Intensissimo dramma interpretato da grandi attori, con coinvolgenti dialoghi nel tipico stile del regista. Scontro tra l'idealismo intransigente di Raymond Massey e il realismo del tormentato figlio James Dean negli anni della Prima Guerra mondiale. Belle le figure femminili di Julie Harris, mediatrice dei conflitti tra padre e figlio e tra i due fratelli (torna la vicenda di Caino e Abele), e di Jo Van Fleet, la spregiudicata madre-maitresse.
Splendido film incentrato sul grandioso romanzo di Steinbeck (tagliato in maniera davvero sostanziale) che ha il suo punto di forza nell'impeccabile regia di Kazan (che gira con mano sicura e sobria) e in una sceneggiatura che non eccede in lunghezza (il film dura due ore scarse) e che evita, e fa bene, di infarcire la pellicola di inutili e puerili scene madri o scene piagnucolose ed eccessivamente melodrammatiche. Grande prova di un Dean al suo debutto. Certo il libro è un'altra cosa, ma il risultato è davvero ottimo e non delude le aspettative.
Grandissimo melodramma che contribuì in maniera definitiva a fare di Dean un attore con la A maiuscola; il romanzo di Steinbeck da cui è tratto subì notevoli tagli al momento di scrivere la sceneggiatura ma il film non ne ha risentito, anzi. Uno dei tanti capolavori di Elia Kazan.
Splendido dramma "edipico" che Elia Kazan trae dall'omonimo romanzo di Steinbeck (ambientato nella valle del fiume Salinas, in California, ma potrebbe benissimo essere il Profondo Sud o il New England: non cambierebbe nulla). L'interpretazione più convincente dello sfortunato James Dean, affiancato da altri interpreti che danno davvero il loro meglio. Capolavoro assoluto, il mio favorito fra i film interpretati da Dean, secondo me certamente superiore sia al "queery" Gioventù bruciata, sia al velleitario e "generazionale" Il gigante.
Tra i film più belli di Elia Kazan, La valle dell'eden è tratto da un romanzo di John Steinbeck; si tratta di un vigoroso dramma familiare che rimanda (con le ovvie differenze del caso) alla parabola di Caino e Abele. Fulcro del film il rapporto tra il personaggio di Cal e quello del padre, affidati a due grandi attori come James Dean e Raymond Massey. Superbe la fotografia e la regia di Kazan. Film che ha mantenuto intatto fino ad oggi il suo grande impatto emotivo.
A est dell’Eden (titolo italiano scorretto), ma a Ovest degli Usa, sta il dolore della vita che scorre e del sudore della fronte: lì troviamo la storia di un figlio che non ha l’affetto del padre e cerca la madre, primo notevole exploit di Dean. Storia di legami famigliari lacerati dalle incomprensioni, in controluce con la Genesi e la psicanalisi e sullo sfondo della Grande Guerra. Personaggi scolpiti nel bronzo per una narrazione di grande respiro, intensa e incandescente, che si avvale di una regia superba e di una fotografia impeccabile.
Steinbeck lo adorò e come non dargli ragione? Kazan sforna un'opera notevolissima sul chiaroscuro bene/male che risiede in ogni essere umano, sull'invidia tra fratelli e i complicati rapporti padre-figlio. Dean, anticipando la Gioventù bruciata, è perfetto come ragazzetto complicato e ogni sua improvvisazione cade davvero a pennello. Il resto del cast anche è degno di nota, ma sono la fotografia e la brillante regia di Elias a dominare tutto. Inquadrature splendide e scene memorabili. Emozionante oggi come allora, da vedere.
MEMORABILE: Cal porta il fratello a conoscere la madre; la scena sulla ruota panoramica.
Potente rivisitazione moderna e intergenerazionale del mito di Caino e Abele con chiare influenze psicanalitiche (specialmente edipiche) e una forte caratterizzazione melodrammatica. Al suo primo film a colori Kazan fa un ottimo uso della fotografia e del Cinemascope, creando un'atmosfera altamente empatica e sa come dosare il tramma per non scadere nel patetico. L'interpretazione tormentata di James Dean è probabilmente la migliore della sua fin troppo breve carriera.
