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TITOLO INSERITO IL GIORNO 24/02/08 DAL BENEMERITO XAMINI
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Xamini 24/02/08 16:09 - 1244 commenti

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È il 1995 quando Jean-Dominique Bauby, caporedattore di Elle France, viene colpito da un ictus a 43 anni; resta completamente paralizzato, salvo la palpebra dell'occhio sinistro che utilizza per comunicare. Lo scafandro e la farfalla è il titolo del romanzo che racconta i suoi ultimi anni di vita. Schnabel lo traspone su schermo con una sensibilità non comune, indugiando su primi piani e dettagli e arrivando a trasfigurare l'occhio della telecamera in quello di Bauby. Occorre la medesima sensibilità per apprezzarlo e non cedere ai suoi ritmi lenti. Nondimeno, più che prolisso, risulta sincero e commovente.
MEMORABILE: Il momento in cui viene cucito l'occhio destro.

G.Godardi 3/04/08 17:47 - 950 commenti

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Buon film che ha l'indubbio merito di presentare una storia potenzialmente tediosa e strappalacrime in un bel racconto spesso ironico. L'autore sceglie la strada della soggettiva per mostrarci e farci percepire, le sensazioni dello sfortunato protagonista, immobilizzato nel suo corpo. A questo scopo trova nella bellissima fotografia di Kaminsky un mezzo formidabile per tale intento. Alla lunga però l'espediente stanca e porta ad una certa noia, acuita anche da un eccesso di simbolismo. Non un film sulla malattia ma sulla potenza dell'immaginazione.

Capannelle 29/04/08 15:22 - 4394 commenti

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Bisogna dar atto a Scnhabel che si è scelto un bel soggettino e che lo ha trattato in maniera asciutta, senza autocommiserazioni o scene strappalacrime. Detto questo però la storia non è proprio facile da metabolizzare, rinchiusa così com'è dentro uno scafandro poco metaforico. Questo nonostante l'autoironia del racconto e le musiche opportunamente scelte dal regista per evidenziare i flashback che gli sono rimasti nella mente. Bravi gli attori (la Seigner rimane in secondo piano), discreta la fotografia.

Galbo 26/05/08 05:45 - 12372 commenti

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La libertà di pensiero e di immaginazione come rimedio per evadere come una farfalla dallo scafandro che tiene il corpo imprigionato; è questo il messaggio del film di Julian Schnabel, bello e doloroso come la storia autentica da cui è stato tratto. Come in Mare dentro di Amenàbar, l'esile contatto con l'esterno (in questo caso l'occhio del protagonista) diventa mezzo di comunicazione del corpo e dello spirito. Tutto tradotto in immagini molto efficaci, con belle interpretazioni del cast.

Daniela 6/09/10 10:16 - 12606 commenti

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Soggetto rischioso, sia per il tema trattato (una malattia improvvisa, che immobilizza il corpo lasciando però intatte le facoltà mentali) che per la scelta di mostrare quasi tutto in soggettiva, che può ingenerare una certa stanchezza, ma salvato dal pudore e dall'ironia con cui viene narrata questa vicenda dolorosamente vera, che commuove senza ricorrere a patetismi e ricatti sentimentali. Alla riuscita contribuiscono la bellissima fotografia, la colonna sonora evocativa, le interpretazioni del protagonista e di von Sydow nel ruolo del padre.
MEMORABILE: La cucitura dell'occhio, la gita sulla spiaggia, la telefonata del padre

Myvincent 5/01/11 23:18 - 3722 commenti

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Vittima di un grave accidente cerebrale, il giornalista Jean-Dominique Bauby comunica, parla e scrive col solo ausilio di un occhio vivissimo, unico tramite col mondo esterno. Se è vero che l'anima sopravvive, anche da uno scafandro può prendere volo una farfalla e dimostrare che la fantasia e l'immaginazione non hanno bisogno di un corpo fisico. Grande prova registica per un film in bilico fra poesia e veridicità.

