Metà Ottocento: madre muta (Hunter) e figlia undicenne (Paquin) arrivano dall'Europa alla Nuova Zelanda, dove la prima è stata spedita dal padre a sposare un uomo (Neill) che nemmeno conosce. Sbarcate sulla spiaggia con le casse del trasloco, le due attendono lì gli uomini del marito, il quale dà ordine di trasportare fino alla loro abitazione tutte le casse tranne quella che contiene il pianoforte, ovvero per la madre, Ada, l'oggetto più importante, suo maggiore mezzo d'espressione. Si preannuncia una difficile convivenza, da consumarsi tra le case ai confini d'una foresta tra piogge, fango e un rapporto coniugale inesistente. Meglio quello con l'amico (Keitel), che s'incarica personalmente di...Leggi tutto recuperare il piano dalla spiaggia per portarselo in casa dicendo di voler da lei le lezioni del titolo. Dopo i primi dissidi, quello che era partito come uno scambio di favori si trasforma in qualcosa di più intimo e nascosto, perfetto avvio d'un melodramma vecchio stile, sommerso da premi e riconoscimenti d'ogni sorta. Troppa grazia, per un film indubbiamente recitato in modo straordinario dalle due “migranti” (entrambe gratificate dall'Oscar) ma scarsamente dinamico né certo spiazzante (giusto il finale). L'alleanza tra la patinata regia della Campion e le commoventi musiche di Michael Nyman trova la sua sublimazione nella forma garantendo il massimo della professionalità, senza però uscire dai binari di azioni e reazioni che non azzardano nella rappresentazione grafica della violenza e riconducono il tutto in un ambito più tradizionalmente basato sull'interpretazione e la profondità espressiva. O sulla centrata ambiguità inevitabilmente offerta da una protagonista la cui risposta non potrà mai giungere immediata: risiede in questo l'unicità dei dialoghi, nella difficoltà di penetrare i pensieri di Ada sempre aperti all'interpretazione, mascherati dietro uno sguardo di gelida incomunicabilità. Nella scala di ermeticità solo progressivamente svelate la segue Keitel, quindi il più intellettualmente rozzo Neill e infine - naturalmente - la piccola Paquin, solare traduttrice dei pensieri più immediati di sua madre. Siamo però in un gioco a cinque in cui le pedine si spostano secondo uno schema preorvedibile, che si ripete trovando solo di tanto in tanto l'idea in grado di colpire nel segno (si vedano i tasti del piano barattati in uno scambio d'amore sempre più approfondito). Location che si esauriscono tra la foresta e la spiaggia senza entusiasmare, una cupezza atmosferica che opprime, l'amore che tutto governa e si sposa all'intima liberazione regalata dalle performance pianistiche della protagonista.
Muta dalla nascita, va in sposa per procura a un agricoltore che vive in Nuova Zelanda, di scarsa apertura mentale. Il piano è la sua passione, il marito non vuole ma un vicino di casa... Drammone in confezione lussuosa ma lecccatisima, questo film ha fatto la fortuna della regista e del compositore della colonna sonora Nyman, grazie soprattutto alle frotte di signore allupate per la possente complessione di Harvey Keitel, nerboruto vicino à la amante di Lady Chatterley. Calligrafico, ma di sicuro successo con la vostra fidanzata/moglie.
FIlm di maniera che trova il suo punto di forza nella realizzazione impeccabile, nell'ottima interpretazione dei 3 attori principali e nella bellissima colonna sonora di Michael Nyman. Holly Hunter riesce a dare spessore ad un personaggio che non dice una parola per tutto il film ed è impresa degna di nota. Le fanno da spalla Sam Neil (marito tradito, ruolo per lui non certo nuovo) e Harvey Keitel. Non si tratta sicuramente di un capolavoro ma comunque la pellicola può meritare una visione.
