Quinto capitolo della saga del leprecaniano, è sicuramente anche il più brutto, con inutili siparietti rap. La canzoncina nel finale, poi, è terribile. Nel cast c'è qualche nome famoso del mondo del rap, ma il risultato è indecente, da evitare assolutamente.
Lo gnomo cattivo giunge alla quinta fatica con meno idee del solito e, al fine di innovarsi, si inventa un milieu insolito per le storie horror, il mondo della musica nera e delle sue speculazioni. Partecipano Ice T e Coolio e Davis si concede un rap finale divertentissimo. La trama è eccessivamente ripetitiva ma nel complesso resta un film simpatico ancorché non travolgente.
Tutto sommato un'altra divertente variazione sul tema per il piccolo e perfido Leprechaun, qui nel ghetto tra rappers emergenti e gangsters. Il film parte bene con una gag di Ice-T vestito in stile anni '70 e prosegue tra alti e bassi senza mai annoiare; le parti rap sono svariate ma di breve durata, i protagonisti simpatici, lo slang nero regala qualche bella battuta anche grazie a dialoghi scritti con sagacia. Non manca un po' di splatter d'ordinanza, Davis fa il suo, i personaggi secondari funzionano. Alla fine risulta meglio del previsto.
Leprecano nel ghetto? A sentirla così sembra un'idea anche più bislacca della svolta sci-fi del quarto episodio. Tecnicamente il film non è girato meglio degli altri, ma si rivela il capitolo più simpatico e divertente. Lo gnomo di Davis si inserisce nel contesto blaxploitativo con bizzarra naturalezza (fuma, si crea un esercito di prostitute-zombi, addirittura si concede un rap nel finale). Le gag sono spesso riuscite, qualche buon pezzo rap si fa notare, il sangue si mantiene su livelli decorosi. Non un bel film, ma al cospetto degli altri...
MEMORABILE: Il transessuale d'aspetto assai mascolino; Il leprecano fa un buco nel corpo di un gangster e il suo boss ci guarda attraverso; Il rap di Davis.
Una sorta di pifferaio magico dei bassifondi (tant’è che il sospetto di una idea originale modificata poi per includere il Leprecano c’è eccome....) che si trastulla beato tra un rap e l’altro finché, sulla carta sempre di un horror si parla, dalla metà si pigia finalmente sull’accelleratore, procedendo però per forzature (i protagonisti “en travesti”) e chiudendo senza una vera gloria. Davis stavolta fuma joints e scimmiotta i pimp ma di sgoccioli si tratta, i tre fella che lo fronteggiano compensano l’inesperienza con la simpatia. Se il barile non è vuoto, il fondo è vicino.
Rob Spera HA DIRETTO ANCHE...
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