Il mio preferito tra i film di James Dean. Un capolavoro assoluto. Se in Gioventù bruciata si assiste a una storia di corto respiro, qui il tutto si dilata magnificamente senza sbavature. Psicoanalisi, drammaticità, sentimento, rabbia.. un cerchio di emozioni senza fine. Interpretazione magistrale non solo di Dean ma di tutti i principali attori. Emozionante.
Dalla penna di John Steinbeck un sublime e splendidamente fotografato dramma familiare sull’incomunicabilità, la tentazione e l’inadeguatezza. Kazan, rifacendosi al simbolismo mitico di Caino e Abele, stratifica il racconto e scandaglia gli stati d’animo abbracciando anche la deriva storica (siamo alle soglie della grande Guerra) di un’America sperduta, tormentata, incapace di capirsi e abbracciarsi. Ne esce un affresco cupo e dolente sulla fugacità degli affetti, il dolore della perdita e il bisogno di una ricchezza sopratutto interiore.
MEMORABILE: Cal che getta le forme di ghiaccio; Il rifiuto dei soldi da parte di Massey.
Un giovane tormentato, cresciuto senza madre e senza l'affetto del padre. Una riscoperta di valori che portano il (bravissimo) Dean in un vortice di passioni e sentimenti contrastanti. Scritto magnificamente, diretto in modo altrettanto pregevole, ha contribuito giustamente a rendere leggenda il giovane protagonista, pregno di carattere e di impatto visivo. Veramente stupendo.
Babbo Adamo vuol bene solo ad Abele, ed allora Caino si rivolge alla mamma Eva, data per morta, che invece, fuggita dall'Eden bigotto del marito, è diventata maitresse d'un bordello... Dal romanzo di Steinbeck, Kazan dirige un melodramma eccessivo, fiammeggiante di colori e passioni, rivisitazione dell'archetipo biblico: Cal-Caino, disperato perché respinto fin da bambino da un padre-Dio rigido ed inaffettivo, si vendica del fratello facendogli assaggiare la mela della conoscenza. Indimenticabile Dean, ma anche il resto del cast è all'altezza.
Parzialmente tratto da un romanzo di Steinbeck, il primo film di James Dean è un grande melodramma hollywoodiano sulla vecchia provincia puritana, ma anche un dramma familiare sui generis. Se la morbosità del soggetto è stupefacente solo se rapportata ai tempi, il film sarebbe invecchiato peggio - va detto - se non fosse per l'innovativa recitazione di James Dean, che forse mette nel conflitto edipico del suo personaggio qualcosa di sé stesso.
Kazan sfronda il monumentale romanzo di Steinbeck e, grazie alle sue eccezionali doti di regista, coglie l’essenza maestosa e tragica del conflitto generazionale e familiare (con numerosi ed evidenti riferimenti biblici) descritto in quelle pagine. Ma il film è anche un mattone fondamentale del mito di James Dean, che qui offre una grande prova di maturità, chiamato a interpretare un personaggio complesso e tormentato.
MEMORABILE: Le forme di ghiaccio; La ruota panoramica; Cal offre al padre i suoi soldi.
Film spettacolare e struggente dall'inizio alla fine. Trama articolata e profonda, a colpire sono soprattutto le relazioni tra protagonisti caratterizzati in modo certosino. Probabilmente la miglior prova di James Dean, meno stereotipata di quanto visto in Gioventù bruciata e ne Il gigante, particolarmente pregna di virtuosismi espressivi. Capolavoro.
Ragazzo tormentato ritroverà la madre data per morta. I cambiamenti epocali nel lavoro, nei conflitti parentali e mondiali sono i temi principali. Ben delineata l'atmosfera sociale e l'ingresso nella Prima Guerra Mondiale, come pure i rapporti difficili tra padre e figlio. La fase sentimentale appare datata, dato che contestualmente si parla di bordelli accettati benevolmente. Regia che evita drammatizzazioni inutili affidandosi allo sguardo combattuto di Dean e alle sue buone intenzioni.
MEMORABILE: Le istruzioni per guidare; I due figli davanti alla madre; Il fratello che spacca il finestrino del treno con la testa.
Il più bel film interpretato dal talentuoso ma sfortunato Dean, in un ruolo che egli pare sentire come suo, quello del figlio incompreso. Appassionante dall'inizio alla fine, dimostra che nella vita nulla è mai come sembra: il capofamiglia infatti appare come un uomo duro, a volte persino crudele, ma la sua è solo una maschera di dolore: Cal è più forte e intelligente di quanto si pensi; il fratello meno dolce e comprensivo di quanto dimostri. Finale commovente, ottimo cast, regia maestra.
