Lupi mannari - Film (2024)

Mentre sta cimentandosi in un vecchio gioco da tavolo, una famigliola si ritrova trasportata all'epoca in cui è ambientato il gioco stesso, ossia un villaggio della fine del 1400... Inevitabile il confronto con Jumanji, dato che anche qui i protagonisti dovranno risolvere il gioco per riuscire a tornare alla loro epoca, però lo spirito è quello tipico delle commedie d'oltraltre di media levatura: garbato ma non propriamente trascinante, considerata la ripetività delle situazione e la scarsezza di gag davvero divertenti. Nel cast, spicca "nonno" Reno, rodato viaggiatore nel tempo.

Se un gioco da tavolo ti trasporta in qualche modo in un altro mondo, non si può non pensare a Jumanji, ma, ahinoi, le similitudini finiscono qui. L'assenza totale di divertimento rende davvero difficile seguire l'avventura di questa famiglia che si ritrova a dover giocare per riuscire a tornare nel loro presente; gag moltissime ma nessuna che strappi un sorriso che non sia di compassione per il povero sceneggiatore o per il povero Jean Reno, che sembra spaesato almeno quanto lo spettatore. Anche i lupi mannari non sono granché. Tutto dimenticabile, insomma, e pochissimo da salvare.

Zemeckis continua a fare scuola e questa pellicola francese sembra tributarlo in vari modi, a cominciare dal noto gioco da tavolo di legno, che stavolta non richiama esseri dalla giungla ma trasporta i giocatori in un passato (altra citazione) tra case a traliccio, accuse di stregoneria e cavalieri, quasi una sorta di Non ci resta che piangere ma in ambientazione gotica, con lupi mannari da uccidere. A ricordarci ancora il lavoro di Troisi-Benigni salta fuori un certo Piero dall'accento toscano. Commedia family gothic fantasy che però gioca bene le sue carte e riserva sorprese.