Un aitante playboy causa, involontariamente, la morte di un medico e la cecità della moglie. Sconvolto dai rimorsi, aiuta la donna senza che lei lo sappia... Titolo proverbiale per un classico melò di Sirk, autriaco espatriato specialista di melodrammi bigger than life, non solo negli esageratissimi copioni ma soprattutto nella messa in scena di fastosa ricchezza formale, cromatica e linguistica. Raro caso di cinema che mette d'accordo la casalinga di Voghera e il cinéphile più puzzoso.
Complesso melò che predilige l’affondo psicologico all’abbandono emotivo. Sirk tocca zone scottanti dell’animo umano attraversando, incolume, savie e non banali riletture della dottrina cristiana: responsabilità a fronte del senso di colpa e sacrificio dell’io quale rimarcazione dello sviluppo del sé. Chiede sempre pegno sia alla coerenza formale - le scenografie corpose e le luci smaglianti - che stilistica - la progressione drammaturgia solenne sa cogliere in flagrante il suo pubblico - conducendo per mano anche lo spettatore più smaliziato.
Il film ha una trama intrigante che accompagna diligentemente lo spettatore, che si fa accompagnare ben volentieri. Bello e siccome nelle finalità del regista vi si ravvisa una sconcertante ricerca della forma, l'azzimato Hudson e la seducente Wyman fanno al caso suo. Solo che non si è calcolato l'effetto finale della pellicola che viaggia da sola, trasformandosi in un bel racconto romantico, condito di un po' di cattiveria.
Un ricco ed ozioso playboy, ossessionato dalla vedova dell'uomo di cui ha provocato involontariamente la morte, intraprende un percorso che cambia la vita di entrambi. Condita da un erotismo edipico (Wyman, benché più anziana di Hudson solo di una decina d'anni, è più plausibile come madre che come amante), con una trama d'appendice alle soglie del ridicolo involontario, è la quintessenza della visione sirkiana del melodramma, capace di sublimare la spazzatura con la forza di uno stile fiammeggiante eppur rigoroso, dai colori passionali e pastosi.
Titolo che descrive appieno il senso e il contenuto del film. Melodramma sentimentale all'ennesima potenza, esprime al massivo l'estetica del cinema di Douglas Sirk, fatto di passioni, drammi e amori e dalla grande eleganza formale. Gli attori si rivelano funzionanti strumenti nelle mani del regista e forniscono una buona prova d'insieme.
Bel dramma girato in un periodo in cui il cinema sapeva sviluppare a dovere la parte melodrammatica e in questo campo Sirk sapeva il fatto suo. I temi trattati sono di religiosa nobiltà d'animo, come l'anonimo aiuto al prossimo e il dedicare le proprie forze ad un sublime ideale. La storia però regge fin quando lei diventa cieca e lui decide di farsi medico. A quel punto il finale diventa scontato. Sembra obsoleto più per il look superato dei personaggi che per la sua struttura. ***
Glaciale e mellifluo melodramma che Sirk porta incredibilmente a compimento tramite una storia al limite dell’inverosimile. Messinscena raffinatissima con punte di kitsch e luci soffuse per un gioco di ruoli e passioni; affondo psicologico nell’elaborazione del lutto e nel senso di colpa. L’accettazione della perdita che si scontra col bisogno di espiazione, l’amore fulmineo che diviene ossessione – magnifica – nell’idea pressochè autolesionista di trarre in salvo qualcuno rendendolo felice fino ad annullare quasi interamente la propria persona.
Bel film melodrammatico, che sa sviluppare adeguatamente la storia. Intrigante per essere un film degli anni '50. La messinscena è veramente di alto livello. Molto vivi i colori, quasi pastello. Gli attori sono convincenti e accompagnano il regista a un bel finale, anche se al the/end il tutto è un po' scontato.
Sebbene a innescare l'amore sia un continuo gioco di carambole, nulla sembra essere lasciato al caso in questo sfolgorante melodramma firmato Douglas Sirk. Come il lavoro sulla messinscena restituisce un esito di eleganza davvero fitta, così la direzione degli attori assurge a nuovo paradigma di compostezza classica, mentre la regia si produce in una sequela di languidi MPP nei quali a farla da padrone sono sempre gli afflati di desiderio dei due protagonisti. Le note di Chopin e un mantra indimenticabile impacchettano il tutto, magnificamente.
MEMORABILE: Once you find the way, you'll be bound. It will obsess you. But believe me, it will be a magnificent obsession.
Melodramma sul tema della redenzione cui si può giungere attraverso un grande amore. Buono il cast, affiatati i protagonisti, bella la fotografia, qualche taglio qua e là lo avrebbe reso meno pesante. Rimane comunque un prodotto non eccelso, in sostanza la solita escalation di disgrazie che culmina con un lieto fine decisamente forzato, forse per metterne in risalto la morale: l'amore e la speranza possono compiere miracoli.
MEMORABILE: L'incidente di Helen.
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Nel libro di Wensley Clarkson TARANTINO - THE MAN, THE MYTHS AND HIS MOVIES edito nel 2007 viene citato come uno dei film e delle fonti di ispirazione che più di ogni altro hanno influenzato la carriera registica di Quentin Tarantino.
Patchouli
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Siska80
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