Questo film è il frutto di una sensibilità matura e profonda che non poteva che essere femminile, quella della regista Jane Campion ma anche il prodotto di ottime prove recitative, in primis la protagonista Holly Hunter che, benchè muta come il personaggio richiede, è assolutamente loquace negli sguardi e nella fisicità prorompente.Per il resto il film presenta una magnifica propensione a fotografare i bellissimi paesaggi naturali ed è segnato positivamente da una bella colonna sonora di Nyman.
Lezioni di piano è innegabilmente un bel film, recitato benissimo (non bisogna dimenticare la brava bimba Anna Paquin che vinse, giovanissima, l'Oscar). Per ovvi motivi piacerà di più agli animi romantici e alle donne. Molto bella la location neozelandese sia nella parte "boschiva" che (soprattutto) in quella "oceanica". E' pervaso da una nota di tristezza di fondo che lo rende indigesto ad alcuni ma la cui liricità è uno dei suoi punti di forza. Il personaggio di Sam Neill è il prototipo dell' "omm 'e merda", come direbbero a Napoli.
È una pellicola indubbiamente buona: splendida fotografia, splendida colonna sonora, splendida interpretazione della protagonista femminile non brillante per avvenenza ma intensa e passionale. Una mimica complessa per un ruolo interamente muto. Doverosa menzione anche per Anna Paquin, impeccabile nel suo ruolo nonostante l'età, perfettamente credibile. Una storia abbastanza semplice nel complesso, ma diretta con grazia e passione.
MEMORABILE: La bimba vestita di bianco che danza sulla spiaggia sulle note suonate dalla madre.
Ovviamente alle donne è piaciuta moltissimo questa romantica e patinata storia di corna; l'interpretazione di Holly Hunter, che nelle intenzioni avrebbe dovuto risultare toccante, nei fatti appare solo stucchevole e, a tratti, irritante. Harvey Keitel sempre bravo anche se a disagio in un ruolo che sembra non rendere giustizia al suo innegabile talento. Poco interessante, nonostante l'indubbio fascino visivo.
Film d'amore, libertà e buoni sentimenti. Una donna muta tradisce il marito e finirà in tragedia. I propositi sono buoni, e anche se la fotografia lascia un po' a desiderare il film si lascia guardare come si legge un libro di questo genere: sperando che tutto finisca bene. Anche se le protagoniste hanno meritato l'Oscar, la Hunter ha dimostrato di essere una grande attrice. Forse il film è stato un po' troppo sopravvalutato.
Girato con destrezza e con attenzione nei minimi particolari e forse anche troppo, tanto da diventare noioso in molti tratti. Il personaggio di Beins non è idoneo al solito Keitel anche se comunque recita degnamente e poi c'è l'ottima Holly Hunt con il suo corpo candido ed innocente da provocare l'istinto sentimentale dell'uomo.
La sua passione per il piano, un marito raffinato che non la capisce, un uomo rozzo che invece la comprende... In un triangolo di incomprensioni e passioni sotto la cenere, si svolge il tormento di una donna muta dell'800 in una sperduta isola neozelandese (bellissime le location). Jane Campion è magistrale nel raccontare con sensibilità e raffinati simbolismi una figura femminile che unisce in sé debolezza (la menomazione) e forza (di volontà). Attori di grande espressività, musica (di Nyman) di grande suggestione.
E' "orchestrata" perfettamente, l'evoluzione di Ada, prigioniera tra due cinte di mura: il mutismo, suo grido di ribellione contro una società maschilista, e le restrizioni che tale società le impone. Questa sua chiusura porta ad un precipitare degli eventi, ma proprio una circostanza estrema diventa per lei l'occasione di conquistare la libertà vera, il suo posto nel mondo. Il rapporto con la figlia, l'insolito codice erotico con l'amante, la musica come mediazione linguistica, il conflitto col marito... tutto molto appropriato, in un film di ottimo stile, solida trama e fascinosa regia.
