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TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/11/09 DAL BENEMERITO BELFAGOR
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Domino86 20/09/10 18:39 - 607 commenti

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Pellicola che, facendo salti temporali, procede molto lentamente, forse proprio per far accostare maggiormente lo spettatore alla situazione d'attesa in cui si trova la protagonista. Un film delicato che, grazie alla scena finale, scioglie i dubbi anche al pubblico meno convinto.

Belfagor 27/11/09 15:20 - 2690 commenti

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Maria vive quotidianamente nell'attesa che sua figlia, nata prematuramente, viva o muoia. Il suo tormento è amplificato dalla solitudine nella quale in parte si trova e in parte si confina. Intimo senza essere sentimentalista, il film è come il tema che tratta: sospeso al di là del bene e del male. Margherita Buy non è mai stata tanto brava ed intensa, ed è pressoché perfetta per il ruolo.
MEMORABILE: "Però mo non scocciare e mettici uno spazio bianco".

Galbo 7/02/10 07:47 - 12393 commenti

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In una Napoli straniante e totalmente lontana da un'immagine da cartolina, si consuma in solitudine l'attesa (lo spazio bianco del titolo) della madre di una bambina prematura. Lo stato di sospensione tra la vita e la morte viene reso con grande efficacia dalla regista in un racconto che affianca alla protagonista personaggi alle prese con altri problemi e solitudini. Molto convincente la prova di Margherita Buy.

Stefania 8/03/10 00:51 - 1599 commenti

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La vita di Maria, quarantenne single, cristallizzata nell'attesa, come la vita di sua figlia Irene, nata prematura, trattenuta nello spazio bianco dell'incubatrice. Ma la vita non si ferma: si insinua, discreta ma decisa, con piccoli smottamenti, impennate di desiderio, di rabbia, di impegno, in quello spazio di sospensione emotiva. E' una piccola storia alla quale ci si affeziona, per la bravura di Margherita Buy e per la felice scelta di Napoli come sfondo, città divisa tra immobilismo asfittico e volenterosi, generosi slanci al nuovo.
MEMORABILE: Maria e la sua vicina, magistrato sotto scorta, fumano insieme sulla terrazza, il loro unico spazio aperto.

Beccafico 29/03/10 11:43 - 21 commenti

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One Woman show della Buy perfettamente supportata da una regia dal livello altrettanto alto. Le mamme di bambini prematuri vivono una gestazione all'incontrario. Allora la Comencini lascia sul tavolo la foto e va a cercare il negativo. Salta a piè pari il periodo del "pancione" e lascia che lo stesso sia documentato da taglienti ed incisivi flashback che percorrono il film per intero. Le riprese attraverso le travi della soffitta della sala incubatrici sono ipnotiche. Buono.

Nando 20/04/11 09:19 - 3814 commenti

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La vita di un'impegnata quarantenne che rimane in cinta e partorisce prematuramente subisce una notevole variazione emotiva dovuta alla lunga attesa davanti all'incubatrice che mantiene in vita la bimba. La Buy è convincente nella parte e nei suoi piccoli e comprensibili sfoghi materni. Una Napoli sognante e scevra da orpelli mandolineschi partecipa attivamente nella narrazione.

Neapolis 29/02/12 17:41 - 184 commenti

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Ecco dimostrato che quando si vogliono fare film su Napoli non oleografici (cito uno per tutti il cartolinesco Maccheroni) esce fuori l’immagine vera della città con i suoi problemi ma anche tutta la sua umanità. La Comencini ambienta a Napoli la storia di Maria, una donna che vive con molta ansia e preoccupazione il suo post parto prematuro. Il film avanza con ritmi e cadenze giuste, con particolare attenzione all’ambientazione, suggellato dalla grande interpretazione della Buy, che qui dà il massimo di sè.
MEMORABILE: Maria: "Azzo... io lo sapevo che questa città mi fregava..." Fabrizio: "E che mo' la colpa è di Napoli pure con te?"

Cloack 77 23/05/12 14:19 - 547 commenti

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Molto azzeccato è l'approccio, costantemente aggrappato agli stati d'animo della protagonista e dunque si può sbandare dall'ironia al dramma, dalla malinconia al timore. Insomma, individuato il cuore, manca purtoppo il corpo: il cuore pulsa, ma il corpo sembra in stato comatoso. La noia ingombra lo schermo perché ad accompagnare Margherita Buy non c'è una storia ma una cornice; personaggi piccoli piccoli, storielle esigue, inutilità varie che non fanno respirare il film.

Pigro 22/10/12 15:15 - 9666 commenti

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Un film intimo, femminile, sussurrato: uno sguardo sul limbo in cui vive la madre di un bambino dentro un’incubatrice, in uno spazio bianco tra presente e futuro difficile da riempire. Uno spazio riempito con le occorrenze di una realtà problematica (la magistrata in prima linea, la scuola delle 150 ore), non a caso descritta in una Napoli molto presente. Da notare la buona cura interpretativa e una speciale attenzione visiva: la cinepresa che spia i dettagli, la geometria della sala incubatrici vista dall’alto, la coreografia delle mamme.

Capannelle 19/11/12 09:51 - 4411 commenti

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Che i ritmi dilatatati siano una prerogativa della casa si sapeva, peccato perchè in certi casi tolgono vigore a una storia che prende abbastanza. La consistenza dei personaggi è buona anche se il ruolo della Buy tende a fagocitarli tutti. La Margherita nazionale sforna un'altra prestazione maiuscola giocata sul terreno che le è congeniale. Fotografia e ambientazioni di buon livello. (Quasi) tre pallini.

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Paulaster 8/05/19 10:13 - 4419 commenti

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Professoressa alla serale partorirà prematura. Attenzione alla gravidanza in età matura e all’attesa che il neonato respiri autonomamente. La Comencini realizza un film per il pubblico femminile descrivendo il desiderio, le paure e lo strazio di giorni così delicati. Equilibrato senza essere sdolcinato, pecca d’enfasi nella musicoterapia e nella relazione col dottorino. Napoli serve per dare qualche nota d’umanità e qui viene criticata la scarsa empatia dei medici. La Buy riesce bene a sopportare il peso dell’intero girato.
MEMORABILE: La canzone di Paoli; La donna magistrato che condanna lo spostamento ad altro tribunale; Il nome della neonata scritto sull’incubatrice.

Siska80 14/10/21 12:26 - 3794 commenti

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La prima parte è una sorta di docu-film sui neonati prematuri affrontata con notevole tatto dalla regista, la quale non disdegna neanche la denuncia sociale (laddove mostra il disagio nei quartieri poveri napoletani assediati dalle formiche) e certe crude realtà (la scena in cui la protagonista post-cesareo torna a casa sola come un cane e si ritrova senza cibo e luce è un pugno allo stomaco). La, seconda, purtroppo, cade nel banale e nel prevedibile (e non solo per quanto concerne il finale) ed è un peccato, soprattutto per l'intensa interpretazione di Buy, fra dura e fragile.
MEMORABILE: Maria che si aggira per casa in penombra in slip; I flashback; La musicoterapia.
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