Lolo - Giù le mani da mia madre - Film (2015)

Lolo - Giù le mani da mia madre
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La mamma si trova finalmente un nuovo uomo con cui stare e al figlio la cosa non va giù. La vuole tutta per sé, per essere coccolato e vezzeggiato e continuare una vita a due che per lei, tuttavia, non risulta affatto soddisfacente. Violette (Delpy), quarantacinquenne sessualmente insoddisfatta, con l'amica (Viard) emancipatissima che eccede in volgarità e la spinge a farsi sotto col primo che passa, conosce sul lungomare di Biarritz Jean-René (Boon), un placido informatico divorziato da un paio d'anni col quale va quasi subito d'amore e d'accordo, lasciandosi travolgere dai sensi. Quando però se lo porta a casa ecco spuntare Lolo (Lacoste), il figlio ventenne artistoide, viziato e presuntuoso,...Leggi tutto che ben presto comincia a escogitare qualche piano per impedire che la madre prosegua la relazione con l'uomo. Qualcosa di molto simile l'avevamo visto in CYRUS, dove nella parte di Boon c'era C. Reilly e in quella di Lacoste il giovane Jonah Hill. Qui però il punto di vista è principalmente quello femminile, dal momento che la Delpy, protagonista indiscussa, è anche sceneggiatrice e regista e lo scontro tra i due maschi prevede comunque quasi sempre la sua presenza in scena. Per quanto il film non indugi eccessivamente nel comico è evidente che si punti anche a divertire. Se però da una parte i botta e risposta sbarazzini tra le due amiche appaiono solo una replica maldestra di quelli visti in certe serie americane molto più centrate, dall'altra i brutti tiri di Lolo a Jean-René non sembrano giovarsi di particolare inventiva: la solita polverina che induce a grattarsi, la sostanza da non mischiare mai con l'alcol e via dicendo... mancava solo la purga nella minestra per riciclare biecamente alcune delle più antiche trovate della commedia becera. E per quanto la Delpy regista sappia come dare vivacità al film mantenendo alto il ritmo, si capisce chiaramente quanto il copione sia povero di spunti originali e fiacco. Lo si vede nella faccia di Dany Boon, bravo come sempre ma evidentemente a corto di battute, costretto ad arrangiarsi ricorrendo all'espressività ma prigioniero di un ruolo da spalla che poco gli compete. Lacoste sa risultare invece fin troppo odioso, separando con linee di demarcazione di rara nettezza buoni e catttivi, simpatici e antipatici, con la Delpy unica a rimbalzare tra le due "fazioni", incredula e frastornata. Di tanto in tanto si sorride, ma ci si perde tra tanta banalità in quella che resta una commedia come tante, distante dalla carica dei migliori esempi transalpini, quasi goffa nel tentativo di dissimulare il ricorso a gag stravecchie esibendo un velleitario approccio ponderato al tema affrontato (con tanto di facili metafore dettate dalla tv che trasmette IL VILLAGGIO DEI DANNATI). Ma si naviga in superficie. CYRUS aveva saputo essere molto più tagliente.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 3/09/16 DAL DAVINOTTI
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Markus 3/09/16 10:34 - 3680 commenti

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Modesto film d'Oltralpe, che secondo i cliché più tipici del genere mostra vita, sessualità e paturnie dei quarantenni con matrimonio alle spalle e figli grandi. La Delpy regista, attrice e sceneggiatrice cerca di dar ritmo alla pellicola in parte riuscendoci, ma i contenuti appaiono decisamente stantii. Il solito Boon con le sue smorfie tra le rughe d'espressione e non funziona, così come il giovane Lacoste, che non indossa la polo manica corta ma la somiglianza a un giovane Nuti (compresa la faccia da schiaffi che li accomuna). Si ridacchia.

Deepred89 4/09/16 14:09 - 3701 commenti

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Se irritare è un'arte, la Delpy è riuscita a plasmare un capolavoro: fastidio allo stato essenziale, non contaminato da estetiche malefiche (niente Dogma o videoclip: regia e fotografia pulitissime) o contenuti ideologici o politici. Si prenda un personaggio principale tra Damien Thorn e il sotto-Scamarcio di Amore 14, una Delpy tanto bella quanto insostebibile, dialoghi degni del più letale Sex and the city, gag basate su scherzi che nemmeno nel peggior Pierino apocrifo e il piatto è servito. Si salvano i titoli di testa e il simpatico Boon.

Daniela 17/12/16 15:27 - 12606 commenti

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Lei è una parigina ipocondriaca e snob, lui un provinciale bonaccione dai gusti semplici. Nonostante le differenze stanno bene insieme ma il figlio di lei farà di tutto per far naufragare la nuova unione... Il soggetto ricorda molto Cyrus, ma la finezza malinconica del film americano è qui sostituita da una dose notevole di volgarità e gag vecchie come il cucco, mentre i pochi sorrisi si devono tutti alle espressioni spaesate del simpatico Boon. Passo falso per la regista che nei suoi primi film sembrava nutrire ambizioni ben maggiori e qui fallisce anche come attrice e sceneggiatrice.

Didda23 3/01/18 10:05 - 2424 commenti

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Sorta di Cyrus in versione francese (sia per l'ambientazione, sia per la confezione) con un odioso protagonista che cerca di mettere i bastoni fra le ruote alla relazione della madre (Delpy) con il provinciale conosciuto in vacanza (Boon). Commedia molto basilare negli spunti comici (molti dei quali visti e rivisti), ma che si salva nella confezione e nel ritmo. poggiandosi soprattutto sul mestiere di Boon che conferma il proprio talento. La Delpy se la cava dietro la macchina da presa; meno convincente come attrice. Modesto ma guardabile.
MEMORABILE: L'incontro con il figlio; La polverina; L'antipatia di Lacoste.

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