Si ha come l'impressione di assistere spesso ad un balletto dove le movenze sono conseguenze della musica. Tutto il cast funziona perfettamente e nonostante i dialoghi alla fin sia pochi si sa tutto quello che c'è da sapere. La fotografia annebbiata dalla pioggia contribiusce non poco alla poesia della pellicola e si fonde in un tutt'uno con la splendida soundtrack. Al di là del sempre bravo Keitel spicca la Hunter ed una giovanissima Paquin. È decisamente uno di quei film che, per quanto tristi, vedi sempre volentieri.
I tormenti amorosi di una donna muta dall'età di sei anni che sposa per procura un allevatore neozelandese. Una pellicola raffinata anche se tendente al patinato che si avvale di un'ottima interpretazione dei protagonisti coadiuvata da un'accattivante colonna sonora. Personalmente ho trovato antipatica la figura della Paquin.
Un pianoforte immerso nella foresta neozelandese: intuizione iconica lancianante, espressione del dissidio tra informe e armonia che anima l'intero film. Un capolavoro, capace di frugare e scuotere l'interiorità del pubblico, di tradurre i personaggi in accadimenti naturali; visivamente ricercato ma irriverente e visionario, lontano da patine e manierismi, resta ancorato alla complessità dei corpi, vinto da un romanticismo selvaggio. Gli spartiti di Nyman, più che un commento sonoro, sono la voce di Ada. Finale meraviglioso che libera a nuova vita i personaggi dopo un'ordalia passionale.
Il cinema, arte tipicamente espressiva, trova in questa particolare storia di una donna che non si può esprimere (premiata come migliore sceneggiatura originale) l’esaltazione della poetica delle immagini. C’è un legame ben “accordato” tra la parte visiva (tutta da ammirare) e quella narrativa, nella quale si espone una doppia passione: quella per la musica e quella sentimentale. Quest’ultima inizia in modo distorto ma poi, seguendo una graduale intensificazione, trova il suo giusto equilibrio. ***!
Non tragga in inganno il titolo italiano da film per massaie: la calligrafia è presto scrollata (complice anche l'atmosferica fotografia) e la storia d'amore trasuda sangue, carne e passione come mai ci si aspetterebbe da un prodotto tutto sommato mainstream. Personaggi reali e tangibili almeno quanto le loro emozioni, il tutto sorretto dalle magistrali performance dei tre protagonisti e da una colonna sonora straordinariamente empatica. Qualche sbavatura (il ralenti) verso la fine, ma la forza rimane intatta. Tra i vertici assoluti del genere.
Giovane donna scozzese muta si trasferisce con la figlioletta in una remota isola della Nuova Zelanda per sposare un possidente e diventa l'amante del socio di questi, un uomo malvisto dalla comunità per gli stretti rapporti con gli indigeni maori... Prima grande produzione per la regista che riesce a conciliare senza troppi cedimenti le ragioni del cinema d'autore con quelle commerciali: la storia melodrammatica, di suggestiva ambientazione e grandi passioni, è fatta per conquistare il pubblico, ma veicola anche inquietudini più sottili. Memorabile colonna sonora, cast in parte.
MEMORABILE: Il baratto sessuale per tramite dei tasti; il finale.
L'atmosfera disegnata dalla Campion, alcune sequenze a effetto, l'interpretazione della Hunter, le note musicali di Nyman che già aveva fatto bene con Greenaway ma che con questo flm acquisisce notorietà presso il grande pubblico. Rivedendolo oggi perde qualcosa ma conserva tutti questi asset, quasi a ribadirne il successo riscosso.
Il pianoforte sulla spiaggia immacolata e selvaggia dell’isola neozelandese è il simbolo di un film giocato sull'impatto estetico dell’arte visiva allo stato puro. La recitazione è lasciata alla musica, alla natura, agli sguardi e ai corpi, in un quadro di grande intensità emotiva. La Campion analizza con grande profondità e delicatezza le pieghe di una sensibilità femminile turbata, immersa in un ambiente umano e culturale lontano e diverso, vissuto come ostile. Quasi una parabola sulle difficoltà di integrazione dei valori femminili.
