Dopo LA PRIMA NOTTE DEL DOTTOR DANIELI, INDUSTRIALE COL COMPLESSO DEL GIOCATTOLO Gianni Grimaldi (questa volta senza Corbucci) ci riprova con un'altra commedia siculo-erotica, variando i protagonisti e passando da Lando Buzzanca a Carlo Giuffrè. Nel cambio un po' ci perde, ma va detto che anche Giuffrè è attore di rango, più composto di Buzzanca e perfettamente a suo agio nel ruolo del maschio focoso costretto a trattenersi, dopo il decesso della brutta moglie, a causa di un giuramento fatto a lei sul letto di morte: “Non avrai altre donne dopo...Leggi tutto di me” lo supplica, e lui annuisce. Il risultato è che quando appena lui ci prova con un'altra capita qualche incidente (spesso con conseguenze dolorose) che lo costringe a interrompere l’avance. E si prosegue così per tutto il film, con Giuffrè che si fa dare da un medico pillole in grado di frenare la libido finendo per assumere atteggiamenti giudicati dall'esterno “equivoci”. Una commedia senza tante pretese, insomma, condotta con un certo garbo, un discreto senso dell'umorismo e un pizzico di fantasia (nell’escogitare ogni volta nuovi inconvenienti “naturali” che spezzino i momenti intimi). Come nel film precedente Katia Christine rappresenta l'amore con la A maiuscola, mentre le altre pensano solo a “testare” la mascolinità di Giuffrè stuzzicandolo in ogni modo. Piace soprattutto la volontà di non indulgere in volgarità, che si rispecchia nel carattere quasi schivo del protagonista; poi è comunque evidente la povertà di soggetto e sceneggiatura, incapaci di andare oltre a uno sviluppo elementare e banale della simpatica idea di base. Di Buzzanca non c'è traccia (a dispetto di quanto riportano certe fonti).
Cast iper-buzzanchiano ma... senza Lando Buzzanca. Un ottimo Carlo Giuffrè regge bene per 50', poi il film cala continuamente, fino all'aggiustatissimo finale, non senza averci inflitto il grande Saro Urzì, ridotto, ahinoi, a fingersi gay. Peccato. Bella come sempre la Christine, brutta la seconda metà di film, che finisce sotto la sufficienza.
Curiosa parabola sul "fioretto maledetto": fatto alla moglie (in punto di morte) dal Francesco Gaudenzi del titolo, ovvero un Giuffrè in grado di non far sentire la latitanza di Buzzanca. Ogni tentativo di consumare con una nuova donna si risolve drammaticamente per una serie di nefàste coincidenze. Il regista aveva già affrontato un simile tema, l'anno precedente, ne La prima notte del dottor Danieli, industriale col complesso del... giocattolo e rimane impresso come, con il successivo Il magnate (interpretato da Buzzanca nel 1973), sembri avere dato spunto al più celebre Proposta indecente.
Non parte affatto male, quella specie di "maledizione della sposa fantasma", ovvero "malocchio pre-agonico sessuale", secondo la definizione dello spassoso medico curante, poteva dar luogo a gag boccaccesche assai più fantasiose. Invece, ci si adagia nella ripetitività, in pratica l'unico punto di svolta lo si ha quando Gaudenzi, piuttosto che semplicemente impotente, viene creduto addirittura gay. Gli scambi di battute durante la presentazione alla buona società catanese sono gustosi, Giuffrè è molto bravo, ma la trama è stanca. Perdibile.
MEMORABILE: Belli gli arredi "seventies" dell'appartamento di Gaudenzi, tra i quali spicca la poltrona-sacco Zanotta che anni dopo torturerà il povero Fracchia!
Visto il successo, si replica. Passando da Buzzanca a Giuffrè, ma mantenendo la Prévost e la Christine, le due protagoniste femminili de La prima notte del Dottor Danieli, Grimaldi rimette in scena l'eterna solfa del supermacho italico affetto da incresciosi impedimenti sessuali, con il prevedibile seguito di situazioni pseudobocaccesche, equivoci, doppi sensi ecc. Antefatto, svolgimento ed epilogo più che trascurabili, solo parzialmente compensati da certi squarci pop delle scenografie e soprattutto dal variegato e appetitoso cast muliebre.
Grimaldi è a corto di idee e gira e rigira intorno alla solita storiella della virilità messa a repentaglio. La ragion d'essere comica è costituita dall'eccellenza di Carlo Giuffrè - interscambiabile con Lando Buzzanca nel ruolo del maschio latino -, che si corrobora nei vivaci scambi di battute con i colleghi Carlini e Urzì e nei turbamenti ormonali provocatigli dal procace cast femminile.
MEMORABILE: La maledizione in punto di morte; la festa in barca e il tuffo di Giuffrè.
Simpatica commedia condotta da un simpaticissimo Carlo Giuffrè (qui interpreta un personaggio po' alla Buzzanca) circondato da tante belle ragazze. Ci sono momenti divertenti come anche un paio di sequenze tirate un po' per le lunghe, ma per fortuna il buon Giuffrè tiene il tempo con la sua maestria da attore comico brillante. È la classica commedia firmata Gianni Grimaldi, si nota perfettamente la sua mano. Film simpatico con qualche sequenza leggermente sexy, vale una buona visione; si sorride ma niente di più. Molto bella Katia Christine.
Nonostante il tema trattato, si riesce a non scadere nel triviale e nel pecoreccio, probabilmente per merito di un protagonista come Giuffrè. Nonostante tutto però il film non convince, non riesce a interessare né a divertire. La pecca è chiaramente in una ripetitività che diventa alla lunga stancante, per un soggetto fondato su un'idea e che non riesce a trovare alternative. Qualche bellezza femminile ma nulla più.
Dopo il complesso del giocattolo quello della buonanima, al posto del volitivo Buzzanca il più dolente (si fa per dire) Giuffrè, ma la sostanza non cambia: Grimaldi allestisce una commedia con al centro una piccola tragedia, un coro a seguire i guai del protagonista e sullo sfondo una Sicilia da cartolina e per gradire tanto modernariato settantiano tra arredamento e abbigliamento; Giuffrè sfugge con classe a derive troppo pecorecce ma la trama è confusa e l'epilogo scontato e appiccicato allo stesso tempo; allegra la colonna sonora in contrappunto a una vicenda d'oltretomba (!)
MEMORABILE: "Lei è cattolico praticante?” "Democristiano professante".
Giovanni Grimaldi HA DIRETTO ANCHE...
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