Note: Aka "Magic - Magia". Soggetto tratto dal romanzo omonimo pubblicato nel 1976 dello scrittore statunitense William Goldman che ha curato anche la sceneggiatura.
Il dramma di Corky (Anthony Hopkins), prestigiatore ventriloquo, e del suo pupazzo Forca. Il film di Richard Attenborough comincia come un dramma psicologico, racconta il progressivo sdoppiamento della personalità di Corky, sempre più incapace di sopravvivere senza il suo brillante alter ego inanimato. Il suo manager Cancrena (Burgess Meredith, visto nella stessa parte in ROCKY) se ne accorge e raggiunge il capriccioso Corky, fuggito dal successo, nel suo esodo volontario sul lago dove vive da una sua vecchia fiamma (Ann Margret). A questo punto il film cambia (finalmente!) e si trasforma in un thriller, con tanto di omicidio e magistrali...Leggi tutto scene di tensione. In una cornice lacustre suggestiva Attenborough alimenta la pazzia di Corky, ormai schiavo del malefico pupazzo - che ha vagamente le sue fattezze e veste spesso allo stesso modo (dalla vita in su, visto che le gambe sono il braccio del suo padrone) - e muove i suoi pochi personaggi con efficacia. Peccato per la fotografia, sporca e cupa, per una sceneggiatura che sovente perde colpi, per il ritmo non esaltante, ma Hopkins è bravo (il pazzo, prima ancora di cimentarsi con l’Hannibal Lecter de IL SILENZIO DEGLI INNOCENTI, è una figura che indubbiamente gli si addiceva), Burgess Meredith è un manager credibilissimo e ammaliante e anche la coppia Anna Margaret/Ed Lauter non sfigura affatto. Si vede insomma che MAGIC è film di una certa qualità, pur essendo derivato palesemente da un celebre episodio di INCUBI NOTTURNI. Indovinate alcune atmosfere oppressive. Musiche, piuttosto anonime, di Jerry Goldsmith.
Buon thriller basato sull'omonimo romanzo di William Goldman e diretto con mano sapiente da Richard Attemborough. A dare un valore aggiunto alla pellicola ci pensa Anthoy Hopkins, ancora lontano dai fasti e dalla popolarità che gli donerà il personaggio di Hannibal Lecter, con una prestazione attoriale molto convincente. A fargli degnamente da spalla ci sono Burgess Meredith, Ann-Margret e Ed Lauter che svolgono egregiamente il loro ruolo, ma anche il pupazzo Forca si ritaglia una parte non tracurabile. Non un film eccezionale ma che merita una visione.
Corky Withers (Anthony Hopkins), nonostante si sia formato alla corte del vecchio Merlin (E.J.André), non sembra essere portato per l'attività d'illusionista. L'aiuto d'un pupazzo, però, gli permette di trovare riscontro di pubblico dando il via alle sue potenzialità di ventriloquo. Il mago rifugge dalla notorietà e dal successo sino ad isolarsi in una sperduta casetta tra i boschi, affittatagli da una vecchia fiamma di gioventù. Ed è proprio nell'isolamento che la personalità di Corky sembra subire l'influsso del pupazzo. Dopo una prima parte macchinosa subentra un clima allucinato e ambiguo.
Dovessi definirlo con un solo termine userei "mattone". Sì, perché una volta riconosciuta la bravura di Hopkins nel reggere per oltre due ore la parte del ventriloquo shizofrenico e quella di Attenborough nella classica regia, rimane questo. Un dramma poco thriller, lento, lentissimo, monocorde, tedioso, privo di un minimo guizzo che risvegli interesse e che, alla lunga, rende persino antipatico il pupazzo Forca. Due palle, proprio così.
Un piccolo gioiellino di fine anni '70, uscito dalla mente del regista attore Richard Attenborough (Jurassic Park, L'assassino di Rillington Place n°10). Anthony Hopkins interpreta un prestigiatore fallito, sull'orlo di una crisi di nervi, che si rifugia nel proprio passato sentimentale, per calarsi piano piano in un vortice di follia pura (coadiuvato dal suo pupazzetto) orchestrata con una maestria sublime anche dallo stesso Hopkins (ad esempio, alla scena che parla con lo specchio). Da riscoprire, peccato pe la lunghezza.
La prima parte sconta un po' di lentezza ma è necessaria alla caratterizzazione psicologica del personaggio. La seconda invece ingrana la marcia thriller e lo fa in modo riuscito, seppure sobrio, innescando una buona tensione fino a giungere al (prevedibile) epilogo. La regia di Attenborough è solida e professionale; la prova di
Hopkins è di grande valore. Bene anche Meredith nella parte dello scopritore di talenti. Un buon film.