Sarà che il peso degli anni si fa sentire (per il film), ma io ho rischiato di appisolarmi un paio di volte: belle alcune inquadrature (anche se un po' malandrine), brava la Hunter, sempre animalesco Keitel ma personalmente non mi sono entusiasmato più di tanto all'ennesima riproposizione del tem a"lui, lei e l'altro", arricchita questa volta da un pianoforte in riva al mare, da Maori tatuati e rozzi possidenti britannici. Anche tutta la fase del "corteggiamento" è abbastanza ripetitiva e tirata per le lunghe. Non male ma decisamente sopravvalutato.
Una giovane donna viene portata su di un'isola con la figlia per conoscere il futuro marito. L'amore per il suo piano le farà vivere una storia tanto intensa quanto drammatica. Bellissime sono la colonna sonora e le ambientazioni, veri cavalli di battaglia dell'intera opera. La sceneggiatura non racconta granché, se non il classico rapporto tra marito e amante che si contendono la giovane pulzella. Menzione d'onore per un'insopportabile e petulante Anna Paquin.
Visivamente appagante, con scene che sfiorano il lirismo più intenso (il pianoforte sulla spiaggia), ma che difetta nella sceneggiatura optando per scelte un filino convenzionali e senza produrre qualche interessante sviluppo narrativo. Tutto procede secondo i piani, senza sussulti emotivi e senza dialoghi carichi di significati illuminanti. Tuttavia si apprezzano la valida regia della Campion che dirige al meglio un cast alquanto in palla e la scelta dell'ambientazione. Sensazionali le musiche, per un film che può avere più presa nel pubblico femminile.
MEMORABILE: Il rifiuto per il trasporto del piano; "Tasti" in cambio di servizi; La reazione del marito (Sam Neill).
Sposa muta avrà una relazione extraconiugale. Ambientazione tra gli aborigeni e i proprietari terrieri; a fare da contraltare, l'arte musicale. Dramma amoroso che non riesce a esprimere i sentimenti, colpa anche di un montaggio a volte troppo repentino. La Hunter riesce a essere credibile nel suo mutismo, Keitel dovrebbe fare il rozzo ma sembra invece ben educato; Oscar alla Paquin che lascia il tempo che trova, regìa che sfrutta la natura e che sa essere introspettiva nel raccontare le piccole emozioni. Finale romanzato. Ottime musiche.
MEMORABILE: Il piano sulla spiaggia; Le concessioni scambiate con i tasti; La Hunter che riemerge dall'acqua.
Film pesante, tirato per le lunghe, con personaggi sinistri e un intreccio contorto e inverosimile (cosa che lo accomuna al successivo Ritratto di signora, della stessa regista), risolto frettolosamente e in maniera fiabesca. Meritati comunque gli Oscar alle due protagoniste (soprattutto alla piccola Paquin), meno convincente Keitel nella parte del buono, belli i costumi, le scenografie e le musiche.
MEMORABILE: La crudele vendetta del marito tradito.
A un'indimenticabile colonna sonora di Nyman fa eco il personaggio severo, dolorante di Holly Hunter, un'elegante pianista inglese calata in un contesto grezzo, nel mezzo di una foresta pluviale neozelandese, in un triangolo amoroso all'interno del quale due vertici puntano al medesimo obiettivo (lei). A fare da contorno alla vicenda il personaggio jolly della figlia, vera scheggia impazzita che innesca i vari snodi della trama su uno sfondo grottesco, tra maori e pettegole di paese. Eppure le manovre della Campion per accendere il dramma funzionano e regalano momenti di grande intensità.
MEMORABILE: Il piano dinanzi all'oceano burrascoso; La rappresentazione teatrale; Gli spicchi di intimità; La scena madre; L'epilogo.
