Loki - Serie TV (2021)

Il fratello di Thor torna con una serie stand-alone. I primi tre episodi partono bene, con un ottimo ritmo tra viaggi nel tempo e interazioni tra i personaggi principali. Nei successivi il ritmo cala notevolmente, con eccessive sequenze dialogate e pochissima azione, rendendo il tutto abbastanza pesante, in alcune occasioni. Ottime le interpretazioni di Hiddlestone, Wilson (irriconoscibile nella serie) ma soprattutto della Di Martino, piacevole sorpresa all’interno del cast.

Sottratto il tesseract, Loki si ritrova imprigionato nell'enorme edificio dei guardiani che hanno il compito di reprimere le deviazioni dalla linea del tempo... Parte col botto grazie alle scenografie tecno-retrò e all'alchimia tra Hiddleston e Wilson, poi si disperde nella parte centrale, pur se ravvivata da lampi fantasiosi (l'alligatore), fino a un epilogo spiegazionista che ha però il merito di spalancare la porta a quel multiverso invocato da tutti i fan Marvel. Meno innovativa di Wandavision, più interessante di Falcon, una serie non epocale ma godibile e foriera di sviluppi.

Uno dei personaggi più interessanti dell'universo Marvel in una serie a lui dedicata e che si svolge dopo l'ultima avventura degli Avengers. La storia è incentrata sui paradossi temporali e prende dal suo protagonista il sarcasmo e l'ironia beffarda vista nei precedenti film dedicati ai vendicatori. Al netto della brillante prova del suo protagonista (e di Owen Wilson, "spalla" perfetta), la sceneggiatura mostra il fiato corto, con una vicenda che si fa presto ripetitiva. Eccellenti (come è lecito attendersi nelle produzioni di questo tipo) gli effetti speciali. 

Geniale ma anche lento, mirabolante ma anche sciocco, bellissimo ma anche assurdo. Alterna fasi spettacolari a dialoghi noiosi seduti in salotto (per risparmiare), ridicolo mobilio anni '70, documenti battuti a macchina (davvero?!), e lotte fatte da controfigure (ecco perché chiome fino alle spalle). Passaporte copiate da Harry Potter. Sempre Pompei... Lunga parabola su Servo e Libero Arbitrio, tema costante nei viaggi nel tempo. Sorprendente Wilson, ottimo Hiddleston, ma veramente eccezionale Di Martino (occhi, sguardi, gesti).

Discreta serie piena di multiversici escamotage con tanto di varianti. E se poi si aggiunge Loki, uno dei cattivi più interessanti, viscido e velenoso (qui meno) ma elegante, spesso molto più intelligente di chi lo circonda, ecco che il tutto acquista un certo interesse. I dialoghi, con raffiche di botta e risposta, si sprecano (anche troppo). Per fortuna, qua e là vengono disseminati colpetti di scena e accelerazioni. Nella seconda stagione Moebius quasi ruba la scena a Loki. Non male, grazie proprio al rapporto tra Loki (la cui natura è stata un po' snaturata) e Moebius.

Parte molto bene, con tre episodi ben ritmati e scorrevoli, dalla trama oggettivamente affascinante tra sbalzi temporali, varianti e universi paralleli. Poi diventa eccessivamente verboso e sembra arrotolarsi un po' su se stesso, arrivando a un episodio finale meno esaltante di quanto fosse lecito aspettarsi. Comunque è un prodotto godibile della serialità Marvel, con Hiddleston che aggiunge nuove sfumature al suo Loki e sorprendentemente adeguato Owen Wilson. Non male.

Per la gioia dei fan di un cattivo che si rabbonisce, torna Loki con un prodotto tutto suo. E' da qui, infatti, che si comincia a parlare di varianti, universi alternativi nell'Universo Marvel e viaggi nel tempo e nello spazio, fra diverse versioni del dio dell'inganno, interpretati da diversi attori, fra cui una donna, guardando anche a vecchie serie come Il Prigioniero. Loki, quasi mai simpatico nei fumetti, trasformato in anti-eroe perché in live action va di moda sembra assurdo, ma è un'assurdità fantasy potabile. Simpatico Wilson.