Luther the geek - Film (1990)

Sceneggiatore e produttore del poco noto kiddy-vengeance The children, il novizio Albright aggiunge un'altra mostruosa scultura alla marcescente galleria dei cine-maniaci. Diavolo a quattro della truce vicenda è lo spiritato Edward Terry, barbaro dacnomane traumatizzato in tenera età dalla visione di un geek che staccava a morsi la testa ad un gallo. Horror tutto votato alla pura exploitation, spoglio dei rimuginamenti indagatori che segnano le opere di Kargl, Kerrigan, Lustig, McNaughton, Scavolini e Buttgereit. Niente scavo interiore, solo interiora scavate...

Splatter di poche pretese e decisamente poco legato alla realtà, tranne un incipit con voce fuori campo su cromatici disegni, che ci informa sul significato del termine geek. Il trauma infantile, la detenzione in un istituto psichiatrico e la psicologia del killer munito di protesi dentaria in acciaio, sono solo un pretesto per dare corso ad una macelleria senza senso, nella quale l'essere umano assume i contorni indefiniti del pollo. E come tale finisce per essere trattato.

New York era attanagliata da un paperino, l'Illinois va a letto con le galline; lo splatter fish and cheaps anni 60 vantava Lewis quale araldo, quello 90's si attiene a un Albreight la cui concezione di cinema segue a ruota quella comportamentale di Luther Watts, uomo pollo che rovescia i termini tra aia e ahia, tra urbe e mattatoio: rozza, illogica, goffa, lorda, ridicola, malaticcia. Pulipulipù fa il tacchino, qua qua qua fa l’ochetta: ora sappiamo di noi che cosa sarà quando udiamo come fanno le galline. Ma sarebbe stato meglio restare nel dubbio. O toglierselo varcando la soglia di Kaufman.

Assomiglia a Bad boy Bubby, girovaga come il killer di Angst e ha la mordacia del Klaus di Antropophagus, senza contare che imita i versi di un gallo quando dà la caccia alle sue vittime: Luther incarna lerciume e umorismo quanto il film di cui è protagonista, a partire dal prologo-shock che lo vede degustatore precoce di sangue fresco, eppure, se non più simpatico, si dimostra senz'altro più furbo dei malcapitati che andrà a scannare con la sua dentiera di metallo. Psycho-horror di serie B confezionato con una certa cura e fiero detentore di gustosi effetti splatter. Recuperabile.

Curioso prodotto low-budget dal regista del già inquietante The children; qui mette in scena un serial-killer del tutto folle con la passione per polli e galline, oltre a una dentatura in metallo con cui azzanna le vittime alla gola in stile Antropophagus. Qualche scena splatter ben fatta ma soprattutto molta atmosfera; il pazzo ricorda personaggi ripugnanti come Mosquito, K. o Lucker, non si lesina su nudi e scene sleazy (da sturbo la giovane Haiduk) e in generale regna un'aura malsana, anche se talvolta sembra che le idee latitino, con momenti di suspense spesso un po' forzati.