Nando 5/06/11 10:19 - 3806 commenti

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Ispirato dal romanzo autobiografico scritto per conto di un giornalista francese, il film narra con lucidità la vita imprigionata in un corpo inanimato ma dotato di una fulgida mente pensante che esprime le sue emozioni tramite il battito della palpebra sinistra. La narrazione rifugge gli inutili pietismi e cerca un affesco poetico coadiuvato dalla giusta rarefazione della narrazione.

Alex1988 18/04/17 18:36 - 728 commenti

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Mi aspettavo un polpettone e invece è un'operazione più che godibile. Non era facile portare sullo schermo il romanzo omonimo; il regista ci è riuscito raccontando la storia dal punto di vista del protagonista, unendo immagini oniriche ai pensieri interiori dello scrittore, evitando la retorica. In particolare, per quanto riguarda i sogni del protagonista, ben si nota la mano del regista/pittore. Buono.

Bubobubo 4/01/21 12:39 - 1847 commenti

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La dolorosa presa di coscienza che nel lasso di tempo occupato dal battito d'ali di una farfalla una vita può essere stravolta lascia progressivamente posto allo sforzo di trarre il meglio dalla nuova e imprevista situazione. Tratta da una storia vera, la pellicola di Schnabel affronta con lirismo - ma senza patetismo - e non senza qualche graffio autoironico il tabù rimosso per eccellenza della narrazione contemporanea, quello di un'improvvisa e assoluta disabilità che annulla l'indipendenza dell'individuo. Monumentale la prova di Amalric, ugualmente in parte Seigner.

Lou 28/12/21 00:15 - 1119 commenti

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La vera storia di Jean-Dominique Bauby,  vittima di un ictus e imprigionato nella sindrome di “locked in”, che lo rende in grado di ascoltare e comprendere ogni cosa ma capace di esprimersi solo attraverso il movimento di un sopracciglio. L’artista Julian Schnabel adotta un approccio molto originale, tutto in soggettiva, con spunti ironici nonostante il contesto. Film potente, che colpisce al cuore senza abusare della commozione, con splendide immagini e una recitazione super di tutto il cast. Ottimo il doppiaggio italiano della voce interiore del protagonista.

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Paulaster 25/01/23 18:06 - 4375 commenti

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Caporedattore di moda resta paralizzato in séguito a un ictus; storia vera per un soggetto di forte impatto ospedaliero. La sopravvivenza si basa qui sulla speranza che anche solo con una palpebra si possa continuare ad avere una vita. Bonaria la prima parte ed edulcorata la seconda (le preghiere, Lourdes); verso la conclusione il film perde gli orpelli e diviene sincero. Qualche battuta ironica vorrebbe stemperare la situazione ma suona tragicamente falsa e in un contesto che sarebbe solo da rispettare. Buona la regia mentre Amalric riesce in un ruolo ostico.
MEMORABILE: L'occhio cucito; La fisioterapista spiega come muovere la lingua; La Madonna in camera.
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  • Curiosità Cotola • 25/02/08 05:54
    Consigliere avanzato - 3841 interventi
    E' il grande "sconfitto" degli oscar. Tante nominations e nemmeno una statuetta. L'unico dei film importanti a rimanere a bocca asciutta.
  • Curiosità Gugly • 25/02/08 19:24
    Portaborse - 4711 interventi
    tecnicamente l'ictus che ha colpito il protagonista rientra nella sindrome locked in; il cervello funziona ma il corpo non ubbidisce più perchè è stata lesionato un particolare tipo di arteria ( basale) che collega corpo e ed emisferi cerebrale.
  • Discussione Raremirko • 11/12/21 22:21
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Film non troppo lontano da E Johnny prese il fucile; toccante e struggente, abbastanza controllato dal punto di vista emotivo, non furbo, sincero, può contare su un bravo Amalric in un ruolo non facile.

    Fulminei camei di Kravitz e Wincott, all'inizio; interessante il parallelismo che a volte viene fatto notare tra paralisi e anzianeità, sottolineata da Von Sydow (sempre bravo) e tra paralisi e l'esser stati tenuti in ostaggio, come dice ad un certo punto il tizio che va a trovare Amalric.

    6 anni dopo Amalric e la Seigner saranno ancora assieme in Venere in pelliccia.