Maps to the stars - Film (2014)

Maps to the stars

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

MAPS TO THE STARS appartiene al novero dei film che raccontando storie diverse che s'intrecciano cerca di tracciare il ritratto di una parte delle bizzarre personalità che crescono all'ombra di Hollywood. Naturalmente si parla di personalità complesse, il cui percorso esistenziale non è rettilineo e riserva inevitabilmente qualche sorpresa nell'evolversi del film, ivi compresa la scoperta di rapporti parentali inattesi che legheranno ulteriormente i personaggi in un groviglio familiare destinato a confluire in un finale esplosivo. Peccato che il delinearsi di un disegno dai contorni anche affascinanti sia così faticoso, si disperda nella prima parte in un attendismo deleterio, che porta ripetutamente...Leggi tutto a chiedersi quale direzione voglia prendere il film. Da una parte il divo tredicenne e bizzoso (Evan Bird), dall'altra una coppia ricca e sposata, con lui (John Cusack) che si dedica ai massaggi e ci introduce alla conoscenza di un'attrice precocemente sul viale del tramonto (Julianne Moore), ossessionata dall'idea di interpretare sua madre nel remake di un film di successo che la genitrice girò molti anni prima. Cronenberg prova ad elevare attraverso la regia una sceneggiatura debole, che tuttavia cresce e nella seconda parte assume una forma finalmente precisa, indirizzandosi verso una chiusura "circolare" che porta indubbiamente a riflettere sull'ereditarietà dei geni. La Moore più di tutti sfrutta la propria espressività per vivacizzare la storia e al suo servizio prende la giovane aspirante scrittrice “ereditata” dall'amica Carrie Fisher (nel ruolo di se stessa, conosciuta non a caso dalla ragazza a una convention di GUERRE STELLARI, visto che stiamo parlando della "principessa Leila"): un rapporto cominciato nel migliore dei modi ma destinato a finire in tragedia, così come il relazionarsi del giovane e antipatico divo con colleghi e giornalisti. Il cast è funzionale, ben diretto, ma i ritmi scelti da Cronenberg son quelli del film d'autore a tutti i costi, anche quando il tipo di storia non sembrerebbe proprio giustificarne la catalogazione in questo senso. Perché lo stile nella regia latita e del miglior Cronenberg sembrano essersi perse le tracce (soprattutto dopo il farraginoso COSMOPOLIS), essendo da qualche anno il regista preda di un'involuzione poco comprensibile. Facile pensare che se un film tanto velleitario l'avesse diretto un carneade qualsiasi sarebbe stato liquidato senza troppi complimenti, a dispetto del lungo finale raggelante che comunque lascia una discreta traccia nei ricordi.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/05/14 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 24/05/14
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Cotola 24/05/14 00:11 - 8998 commenti

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Difficile capire se il film vada considerato seriamente o come una presa in giro. Nel primo caso, siamo messi male; nel secondo qualcuno potrebbe anche gradire una storiella stile fiction morbosetta in cui c'è un po' di Cronenberg, un po' di critica al sistema, un po' di spunti copiati da altre pellicole e tanta cattiva, forse anche ridicola, psicanalisi. La sceneggiatura gira a vuoto e spesso finisce in vicoli ciechi: qualche sprazzo divertente; qualche ghigno malefico e poco altro. Buona la confezione. Mediocre, forse meno o forse più. Il Cronenberg dei tempi migliori è lontano mille miglia.

Mickes2 24/05/14 14:15 - 1670 commenti

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Presenze meccanizzate, come apparentemente inanimate, senza fondo e senz’anima: è il ritratto misantropo e nichilista di un mondo infetto e bestiale. Cronenberg stilizza e infittisce il suo sguardo straniante sull’archetipo e sull’essere, dilaniandoli, percorrendo quel filo rosso che è il virus antropologico della sua mutazione: il Cosmopolis diviene Mappa per le stelle, ricettacolo hollywoodiano di disillusioni, inconscio, libido, traumi, ossessioni e follie, indelebili come una bruciatura e mortali come una malattia. Sulfureo.
MEMORABILE: L’agghiacciante esultanza di Havana (Moore); Le apparizioni mortifere; Testa disintegrata.