L’opera più famosa della Campion (Oscar alle due attrici) è anche la più snervante, ridondante e compiaciuta. Le va riconosciuto un certo vigore sul piano visionario e simbolico (il pianoforte), ma è tutto talmente sovraccarico (pure il mutismo della Hunter) che difficilmente riesce a mantenersi in equilibrio. Ok le musiche di Michael Nyman, che hanno fatto storia e sono indubbiamente l’elemento più riuscito del film. Sopravvalutato.
Regia e situazioni del film appaiono ridondanti, compiaciute, manieristiche (i continui ralenti, la scena fatale con la pioggia nel bosco) ma la storia d'amore si lascia seguire con interesse e, seppur basandosi interamente sulla fisicità del nerboruto Keitel e sulla drammaticità insisistita della stessa, convince. Forse di semplice astrazione ma convincente l'idea di affiancare il mutismo della protagonista col mutismo (se non fosse per i tasti suonati) del pianoforte. Il finale, poi, rappresenta un piccolo capolavoro. Fotografia non eccelsa.
Per inserire un commento devi loggarti. Se non hai accesso al sito è necessario prima effettuare l'iscrizione.
In questo spazio sono elencati gli ultimi 12 post scritti nei diversi forum appartenenti a questo stesso film.
DISCUSSIONE GENERALE:
Per discutere di un film presente nel database come in un normale forum.
HOMEVIDEO (CUT/UNCUT):
Per discutere delle uscite in homevideo e delle possibili diverse versioni di un film.
CURIOSITÀ:
Se vuoi aggiungere una curiosità, postala in Discussione generale. Se è completa di fonte (quando necessario) verrà spostata in Curiosità.
MUSICA:
Per discutere della colonna sonora e delle musiche di un film.
Credo la fama del film ne abbia compromesso la vera natura mettendo in atto un processo di banalizzazione (complice il lezioso, prosaico titolo italiano) che lo ha posto - erroneamente - in un'aura da cinema d'essai dall'inclinazioni femminista.
In realtà, come in tutti i lavori dell'autrice, il tema è la mostruosità, l'attenzione per il "freak" che ci portiamo dentro, e il conseguente dissidio tra armonia e distonia (che qui raggiunge il massimo della completezza espositiva, grazie all'impianto scenografico - il pianoforte nella foresta pluviale - e a quel finale che... ferisce l'udito).
Certo, narrativamente Ada e la sua musica sono al centro, ma i due ritratti maschili, per quanto polarizzati, riescono ad esprimere nondimeno fragilità, desiderio, ostinazione... E i tre personaggi diventano un vero e proprio accadimento, un fenomeno naturale esplorato con uno slancio romantico passionale così spudorato e irriverente che è ha pochi eguali al cinema.
Vorrei qui proporre una questione: la storia d'amore è in realtà impostata su un rapporto prettamente carnale: l'amante maori si annuncia già da subito come un'erotomane ordinando alla muta pianista di togliersi camicetta e alzare la gonna. Ma gli erotomani non starebbero meglio nel cinema di genere? (mi viene adesso come esempio il professore di De Sade 2000 oppure il Tarantino di "dal tramonto all'alba" o il Kinski di molti film). Nel cinema d'autore gli erotomani mi piacerebbe vederli banditi.(parere personale comunque).
Keitel non è un erotomane ma un uomo grezzo, primitivo, un analfabeta emotivo che sente ma non sa verbalizzare, muto a sua volta, e le richieste che fa ad Ada, il sequestro del pianoforte riacquistato tasto per tasto, sono il solo modo che conosce per colmare una distanza che altrimenti non saprebbe come consumare. Lui la ama, ma è privo di eleganza, di intelligenza. E Ada è attratta proprio dal suo corpo sgraziato, ma sensuale, da un "gioco" che comprendono solo loro, pattuito attraverso un linguaggio basico e non formale. Per me siamo su un livello di complessità non riducibile ai film con Kinski.