Manuel - Film (2017)

Al compimento dei 18 anni, Manuel esce dalla casa famiglia in cui è cresciuto per occuparsi della madre che cerca di ottenere gli arresti domiciliari. Folgorante esordio del regista Albertini che realizza un film dalla forte impronta neo realistica che rappresenta benissimo una quotidianità difficile senza compiacimenti, mostrando un forte feeling per il personaggio principale in un momento chiave della sua crescita coincidente con la fine dell’adolescenza. Ottima la prova degli attori e la rappresentazione delle periferie, distante dai luoghi comuni. Notevole.

Bella prova di Albertini e del suo protagonista nel dar vita a una storia forse prevedibile come ambientazione e motivazioni ma raccontata con sommessa potenza, con dialoghi misurati ma genuini e senza mai ricorrere a scene madre o espedienti ricattatori. Non c'è solo il Lattanzi a primeggiare con la sua fisicità ma anche tante comparse scelte e dirette con bravura. Un ottimo inizio per il regista e un'iniezione di vitalità per il nostro cinema.

Terminato (per età) il periodo in una casa-famiglia, Manuel torna a vivere nella casa della madre attualmente in carcere, in attesa dei domiciliari per prendersene cura legale e affettiva. Nonostante l'abusata tematica del carcere, delle periferie, del disagio sociale e dei rapporti generazionali, quest'opera prima spicca per la pulizia del racconto, per il ritmo riflessivo e senza inutili fughe in avanti. Lattanzi incarna bene la personalità fragile nonostante la fisicità e determinata nonostante il pregresso. Finale adeguato per la difficile scelta.

Partecipato e profondo film impostato su un rapporto madre-figlio e su un ambiente degradato. Insomma, sulla carta il luogo ideale per tutti i cliché sul politicamente corretto. Invece il regista Dario Albertini, qui al suo esordio nel lungometraggio, sa sorprendere, gli attori sono molto bravi e il film è una bella sorpresa. I dialoghi avvengono più con gli occhi che con le parole, e questo conferisce spessore al tutto.