Markus 24/05/14 10:49 - 3680 commenti

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Quando alla fine del film realizzi che ti sono rimasti impressi “come solide ragnatele” solo i peti della Moore, t’accorgi che qualcosa non ha funzionato: al di là della mezz'ora di troppo (il "cancro" del cinema dei nostri giorni) c'è che la vicenda per come è girata non è affatto interessante; la colpa non può che esser data a un Cronenberg ambizioso che con la scusa del “grottesco” la butta sul film d'autore. Buone la caratterizzazioni del sottobosco hollywoodiano, ma la straordinarietà di Los Angeles non è sfruttata come si dovrebbe.

Nancy 24/05/14 15:33 - 774 commenti

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Il nuovo carattere patinato di Cronenberg stenta a imporsi. Come Cosmopolis, che pure aveva più carattere, spunti di riflessione e complessità, il focus è sulla high class, non più quella economica ma quella dello star system. Attori ben diretti, sceneggiatura forte ma che si regge troppo sulla spicciola psicanalisi, anche se probabilmente per farsene beffe (la protagonista sta scrivendo un film psicoanalitico e mitologico: qualche frecciatina a Refn?). Effetti speciali pessimi, ma quando si tratta di momenti di vero cinema, Cronenberg è sempre un maestro.
MEMORABILE: La scena "clou" tra Julienne Moore e Mia Wasikowska.

Didda23 25/05/14 11:44 - 2424 commenti

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Cronenberg non è mai scontato; tenta sempre la ricerca di un percorso evolutivo del proprio linguaggio cinematografico: Maps to the stars, per certi versi simile a Cosmopolis, ha il pregio di essere decisamente più centrato e di creare suggestioni che entrano direttamente nella pelle. Fra abusi di farmaci, ricerca del successo, sesso per convenienza e incesti si sviluppa una critica feroce non solo dello showbiz ma soprattutto delle dinamiche familiari. La famiglia che unisce e disentegra, creando una prigione impossibile da evadere. Grandioso.

Viccrowley 27/05/14 01:18 - 814 commenti

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Continua l'infinita ricerca del regista canadese nel territorio della mutazione, suo marchio di fabbrica sin dagli esordi. Ma se nei decenni passati era la carne a rappresentare lo squarcio dal quale far fuoriuscire il cambiamento e l'evoluzione/dissoluzione dell'umano essere, ora si punta su qualcosa di ambiguo ma metaforicamente devastante come il glamour che circonda Hollywood. Famiglie incestuose, attrici schizoidi con complessi edipici, colpe dei padri riversate sui figli, cinismo e deliri da antologia. Con il fuoco unico (forse) potere salvifico.
MEMORABILE: La cinica, cialtronesca, odiosa esultanza di Havana dopo la notizia della morte del bambino.

Bizzu 29/05/14 00:21 - 217 commenti

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Cronenberg non è certo il primo arrivato e un prodotto così naif da lui non me lo sarei aspettato. Nel 2014 voler riproporre la solita storia di freaks holywoodiani, di VIP alieni, di mostri moderni non attacca. I risvolti oltretutto sono abbastanza insignificanti e nella loro mania di voler sconvolgere siamo a un passo dalla farsa. Godibile ma in gran parte il merito è della realizzazione tecnica e di qualche ghignata amara di tanto in tanto.

Bjorn 30/05/14 19:38 - 32 commenti

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Cronenberg colpisce e affonda nel panorama delle stars, sdoganando e reinterpretando i canoni di Hollywood. Il tema affrontato dal regista è anche questa volta atipico nella sua filmografia, tuttavia la sua impronta la si perpecepisce appieno. La pellicola è disturbante, a tratti onirica e virale. I rapporti tra i personaggi sono molto complessi, innaturali e torna sempre il tema del mutamento corpo (genetica-incesto)/mente (pullula di psicanalisi). Una Moore fantastica, vero elemento trainante del film. Ottimi cast e fotografia, finale catartico.
MEMORABILE: Le apparizioni dei defunti; Le ustioni della Wasikowska; La Moore in auto con Pattinson; Scena di sangue verso il finale.

