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MMJ Davinotti jr
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Padre e figlio. Quirino (Tomas Milian) e Bruno (Paco Cardini) vivono insieme su un barcone trasformato in casa galleggiante. Lui ruba, il piccolo va a scuola e scrive temi zeppi di parolacce (con un padre così...). Naturale che si faccia viva l'assistente sociale (Giovanna Ralli) per avvertire Quirino: “Continua così e ti tolgono l'affidamento di tuo figlio!”. Lui sbraita, protesta, ma alla fine ci deve provare, a trovarsi un lavoro. Pasquale Festa Campanile dirige (da un copione di Enrico Oldoini e Ottavia Jemma) una commedia risaputa, che come al solito trova il suo motivo di esistere nel turpiloquio romanesco di Milian (doppiato da Ferruccio Amendola, of course)....Leggi tutto Il resto, a partire dalla storia, è solo un pretesto come un altro, che tenta vagamente di avvicinare un tema sociale “scottante” in modo rozzo e superficiale. La Ralli deve fare la donna comprensiva, Milian il selvaggio inaddomesticabile e il figlio il collante destinato inevitabilmente ad avvicinarli. Se si esclude qualche momento divertente quando Quirino, “vittima” dell'ufficio collocamento, tenta di improvvisarsi di volta in volta muratore, cameriere, idraulico, il film offre davvero poco. Non basta una regia appena meno “qualsiasi” di quella solitamente offerta da Bruno Corbucci a rendere accettabile questo concentrato di buoni sentimenti sporcato dalle inevitabili volgarità di Milian (il quale continua a non mostrarsi mai senza la sua collezione infinita di cappelli di lana). Addirittura disgustosa la trovata del merlo parlante, che ovviamente (essendo proprietà di Quirino) infila una parolaccia dietro l'altra. Qualche rara trovata spassosa c’è, ma nell'insieme il film va annoverato tra i peggiori interpretati dal bravo attore cubano.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Quello che si dice un buon film:
Schramm - Non male, dopotutto:
Fabbiu, Gabrius79, Minitina80 - Mediocre, ma con un suo perché:
Enzus79, Rickblaine, Rambo90 - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Marcel MJ Davinotti jr., Giuliam
Non raggiunge i livelli degli episodi di Nico Giraldi, ma abituati allo stile di queste commedie e al personaggio di Milian, rozzo a prescindere dal ruolo sociale l'intrattenimento è garantito, risate da fare ce ne sono (le varie battute spesso in rima da autentico cafone d'altri tempi) con momenti di sentimentalismo piuttosto ben concepiti e sinceri. Una storia semplice ma molto seguibile, invero ripiena di ricadute (il terribile merlo parlante e tutta la parte sull'inseguimento per i soldi) ma con momenti di vertici milianeschi.
Commedia fiacca. Anche se c'è Tomas Milian che interpreta il solito cafone, che dice parolacce a non finire. Storia che già si sa come va a finire. Non annoia certo, ma vedere Milian che fa il verso a quello che abbiamo già visto nei suoi precedenti film delude.
Patetica commedia che non funziona proprio, con un Tomas Milian svogliato e retorico non aiutato particolarmente da un insulso soggetto. La credibilità è poca e poi, quando anche la noia si fa sentire, non si riesce a capire perché mai abbiano fatto un film del genere. Ma non è troppo difficile arrivarci. Una delle pellicole più dimenticabili di Milian, in cui l'eccesso di buonismo cade nella banalità, dove non ci sono versi o risvolti che possano rendere questo un film riuscito...
Tomas Milian, il romanaccio, si ritrova invece che nei panni di Nico Giraldi, in quelle di Gino Quirino, padre e disoccupato che campa rubando. Simpatica nuova figura per l'attore cubano. Fiacco il risultato, anche se non ci si annoia più di tanto. Non è fra i peggiori.
Tomas Milian fa il verso al Monnezza, ma questa volta nei panni del ladruncolo Gino Quirino. Il risultato è abbastanza gradevole, anche se il linguaggio risulta essere più sboccato del solito. A far da cornice alla storia troviamo una bella Giovanna Ralli in un ruolo ingessato e un po' stridente che forse spreca le sue doti. Spazio anche per qualche breve momento sentimentale col piccolo Paco Fabrini.
Contro ogni convenzione sociale e preoccupato di dare una vita a suo modo dignitosa al figlio, Milian ragazzo-padre di borgata le escogita tutte per dribblare i gangli dell’assistenza sociale e di una vita scandita dalla schiavitù lavorativa. Non manca come sempre la contrapposizione di quell’umorismo panealpane caro al volgo in reazione a tutto ciò che è ottusamente parastatale che ha reso a suo modo eroico e mitico Milian, ma in mano a Festa Campanile, in tutto spregio di un happy end sbrigativo ed evidentemente girato di malavoglia, è un'amarezza quasi monicelliana a tonificare la commedia.
Gino Quirino è l’alter ego del personaggio maggiormente nelle corde di Tomas Milian. È più malinconico e meno dinamico dell’Ispettore Giraldi e meno sfrontato del Monnezza. Qui sembra prendersi più seriamente e dietro il linguaggio colorito e i modi rudi si nasconde l’animo umano di un padre che non vuole perdere il figlio. Dietro la maschera di Milian si consuma il dramma della povertà e degli emarginati a cui poco di buono riserva il destino. Sembra quasi una fiaba truce a cui l'arrrivo della Ralli risolve il lieto fine.
MEMORABILE: A te te piacciono i funghi velenosi? A me me fanno morì!
Milian replica il Monnezza in una versione più blanda visto che qui ha un figlio e il target sembra più familiare. La storia procede per sketch, per lo più banali, e fa davvero ridere solo nei battibecchi con la brava Ralli, perché lì finalmente il protagonista si lascia andare al proverbiale turpiloquio. Simpatico anche il lungo inseguimento del sacco con i soldi, ma in generale è una delle sortite meno riuscite del personaggio.
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