Primo film da protagonista per James Dean, candela che purtroppo ha bruciato da due lati. La sua interpretazione, considerata anche l'età, è memorabile, così come la messa in scena di Kazan. Regia, fotografia, costumi sono straordinari e, messi al servizio di un romanzo del premio Nobel Steinbeck, non potevano che tramutarsi in un capolavoro anche per il grande schermo. Grandiosa Jo Van Fleet (Oscar per lei) nel ruolo della madre algida e materialista ma qui gli occhi sono tutti per Dean, da quando corre allegro nel campo di ceci a quando scoppia a piangere abbracciando il padre.
Psicodramma in cui anche chi alla fine fa di tutto (il protagonista) per compiacere il padre (persino irritante nella sua onestà e rettitudine), sarà umiliato. Qui tutti, più o meno, hanno le loro colpe (limiti e mancanze); e chi come il fratello ha un carattere non certo forte... (testata nel vetro da ubriaco). Pellicola solida, che dice quello che deve dire riuscendo anche a mascherare abbastanza bene l'età. Nota di merito per la figura della madre, donna emancipata e troppo forte caratterialmente per essere limitata in una fattoria con un tale marito. Notevole.
MEMORABILE: Il faccia a faccia con la madre; La guerra che, come sempre, tira fuori il peggio; Il finale, con la prima richiesta del padre a letto.
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In realtà il titolo italiano è scorretto. Infatti "La valle dell'Eden" indicherebbe il Paradiso terrestre, mentre il titolo vero "East of Eden" indica ciò che sta a est del Paradiso terrestre, cioè il luogo dove Adamo ed Eva vengono cacciati nonché il luogo dove a sua volta viene cacciato Caino.
Insomma, a partire dal titolo il film dichiara non di voler descrivere, più o meno ironicamente, il paradiso terrestre (la valle dell'Eden, appunto), ma semmai ciò che accade agli uomini una volta cacciati dal paradiso terrestre e proiettati nella vita. E infatti nel film c'è il duro lavoro della terra, il rapporto tra fratelli ecc: tutto ciò che sta, appunto, fuori dal paradiso terrestre, e più precisamente a est.
CuriositàColumbo • 16/07/11 09:44 Pulizia ai piani - 1098 interventi
Primo e ultimo film di Kazan girato a Hollywood.
DiscussioneZender • 16/07/11 10:11 Capo scrivano - 47698 interventi
Pigro ebbe a dire: In realtà il titolo italiano è scorretto. Infatti "La valle dell'Eden" indicherebbe il Paradiso terrestre, mentre il titolo vero "East of Eden" indica ciò che sta a est del Paradiso terrestre, cioè il luogo dove Adamo ed Eva vengono cacciati nonché il luogo dove a sua volta viene cacciato Caino.
Insomma, a partire dal titolo il film dichiara non di voler descrivere, più o meno ironicamente, il paradiso terrestre (la valle dell'Eden, appunto), ma semmai ciò che accade agli uomini una volta cacciati dal paradiso terrestre e proiettati nella vita. E infatti nel film c'è il duro lavoro della terra, il rapporto tra fratelli ecc: tutto ciò che sta, appunto, fuori dal paradiso terrestre, e più precisamente a est. Interessante chiarimento, Pigro. Mi chiedo se la frase East of Eden in inglese esistesse come modo di dire anche prima del film, nel senso che l'ho sentita usare molto spesso... Promossa intanto la cosa a curiosità.
CuriositàDaniela • 19/05/14 09:50 Gran Burattinaio - 5925 interventi
Jo Van Fleet, attrice teatrale e televisiva al suo debutto sul grande schermo, vinse l'Oscar come miglior attrice non protagonista nel 1956 per la interpretazione in La valle dell'Eden nel ruolo della madre, inizialmente creduta morta.
Era nata nel 1914 e quindi, al momento delle riprese, aveva solo 17 anni più di James Dean, ma nel film appare decisamente anziana, e non solo per merito del trucco. L'attrice era infatti specializzata in ruolo di donne più mature rispetto alla sua età anagrafica, cosa che ne consentirà, pochi anni dopo, di interpretare credibilmente il ruolo di una vecchia matriarca in Fango sulle stelle, diretto sempre da Elia Kazan.