Rebis 31/05/14 13:51 - 2331 commenti

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Dalle disfunzioni del capitale alla genetica dell'immaginario. L'Hollywood Boulevard è la mappa delle stelle: astri inchiodati sull'asfalto, cosmo abnorme baluginante nella valle del dolore. La città dei mostri, che riposa sull'incesto proliferando sogni, mitologie, pargoli aberranti e meravigliosi. Robert Pattinson, il traghettatore dell'averno; Julianne Moore, squallida e derelitta Norma Desmond; Mia Wasikowska, l'anticorpo patogeno destabilizzante; Evan Bird, il reflusso delle tare genitoriali; Williams e Cusack, superstiti inseparabili. La mecca del cinema è una wunderkammer. Teratologico.

Deepred89 23/06/14 15:20 - 3701 commenti

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Notevole, inaspettato film di Cronenberg, che baratta la raffinatezza formale delle ultime pellicole con un cinismo grottesco dal sapore vagamente altmaniano, donando fluidità al tortuoso gioco al massacro tramite una confezione leggera e scattante. Amaro e spassosissimo, recitato divinamente (divertente trovare Cusack in un ruolo simile) e con un bel finale di una disillusione un po' sulla scia del lontano (anche geograficamente) E non liberarci dal male. Meno forma e più sostanza che in passato e forse è meglio così.

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Capannelle 19/09/14 19:21 - 4394 commenti

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Si fa il verso a opere di Altman o Anderson con la precisa volontà di calcare la mano sulle nevrosi della società e di far luce sull'ipocrisia dello star system ma non si giunge a grandi risultati, anzi. Perché gli sbocchi forti o trasgressivi sembrano scolpiti a tavolino, dei personaggi l'unico che colpisce è il giovane Benjamin e sullo sfondo si dipana una storia meditata ma che di rado emoziona. Minestra riscaldata.

Galbo 13/10/14 07:14 - 12372 commenti

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Di film sui capricci di personalità hollywoodiane ne abbiamo già visti; questo è di Cronenberg, ma se non lo si sapesse non si capirebbe. Di suo il regista canadese non mette niente, limitandosi a filmare le performance di bravi attori (non tutti, John Cusack è insopportabile) che con la tecnica suppliscono ad una sceneggiatura vacua che non racconta nulla di che, e lo fa anche abbastanza male. Rattrista la deriva di un regista che ha fatto passare ormai troppo tempo dall'ultimo buon film realizzato.

Rullo 11/01/15 19:13 - 388 commenti

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Cronenberg si tuffa nel malato mondo di Hollywood, tra ragazzini viziati e donne di mezza età che faticano a trovare il proprio ruolo in un business duro come quello del cinema. La sceneggiatura si dipana bene rivelando diverse sfaccettature interessanti; inoltre vanta un'ottima Masikowska. Molto gradita l'idea di accompagnare la trama alla poesia di Eluard.

Homesick 10/03/15 17:49 - 5737 commenti

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Ancora follia, seppur stavolta accessorio della vanità e del cinismo che avvolgono il mondo dorato (anzi, patinato come la fotografia) di Hollywood; di conseguenza, anche i toni visionari si smorzano in favore di un realismo con dialoghi grevi, situazioni scatologiche, cenni incestuosi da tragedia greca e un epilogo sanguinario dove Cronenberg ritrova le proprie origini. Intorno ad una superlativa Moore che accetta (anche umiliandosi) ogni nevrosi da diva al tramonto, colleghi parimenti meritevoli come l'instabile Wasikowska, lo spocchioso enfant prodige Bird e l'inquietante terapista Cusack.
MEMORABILE: Le terapie di Cusack; Bird che attacca il piccolo collega "Mr. Pisellina".

Jandileida 30/04/15 22:45 - 1558 commenti

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Insomma: va bene che lavorare di sottrazione è sempre operazione da apprezzare e che la regia di Cronenberg ha ormai assunto una attraente ossuta secchezza che mi spingo a definire ascetica, ma sinceramente la storia non mi è parsa nulla di che. La psicosi, l'incesto, la corruzione della carne e dell'animo sullo sfondo dello star system: tutti elementi soliti ma trattati con superficialità e poca voglia di sporcarsi come in passato. Ottima la gestione degli attori, ma non c'è niente che mi abbia colpito sul serio. Rimandato.