Un piccolo capolavoro del thriller psicologico con un giovane, già bravissimo, Hopkins nei panni di un ventriloquo folle e schizofrenico. Il tema è vecchio tanto quanto il cinema, ma con questo film Attenborough pone una pietra miliare nel sottogenere, sviluppando il soggetto con eleganza, maestria e diluendolo con scene inquietanti di sicuro impatto. Ottimi tutti gli interpreti: oltre a Hopkins anche Ann-Margret, Lauter e Meredith lasciano il segno. Finale dark, intimista e saggiamente anti-spettacolare. Un gioiellino da riscoprire senz'altro.
Attenborough si inserisce nell'abusato filone dei pupazzi malefici riuscendo a creare un film originale e inquietante, con una notevole cupezza di fondo e un senso di nessuna speranza dipinta nei vari personaggi. Cast notevolissimo, a partire dal tormentato burattinaio Anthony Hopkins e dall'affascinante e perduta Ann-Margret; fantastico il mitico Meredith nei panni dell'impresario. Il pupazzo è inquietante e l'ambientazione plumbea e lacustre dà il giusto tono depressivo alla pellicola. Bella musica di Goldsmith. Da riscoprire.
MEMORABILE: L'omicidio nella stanza; La bastardata del pupazzo nel pre-finale; La pesca nel lago; Il finale; Il viaggio in taxi nel passato.
Prodotto abbastanza atipico nella filmografia di Attenborough, questo dramma psicologico, nonostante una certa lentezza di fondo, si lascia seguire con interesse e, nella seconda parte, riserva una sterzata thriller piuttosto tesa e morbosa, che prelude a un finale di ineluttabile tragicità. Hopkins perfetto nei panni del ventriloquo che finisce col farsi soggiogare dal suo inquietante pupazzo, bravi anche Meredith e la sempre affascinante Ann-Margret. Molto riuscita la plumbea ambientazione lacustre, non troppo incisive le musiche di Goldsmith.
Prestigiatore timido ed impacciato raggiunge il successo come ventriloquo grazie alla personalità estroversa del suo pupazzo ma questo mette il crisi il suo precario equilibrio mentale... Dopo aver fatto un paio di comparse ai Confini della realtà e in episodio del film Incubi notturni, il personaggio del pupazzo malefico diventa co-protagonista di un lungometraggio condivivendo la scena con Hopkins, molto convincente in un ruolo schizzato. Il ritmo non è il massimo, soprattutto nella prima parte, ma una volta ingranata la marcia la storia riesce ad avvincere fino al bel finale.
Se in Images la percezione della realtà vacillava fra delirio e allucinazione, in “Magic” si fissa solida e palese nel requiem del raziocinio. Un film di possessioni ma senza esorcismi, una storia di fantasmi ma senza spiriti, ammasso di impulsi e tormenti malcelati, ammasso misantropico che si trascina fino all’epilogo, purificazione interiore di brutale decoro. Hopkins superlativo.
Il paragone che viene in mente è con Psyco, anche se manca della crudeltà del capolavoro hitchcockiano (e comunque Attenborough non è ovviamente Hitchcock). Si parla però sempre di ottimo cinema. Un giovane Hopkins pre-Hannibal è già strepitoso nel disegnare il folle ventriloquio più vittima che carnefice "posseduto" dalla sua marionetta (stupefacente la scena in cui Forca prende definitivamente il controllo). Qualche caduta di ritmo compensata da scene shock e un inquietante pupazzo, Forca, vero progenitore di tante successive bambole assassine. Ottimi anche Burgess e la Margret.
MEMORABILE: Il primo show fallimentare; La scenata di gelosia; Forca/Corky pugnalano il marito; Forca svela il trucco delle carte; "Fai il cane! sorridi!”.
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DiscussioneZender • 17/03/14 17:08 Capo scrivano - 47700 interventi
Boh, vedo che anche molti altri siti (tra cui Wiki) lo riporta col sottotitolo. Togliamolo pure, non so da dove sia stato preso, al tempo.
E tanto che non lo rivedo (l'ho su vhs Playtime), e non mi ricordo proprio nulla del film (non so manco se mi era piaciuto o meno, forse un pò noiosetto lo era), ma postando il flanetto mi accorgo che il pupazzo Forca (già il nome...) ha proprio la faccia da pirla!