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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/10/13 DAL BENEMERITO MICKES2
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Mickes2 8/10/13 12:13 - 1670 commenti

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Dopo il non proprio esaltante Tears of Kali, Marschall ritorna con un dichiarato omaggio all’horror settantiano attingendo a piene mani da Argento, Martino e Fulci. Innegabilmente suggestivo e forte di un preciso credo stilistico nonché di una concezione visionaria e fiabesca dell’horror, è un racconto per immagini che cede più di un passo dal punto di vista strutturale ma che di contro (pregio non da poco) cattura e trascina dentro un incubo autodistruttivo dove i mostri del passato ritornano sottoforma di aberranti maschere demoniache. Buono.

Schramm 9/12/13 15:10 - 3495 commenti

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Pedissequa reprise suspiriorum con Grotowski e Stanislawski e i loro metodi da strapazzo a far da streghe, che si sa, per essere attori occorre essere invasati, il tutto misto Martino misto Fulci misto Lenzi misto Bava (senior come junior) con quel che di Amer sempre sgomitante a dirci "anvedi come giro bene" ma che tradisce una trasversale amatorialità d'animo, un immaginario circoscritto alla nostalgia e supino all'omaggio da fanzinaro innamorato derivativo fino al plagio e irritante come pochi. Dato il titolo, andava del resto da sé che l'impersonalità facesse la parte del leone.

Pumpkh75 29/08/17 14:31 - 1749 commenti

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Suspiriosissimo: ogni inquadratura, ogni nota o cromatismo, ogni fotogramma trasuda Argento e Bava senior e riassorbendoli ne sublima i vapori. E’ la sua croce (poca) e delizia (tanta): sta a noi scegliere se l’eccessivo citazionismo provoca nausee oppure è il compimento di un piacere sopito e invano atteso, considerando che anche quando va per la propria strada Marschall rivendica una lucente identità. Norbert Losch è mortifero anche se in scena per soli cinque minuti. Qualis pater talis filius? Ovviamente no, ma è comunque uno spettacolo.

Lupus73 3/08/20 13:17 - 1494 commenti

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Aspirante attrice si trasferisce in una "particolare" scuola di recitazione dove iniziano a verificarsi strane sparizioni. Il punto di riferimento è Suspiria e anche gli omicidi sono di gusto tipicamente argentiano nelle riprese dei particolari e nelle modalità. Viene portata l'attenzione sulla metafora della maschera (e del ruolo) che trasforma colui che la indossa e l'interpretazione che diviene la realtà. Interessanti la sceneggiatura da giallo - che svela solo alla fine il nocciolo della questione - e la confezione, molto curata ed elegante. Finale ambivalente.
MEMORABILE: Le maschere.

Peter neal 18/03/21 11:36 - 38 commenti

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Dopo avere ben figurato con "Tears of Kali", il tedesco Marshall si riconferma confezionando un remake di Suspiria molto più fedele all' originale di quanto lo sarà quello ufficiale poi diretto da Guadagnino. Al centro del soggetto c'è qui la recitazione anziché la danza, ma tempi, cromatismi e atmosfera sono rispettati con scrupolo, e la tecnica è competente; peccato per certi errori di continuity, e per una scoperta finale che non entusiasma. Il film è dedicato ad Argento (ci mancherebbe!), Bava sr. e Martino: stupisce l' assenza di Fulci, la cui influenza si nota non poco.
MEMORABILE: I delitti compiuti col punteruolo; Le ultimissime scene; Il fascino della protagonista; I flashback con la protagonista che balla per la madre.

Teddy 14/06/22 00:16 - 825 commenti

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Stella è come se vivesse in una perpetua e straniante allucinazione ipnagogica, ciò che la circonda - stanze buie, antichi drappeggi, vecchi chiavistelli - sono tutti elementi primitivi, inquietanti rimandi del passato che segnano e scalfiscono un destino già malvagiamente sancito. Il film di Marschall è innanzitutto un souvenir estatico e visionario, e sebbene si ispiri ad un cinema lontano, la sua struttura è forte di un “classicismo” moderno. Splendido il finale, emoglobinico e con ottime sferzate gore; mefitica e bambola desueta Magdalena Ritter.

Cotola 17/03/24 09:40 - 9043 commenti

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Suspiriano e è dire poco: a tratti sembra quasi un remake del capolavoro argentiano di cui riprende le ambientazioni, i cromatismi e anche alcune inquadrature. Qui però, oltre alle splendide note dei Goblin, manca quasi del tutto la capacità di inquietare o spaventare, se non meccanicamente, non solo e non tanto per un ritmo un po' languente, ma anche per una storia in fondo non così interessante e avvincente. Deludente anche negli snodi narrativi e nelle rivelazioni. Losch fa più lui, attorialmente, in pochi minuti che il resto del cast, non un granché, nell'intera pellicola.

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