Hackett 3/06/15 20:03 - 1865 commenti

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Cronenberg va dritto per il suo nuovo cinema, non più carnale ma mentale ed estetico. La freddezza degli ambienti e i dialoghi grotteschi dell'ambiente hollywoodiano ricordano il Lynch di Strade perdute e Mulholland drive, mentre l'angoscia dell'attrice decaduta ha reminescenze wilderiane. Gli amanti del periodo pre-Spider continueranno a sentirsi un po' perduti, ma ormai il regista canadese ha "evoluto" il suo sguardo e difficilmente tornerà indietro. Non un capolavoro, poco disturbante, ma di discreta fattura.

Schramm 4/06/15 17:07 - 3490 commenti

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L’altra faccia della medaglia di amianto di Starry eyes: Hollywood veicolo di infezione, corruttrice degenerata, raccontata quasi impersonalmente, senza che esubero formale e aggressività contenutistica si facciano cremagliera per la platea. Crony estroflette l’interno della limousine di Cosmopolis, e ne riversa il purulento blob su Hollywood sì da ridurla a discarica planetaria. L’equazione show-biz = male del mondo è in sé banale, David la rende Vera come vere sono tutte le banalità del male avvalendosi di singulti qua e là lynchani, ma la Nuova Carne non pulsa più.

Daniela 14/06/15 07:00 - 12606 commenti

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Dopo l'asfittico Cosmopolis, un'altra riflessione sul vuoto pneumatico, che per la coralità e l'ambientazione losangelina non può non ricordare I protagonisti altmaniani: confronto che va a tutto discapito dell'opera di Cronenberg. Forse il grottesco non è nelle sue corde: qui la mano è pesante, l'amoralità, il cinismo e la stupidità dei personaggi sono rappresentati in maniera tale da non lasciare spazio alla riflessione. Il rischio è quello della superficialità, il degradarsi del viscerale - di cui Cronenberg è stato eccelso indagatore - al corporale. Buona confezione, cast altalenante.

Paulaster 17/07/15 17:56 - 4373 commenti

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Narrare le dinamiche hollywoodiane ha sempre il suo fascino, come se il limite della pochezza umana debba sempre essere oltrepassato. La descrizione dei personaggi (Bird la sorpresa), le apparizioni soprannaturali e la crudezza verbale soddisfano in tale senso. Manca però una costruzione d’insieme: la Wasikowska è l’anello debole tra i ruoli e alla lunga si scolla la perversione anche psicologica e il pathos dei momenti iniziali lascia una scia evanescente.

Giùan 17/09/15 22:27 - 4528 commenti

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Mi è molto piaciuto! Rispetto ad analoghe operazioni (penso al Canyons schraderiano) il film di Cronenberg porta le stimmate artistiche della necessità cinematografica: si tratta di un film voluto, nel quale la satira si esercita non solo in maniera livorosa ed elitaria nei riguardi dell'industria hollywoodiana, ma arriva a coinvolgere e cortocircuitare noi pubblico pagante della società dello spettacolo. Come tutte le opere ardite e in qualche modo definitive è appesantita da anacronismi e forzature, ma possiede un cosmogonico nichilismo liberatorio.
MEMORABILE: Benjie che schiuma rabbia per le battute e le risate che toccano al suo piccolo partner; Le visioni di Havana; Il catatonismo allucinato di John Cusack.

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Il ferrini 14/08/16 17:24 - 2337 commenti

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Se Videodrome era spietato verso la tv, questo film è invece una implacabile stilettata al mondo di Hollywood. Julianne Moore è monumentale, restituendoci l'intero spettro delle emozioni umane con un realismo straordinario. Cronenberg ci ha abituato alla crudezza ma forse mai come in questo caso risulta tagliente nel rappresentare l'abisso dell'umana abiezione. La sequenza in cui la Moore, appresa la morte del figlio della rivale, si mette a ballare è una delle scene più agghiaccianti di cui abbia memoria. Grande cinema.
MEMORABILE: L'allucinazione della Moore in cui vede la propria madre nella vasca.

