Licenza di esplodere - Film (1966)

Licenza di esplodere

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

E' davvero un peccato che un film così, dall'enorme potenziale sarcastico sublimato da un Lino Ventura in stato di grazia e un ottimo Michel Constantin a fargli da spalla, non riesca a reggere per l'intera durata. Tutta la prima parte, che comincia con Antoine (Ventura) in Costa Azzurra dove ha raggiunto l'amico ed ex collega agente segreto Jeff (Constantin) per riscuotere un credito da parte di un allibratore da quattro soldi (Lefebvre), ha momenti eccezionali, in cui l'impassibile volto del protagonista si mescola a cinismo e praticità generando scambi di battute spesso impagabili. Dopo aver ucciso un gangster inglese che stava attentando alla vita dell'allibratore nella stanza di quest'ultimo,...Leggi tutto Antoine capisce di doversi sbarazzare del cadavere. Chiede a Jeff, che l'aiuta, ma l'indomani al ristorante dell'amico si presenta il Colonnello (Duggan), un boss inglese al quale si devono delle risposte, dal momento che sa del cadavere del suo uomo nel bagagliaio dell'auto di Antoine. Il colloquio in quattro al ristorante, ricco di buffi sottintesi e diplomazia da criminali, è magnifico; ma anche nel prosieguo il film continua bene, mostrando come una sceneggiatura condotta sull'equilibrio di un'ironia sottile e nobile affidata agli attori giusti possa ottenere risultati eccellenti. Purtroppo, verso la metà del film, si inizia ad esagerare con le esplosioni e gli agguati ricadendo quasi in zona Clouseau senza avere un Blake Edwards a disposizione. L'impassibilità di marmo di Ventura e Constantin resta un gran valore aggiunto, ma la rincorsa a una spettacolarità di cui proprio non si sentiva il bisogno comincia a mostrare le prime crepe e la presenza del “pasticcione” Lefebvre a farsi fin troppo ingombrante. I gruppi di giovani inglesi attentatori, mobilitati dal Colonnello per uccidere, provano a farlo in ogni modo ma stancano presto, costringendo però i nostri a rifugiarsi provvisoriamente nella casa di campagna della moglie dell'allibratore, la bella Eglantine (Darc), che del marito da cui s'è separata non vuol più saperne (guarda invece di buon occhio il duro Antoine). E qui il film, almeno a livello di dinamismo e brillantezza, si sgonfia definitivamente, deprivato quasi del tutto della sua vena più felice per lasciar spazio a scambi poco pregnanti e alla bella Mireille Darc, che si prende la scena per imporre la sua presenza e virare verso spiritosaggini di marca sentimentale. Di tanto in tanto riaffiora lo spirito giusto, ma tutto rientra nei canoni della commedia più tradizionale, dimenticando la vivacità iniziale e il gusto diverso e superiore della prima parte (Ventura che nell'incipit spiega alla polizia come è “esploso” prendendo a pugni un automobilista e due passanti, per esempio). Regia elegante dell'esperto Georges Lautner (che lo stesso anno aveva promosso a protagonista la Darc in GALIA), splendide location e qualche intermezzo musicale piacevole, con i "giovanotti" inglesi a suonare e ballare scatenati nel giardino del Colonnello (dipinto come gay). Ottimo anche il doppiaggio, con la coppia Onorato/Locchi (vale a dire Spencer e Hill) che dà voce a Ventura e Constantin.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/09/18 DAL BENEMERITO FAUNO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 11/09/18
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Fauno 9/09/18 01:47 - 2208 commenti

I gusti di Fauno

Il tutto nasce da una solidarietà fra agenti segreti, ma si prosegue con la morte casuale di un malintenzionato e una serie prolungata di botti da ambo le parti per concludere poi con una situazione sovrapponibile a quella iniziale. Comicità garantita: Ventura strepitoso; anche Lefebvre nel ruolo di un lagnoso lestofante (che oltre a causare guai fa anche la vittima e prende schiaffi da tutti) non è niente male; la prestazione della Darc nell'ultima mezz'ora è così strabiliante che quasi ci si congratula con Delon per averla scelta come compagna.
MEMORABILE: "Ieri mi hai detto è meglio che vada a dormire e io ho detto di sì, ed era un punto di partenza. Vogliamo seguitare a rimanere fermi a quel punto?"

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