
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Ripeto, non ricordo molto, se avevo scritto una cosa così circostanziata devo averlo letto da qualche parte, forse un intervista a Lee. Mi sembra però di ricordare che il titolo originale del film fosse inizialmente A love supreme, che non fu però utilizzato per opposizione degli eredi di Coltrane.
    Ultima modifica: 21/08/14 05:39 da Galbo
  • Discussione Galbo • 20/08/14 09:43
    Consigliere massimo - 3990 interventi
    Comunque il film non è ambientato negli anni '60 se non forse nella primissima parte
  • Discussione Taglietti • 21/08/14 20:53
    Galoppino - 2 interventi
    Intervengo ancora per contribuire a fare migliore chiarezza:
    "In origine il titolo del film doveva essere Beneath the Underdog, dal titolo dell'autobiografia di Charles Mingus (contrabbassista,pianista e compositore statunitense),quindi Variations on the Mo' Better Blues. Alla fine Lee decise per una forma abbreviata di quest'ultimo."

    Riguardo invece agli anni sessanta, mi sono sbagliato io e mi correggo,in quanto è la prima parte ad esserlo,mentre il grosso della storia si svolge negli anni ottanta.
    Concludendo,la mia osservazione ad Il Gobbo è errata.