Herrkinski 18/12/16 16:09 - 8052 commenti

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Un Cronenberg sempre più sfuggevole ed evanescente nel dipingere affreschi di miseria umana e povertà spirituale, in questo caso prendendo come spunto la superficialità dell'ambiente hollywoodiano; se le varie microstorie offrono alcune ottime intuizioni e momenti inquietanti, è anche vero che il film scorre freddamente e si chiude in modo un po' anonimo; l'incisività di opere analoghe come Starry eyes o The neon demon è qui sepolta sotto un formalismo distaccato tipico delle ultime opere del regista, seppur appaia come una scelta stilistica.

Caesars 11/01/18 15:36 - 3772 commenti

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Anche se penso che ogni film di Cronenberg meriti di essere visto, devo dire che questa sua ultima fatica non convince troppo. Il regista canadese vuol fornirci un quadro dissacratorio dello star system hollywoodiano, ma lo fa senza grande inventiva, affidandosi a una sceneggiatura abbastanza debole. Gli attori funzionano bene e in parte risollevano il risultato finale.

Piero68 28/05/18 09:29 - 2955 commenti

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Feroce spaccato di una Hollywood viziata e viziosa, incestuosa e perversa. Un racconto disturbante come solo Cronenberg riesce a fare. Ma attenzione. Hollywood è solo un pretesto e non è identificativo delle situazioni. A Cronenberg serviva solo un mondo patinato dove calare i suoi personaggi. E quello del cinema gli è forse sembrato il più adatto. Anche perché, a ben guardare, ogni riferimento a personaggi e fatti non è puramente casuale. Strabordante la Moore nel suo personaggio altamente irritante, sottotono Cusack.

Pinhead80 25/01/19 14:30 - 4715 commenti

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La trasformazione della carne tanto cara a Cronenberg qui si consuma nelle ustioni di uno star system degradato e imbarazzante. Il lusso che circonda le persone non le aiuta per un solo secondo a sentirsi più belle, ma è solo uno dei tanti modi per stordirsi (insieme alle droghe e al Vicodin) e per dimenticare l'assenza di una vera personalità. Quello che non funziona lo si deve tener lontano come male pronto a entrarti sotto la pelle. La realtà diventa un film tragico insopportabile da guardare e impossibile da vivere.

Enzus79 1/07/18 08:07 - 2863 commenti

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Il mondo di Hollywood visto dagli occhi di un visionario come David Cronenberg. Maps to the stars è la storia intrecciata di un'attrice arrivata al (quasi) capolinea e di una ragazza che le fa da collaboratrice. La seconda parte è quella migliore, perché si inizia a capire dove il film voglia andare a parare. Ottimo il cast, con una Julianne Moore superlativa.

Buiomega71 2/03/19 01:05 - 2899 commenti

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Cronenberg rifà a suo modo Il giorno della locusta e non rinuncia alle sue ossessioni (la pelle ustionata che Agatha si porta addosso), mostrando Havana nella stessa posizione di Nola Carveth, Benjie che si punta la pistola alla tempia stile Max Renn o il sesso in limousine come in Crash. La nuova carne odora di umori corporali, di discorsi scatologici, di orifizi, di olezi femminei, di stati di allucinazione e di sangue mestruale. Delirio finale in crescendo, tra teste sfondate e corpi avvolti dalle fiamme. Cinico, spietato, crudele e così lucidamente cronenberghiano.
MEMORABILE: Il sesso a tre, con stoccate ai limiti dell'hard (il pene pastrugnato); "Chiedo scusa"; La Moore che rinfaccia alla Wasikowska di puzzare; Le pillole.

Bubobubo 5/03/19 15:47 - 1847 commenti

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Da una limousine all'altra, dall'opprimente cubicolo-capitalismo alla fogna hollywoodiana, tra liquidi corporali e sostanze psicoattive. Davvero un postaccio, la L.A. di Cronenberg, raccontata con un distacco gelido eppure sottilmente umoristico, specialmente nelle esplosioni di violenza grafica che puntellano qui e lì la trama (rimangono impresse le smorfie della Wasikowska e le allucinazioni di Bird). Ottimo film, con un cast all'altezza (sempre impeccabile Julianne Moore), che paga solo il prezzo di una morale un tantino logora.

