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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Ennesimo esempio di fantascienza televisiva di nessuna fantasia che non si preoccupa minimamente di prendersi gioco di ogni logica per imbastire una storia di cui si capisce il senso solo a grandi linee. Pare che per via di una tempesta solare il pianeta Mercurio sia uscito dalla sua orbita e si stia dirigendo a grandi passi verso la Terra. L'astronave Nautilus (co-pilotata da un orientale con cappellino!), che stava gironzolando lì nei pressi come se fosse a un tiro di schioppo da casa, finisce quasi travolta dal caos di asteroidi. A bordo c'è tra gli altri la moglie (Farr) del dottor Preston (Avecedo), uno scienziato che aveva messo a punto un complicato sistema di scudi energetici chiamato “Project...Leggi tutto 7”, il quale riesce a contattare la consorte (la NASA non è in grado) attraverso la radiola di un ragazzetto che, oltre a prendere le solite stazioni, entra curiosamente in contatto diretto con l'astronave, distante come minimo 80 milioni di km (ricezione chiara e perfetta!). I coniugi si parlano, discutono, piangono, si dicono paroline d'amore ma intanto l'influenza di Mercurio sulla Terra inizia a farsi sentire: i metalli si distorcono e da lontano il giovane scienziato nota che sopra Seattle galleggiano nell'aria (i soliti effetti in CGI con ricostruzioni in 3d pietose) decine e decine di auto. Osservando lo spettacolo da una trentina di chilometri di distanza, il dottor Preston azzarda una considerazione che neanche con un telescopio: “Tra le cose in volo non vedo oggetti in legno e neanche in plastica”. Complimenti per la vista, vien da dire, ma l'importante è la conclusione: la forza fa levitare solo cose in metallo, parrebbe, e da qui il collega può concludere che "dev'essere per forza colpa di Mercurio". Verissimo: il pianeta è sempre più vicino e la soluzione del centro militare è quella di sparargli addosso la solita selva di missili nucleari. Il che a questo punto ci fa riflettere ancora una volta sulla bizzarra concezione degli autori delle distanze, perché puntare un pianeta con dei missili e raggiungerlo in una ventina di secondi non dovrebbe essere roba che fai se Mercurio s'è appena mosso un po' dalla sua posizione... Ma delle distanze mai nessuno parla: tutto sembra a portata di mano e naturalmente i missili esplodono per conto loro ben prima di raggiungere il bersaglio. Preston sa che ormai l'unica speranza rimasta è il suo benedetto “Project 7”; anche perché le altre nazioni evidentemente se ne stanno altamente fregando, del problema; non c'è percezione alcuna di un mondo esterno a quello dei protagonisti. Si noti anzi che una volta usciti dalla base l'azione si svolge su un'unica strada (in cui passano le auto dei protagonisti a più riprese) o al massimo a bordo del Nautilus, dove la valente moglie di Preston si trova a dover fare tutto da sola causa perdita dei piloti e un computer di bordo che dall'inizio la perseguita ripetendo avaria di qua, avaria di là senza che mai alcun danno reale si manifesti. Oltretutto fino a poco prima la donna aveva detto di non saper nemmeno guidare o quasi: scoprirla d'improvviso asso della cloche vedendola guidare il mezzo fuori da una selva di meteore fa pensare; e forse concludere che una coppia simile non poteva non essere destinata al successo: i nostri eroi riusciranno a salvare da soli la Terra portandosi dietro il radioamatore che tiene in valigetta il prezioso strumento per tenerli in contatto. Qualche vittima di poco conto, disastri contenuti che non vanno molto oltre le auto che si alzano in cielo e che ne discendono d'improvviso schiantandosi o le due o tre meteore che si piantano qua e là nel terreno con la loro scia di fuoco. Qualcuno azzarda pure un paio di battute come a dire una sceneggiatura c'era anche; ma il caos è tale, nell'implausibilità della vicenda, che è difficile considerare il tutto seriamente. Ci si divertisse, almeno...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/03/20 DAL DAVINOTTI
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