Ma che cosa è quest'amore? - Miniserie TV (1979)

Ma che cosa è quest'amore? (miniserie tv)

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Per trasporre il romanzo omonimo del geniale Achille Campanile si opta per uno sceneggiato in due puntate (la prima di 55 minuti, la seconda di 45) che Gregoretti dirige usando le singolari scenografie in chroma-key di Eugenio Guglielmi: scenari proiettati sullo sfondo dello studio televisivo davanti ai quali i protagonisti si muovono come ritagliati e fotomontati sopra. Una scelta bizzarra che ben si sposa al taglio surreale dell'opera di Campanile: l'umorismo gioca coi modi di dire e i formalismi degli Anni Venti in cui la vicenda è ambientata ricavandone la sensazione di un divertimento oggi datato ma talmente fuori dagli schemi da risultare deliziosamente godibile. Si parte da un...Leggi tutto viaggio in treno sul direttissimo Roma-Napoli: in uno scompartimento dove siedono quattro signori di nome Carlo Alberto (Satta Flores, Benigni, Bonacci e Ombuen), entra per sedersi Lucy (Poli), una bella signora non accompagnata. Al passaggio sotto una lunga galleria il rumore di uno schiaffo. A darlo dev'essere stata Lucy, pensan tutti, ma chi ha osato tentare di rubarle forse un bacio ottenendo la giustificata reazione di lei? Arrivati a Napoli è il più presente in scena dei Carlo Alberto (Satta Flores) ad avvicinare la donna scusandosi per l'avventato gesto, ma dopo qualche tempo anche gli altri tre se ne proclameranno gli autori confessandole il loro amore. Ospite dal barone Manuel (Rizzo), la contesa Lucy accompagnerà poco dopo la moglie di Manuel a Capri dove si recherà l'intera brigata, comprensiva di un principe iroso e invadente (Ballista), di un marchese che si esprime solo in latino (Faà di Bruno) e di altri personaggi di contorno che animeranno una seconda parte nuovamente all'insegna del non-sense e improntata alla ricerca di chi diede lo schiaffo al buio nello scompartimento del treno, come se fossimo in una sorta di giallo ridicolo e assolutamente “sui generis”. La fotografia dai toni ocra tipica degli sceneggiati di quegli anni, la recitazione tendenzialmente teatrale si uniscono a una certa verbosità dovuta allo spirito di Campanile, individuabile immediatamente in alcune trovate notevoli come quella in base alla quale si disquisisce a lungo su quanto sia vecchio “il cucco” o quella che prevede l'affannosa ricerca di decine di padrini che dovranno sovrintendere al vertiginoso moltiplicarsi dei duelli. Ma non si può dimenticare nemmeno l'incontro con Ottavio lo schiaffeggiatore professionista (Mastelloni), chiaro esempio di figura tipicamente campaniliana. Satta Flores è un diligente protagonista, la Poli lo affianca con grazia, Benigni è piuttosto in ombra, placido e pensa soprattutto ad appoggiare le gambe nel modo più improbabile accentuando la lunarità del personaggio, Bonacci ripete per l'intera durata la medesima gag (valida) di colui che dice di essere una certa persona per poi negarlo immediatamente dopo in modo bislacco, Ombuen incide poco. Si sentono molto di più l'inconfondibile voce roca di Ballista e la presenza di Rizzo come barone perennemente in disaccordo con la moglie (Santella). Come gran parte delle opere che oggi definiremmo “demenziali” non piacerà a tutti, ma resta forse il miglior esempio dello stile insolito del suo autore, lontanissimo da ogni volgarità e oggi difficilmente riproponibile.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/11/19 DAL DAVINOTTI
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Pessoa 19/03/22 14:04 - 2476 commenti

I gusti di Pessoa

Sceneggiato di qualità targato Rai come se ne facevano un tempo, prende spunto direttamente dalla comicità nonsense di Campanile. Gregoretti è abile a portare sullo schermo l'atmosfera surreale del romanzo grazie anche all'ottima scelta del cast, composto da validi protagonisti del cinema italiano (fra cui un quasi esordiente Benigni) in grado di entrare nei personaggi caratterizzandoli in modo personale. La forza del testo, a causa anche degli anni passati, oggi potrebbe disorientare qualcuno, ma agli appassionati è in grado di regalare momenti di godimento assoluto. Non per tutti.
MEMORABILE: Il cucco; Il figlio, il padre e la pipa; La classe di Armando Bandini, un grande attore troppo sottovalutato.

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