Fedeerra 3/12/19 07:34 - 770 commenti

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Lontano anni luce dalla visceralità carnale a cui ci aveva abituati il maestro, "Map to the stars" appare più come un compitino svolto ad hoc per la nuova Hollywood; quella del disagio forzato, degli adolescenti insopportabili, dei personaggi caricaturali. Lo sguardo che vuole essere impietoso verso l’industria cinematografica appare solo scialbo e ricalcato. Ma non è comunque un prodotto da buttare; tra il cast spicca una indimenticabile Julianne Moore e alcuni momenti (truci) sono riuscitissimi. Tutto il resto del cast è nella media.

Thedude94 16/03/20 19:53 - 1084 commenti

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Il delirio totale di vite segnate da fatti sconvolgenti che coinvolgono sia stelle del cinema di Hollywood che persone che vi girano intorno, viene raccontato ottimamente da Cronenberg; il regista conferma la sua passione per le perversioni della mente e non ha paura di criticare un sistema malato, fatto di vile sperpero di denaro e abuso di psicofarmaci. Insomma, come al solito non si toccano temi leggeri. Il tutto con un comparto tecnico ottimo e un cast davvero eccezionale, capeggiato dalla meravigliosa Moore.

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Teddy 19/05/22 06:06 - 808 commenti

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Il reale interesse di Cronenberg non è la sordida mitologia hollywoodiana o la storie in sé, bensì la caratterizzazione presuntuosa, forzata e assai banale dei personaggi. Una giostra di siparietti fugacemente disperati dove l’immagine, una volta tangibile e rovente, si va spiritualizzando secondo i vanitosi precetti del “nuovo” cinema d’autore. Un genio, questa volta, non ritrovato.
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  • Discussione Rebis • 9/10/14 14:39
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Certo Buio, pure io, ma mi riferisco ad una fruizione più epidermica, Galbo parla di argomenti, attori e sceneggiatura, non certo di stile e poetica...
  • Homevideo Buiomega71 • 30/10/14 18:35
    Consigliere - 25892 interventi
    In BR (e dvd) per Adler Entertainment, disponibile dal 04/12/2014

    http://www.amazon.it/Maps-Stars-John-Cusack/dp/B00ORV5AK8/ref=sr_1_240?s=dvd&ie=UTF8&qid=1414690437&sr=1-240
  • Discussione Raremirko • 16/09/18 23:46
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Grande Mickes! Bellissimo ed interpretato alla grande!


    Son con didda, il film mi è sempre strapiaciuto e, assieme a Cosmopolis, rivedo spesso volentieri entrambi
  • Discussione Raremirko • 17/09/18 00:00
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Rebis, Didda, anche se lontano anni luce dal film, date un'occhiata anche al mediocre The canyons, i temi son quelli...
  • Discussione Didda23 • 17/09/18 08:37
    Contatti col mondo - 5798 interventi
    Si Rare, bisto pure The Canyons. A dirti il vero non mi era venuto il collegamento con questo. Come scrissi nel commento mi è sembrato più complementare a Bling Ring della Coppola rispetto alla grande opera di Cronenberg
  • Discussione Raremirko • 17/09/18 21:19
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    Si Rare, bisto pure The Canyons. A dirti il vero non mi era venuto il collegamento con questo. Come scrissi nel commento mi è sembrato più complementare a Bling Ring della Coppola rispetto alla grande opera di Cronenberg


    Son andato a rileggere che non ricordavo bene; ok sulla vacuità, ma per me son film lontanissimi (Coppola e Canyons, intendo).

    Con Maps to teh stars, invece, The Canyons almeno ha in comune il decadimento Hollywoodiano...
  • Discussione Raremirko • 18/09/18 22:09
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Comunque, riguardo chi ha detto che il fuoco nel film è fatto male, magari il regista ha scelto volutamente di fare così per sottolineare l'irrealtà della cosa, calata in un contento onirico...
  • Discussione Buiomega71 • 2/03/19 10:00
    Consigliere - 25892 interventi
    Potentissimo l'ultimo Cronenberg, ancora più viscerale e carnale della Promessa dell'assassino

    Crony muta il suo cinema della mutazione (in continua evoluzione), e diventa sempre più spietato, cinico, crudele e lucidamente impietoso nel ritrarre i suoi personaggi "mostruosi" e incancreniti.

    Puro Cronenberg , che sotto la cenere della Hollywood perduta (mi veniva in mente il bellissimo e sottovalutato Il giorno della locusta) prosperano e vivono i suoi mostri in un limbo fatto di stati di allucinazione fantasmatiche di madri incestuose e ragazzine salem'slottiane, bambine malate in ospedale, triangoli sessuali che sfiorano l'hardcore (la masturbazione maschile sethbrundeliana, ad un passo dall'hardcore, mentre le due donne si lasciano andare ai piaceri di saffo sul letto), discorsi sugli orifizi corporali (la Moore che disquisice con Pattison sulla bellezza dei suoi orifizi e della sua pelle, a dispetto di quelli della Wasikowska, la meraviglia cronenbergiana delle parti anatomiche più nascoste) sulla coprofagia, sul sesso orale vaginale durante il ciclo, la Moore sul water che si libera di problemi intestinali, il sangue mestruale che macchia il divano da 18 mila dollari, la puzza del corpo umano (nella sequenza clou dove la Moore rinfaccia alla Wasikowska di puzzare: Tu puzzi, dandole del mostro deforme), Agatha rivestita di pelle ustionata, dove il delirio cronenberghiano e il corpo in disfacimento (soprattutto il suo interno) arriva all'efferata dirittura d'arrivo apocalittica tra teste sfondate e combustioni corporali.

    E in mezzo alla putrefazione dell'anima e dello star system , Crony fagogita Crony, come summa di tutto il suo cinema : Benji che si punta la pistola alla tempia sullo stile di Max Renn (ci va, poi, di mezzo il povero cane), la Moore "yogheggiante" nella stessa posizione di Nola Carveth (con urlo lancinante), la Moore e Pattinson che fanno sesso da tergo sulla limousine come in Crash, la progenie assassina (questa volta partorita da un incesto inconsapevole) come quella di Brood (pure i piccoli mostri partoriti dalla rabbia di Nola sfracassavano teste, guarda caso), i "fantasmi, castranti, della libertà" di Spider, Cusack altri non è che il dottor Ragland 2.0 e un finale poetico e sofferto che rimanda a quello di Inseparabili

    Crony c'è, eccome se c'è, e non bisogna scavare nemmeno tanto a fondo, dove la sua poetica e la sua ossessione confluisce in altri ambiti (questa volta la mecca del cinema che và in necrosi) ma non perde di vista la sua chirurgica e tagliente anima, dove il corpo (e le sue funzioni più basse) diventano il punto nevralgico, così come le deformazioni e i tumori, che da fisici passano a quelli dell'animo (la Moore, ma non solo,lei, è proprio marcia dentro e non solo per le flatulenze sulla tazza, dove, ancora una volta Cronenberg ne sonda l'interno dell'intestino, con gli aromi nauseabondi che ne seguono, anche le belle attrici di Hollywood "cagano" male, come il concorso di bellezza ipotizzato dai gemelli Mantle tra pancreas, fegato e intestino)

    Se davvero (come ha rilasciato in diverse interviste) fosse il suo ultimo film, sarebbe un testamento perfetto della nuova carne (e decadenza) cronenberghiana, dove il cerchio si chiuderebbe alla perfezione.

    Puro cinema di pancia, puro pasto nudo da Tiffany, pura essenza cronenberghiana

    Chiedo scusa
    Ultima modifica: 2/03/19 14:45 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 2/03/19 10:26
    Consigliere - 25892 interventi
    Ottimo il dvd edito dalla Koch Media

    Formato: 1.85:1

    Audio: italiano (5.1), inglese (5.1)

    Sottotitoli: italiano

    Come extra il backstage del film (12 minuti) e interviste ai protagonisti (attori, Cronenberg e produttori), per la durata di 31 minuti, trailer.

    Durata effettiva: 1h, 47m e 22s

    Immagine al minuto 1.34.11. Sfondando le teste come in Brood, Agatha (Mia Wasikowska) come i piccoli mostri partoriti dalla rabbia di Nola Carveth

    Ultima modifica: 2/03/19 16:38 da Zender
  • Discussione Raremirko • 3/03/19 22:29
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Contentissimo che ti sia piaciuto.